Bhe che dire. Quante cose mi sono passate e mi passano per la testa. Voglio raccontarvi tutto.
Anno 2013

[/b]Una sera conosco un ragazzo (che chiamerò R.) in una della solite chat. Un ragazzo tranquillo, educato, simpatico, alla mano. Unica pecca: è fidanzato. Sta vivendo un periodaccio nella sua vita di coppia. D’altronde chi non ha mai vissuto una situazione simile?!
Ci vediamo, parliamo e ci ritroviamo a letto. E' una cosa spontanea e sopratutto voluta da entrambi.
La serata finisce, ognuno a casa sua. Nei giorni seguenti, quattro chiacchiere ogni tanto su whatsapp.
Un giorno ricevo una sua chiamata. È terrorizzato, spaventato, mortificato. Si confida dicendomi che ha scoperto di essere S+. Mi tranquillizza ma inutilmente. In quel momento mi passano per la testa la famiglia, gli amici... la vita futura. Mi siedo, respiro e cerco di calmarmi. Non ho parole. Faccio fatica a prender sonno, provo a leggere qualcosa su internet ma con scarsi risultati. Ho paura di leggere.
Il giorno dopo faccio subito il test, è negativo. un sollievo! Rifaccio il test dopo 30 giorni. Ancora negativo.
Intanto R. continua a farsi sentire, ci confidiamo su tutto, mi racconta, mi spiega quello che sta passando, mi si apre un mondo sull’HIV, fatto di studi sperimentali, di risultati innovativi e di terapie all'avanguardia. Diventiamo grandi amici.
Anno 2016

È la fine di Luglio, non dimenticherò mai questa data. Sono a lavoro. Sono impegnato a concludere una tracheotomia su una paziente complessa. Mi chiamano sul cellulare, mi precipito a rispondere. Spero tanto sia il corriere, sono in attesa di un po’ di “robaccia” acquistata su Amazon

“....la chiamo dal Reparto di Malattie Infettive....”, mi invita a fare un salto in reparto. Non sono spaventato, ma stranito. Ultimo test fatto ad aprile (non ci crederete ma non ricordo assolutamente di aver ritirato il maledetto responso).
Avviso subito il mio compagno, mi tranquillizza. Giorno seguente vado in reparto. Un’attesa infinita prima di entrare, i minuti passano ma sembrano ore. Una sensazione mai provata, l’ansia inizia a farsi sentire. Ho sempre gironzolato per quei corridoi, ma con una brioche in mano, the o caffè. Non mi ero mai seduto su quelle seggiole scomode e rigide. Sto vivendo un'inversione di ruoli, è stata una sensazione stranissima.
Entro e mi accoglie un medico freddo, distaccato, indaffarato, disordinato. Gli dico mio nome e cognome e lui nel frattempo riesce a gestire 4-5 telefonate. Non sono a mio agio. Abbandona la stanza, mi dice che tornerà subito. Allungo l’occhio, vedo il mio referto. Si, è quel famoso referto di Aprile, che non avevo mai ritirato purtroppo....è “POSITIVO”. Non è possibile, non ci credo che sta accadendo a me. Tremo, sento bruciare lo stomaco, inizio a sudare. Voglio chiamare il mio compagno ma non prendono i telefoni in quei maledetti bunker.
Rientra in stanza e mi da la notizia ma non faccio una piega, sono già lì ghiacciato da una decina di minuti a pensare.
Facciamo due chiacchiere, ma è di poche parole, come se, dopo di me, avesse fretta di comunicare ad altri 4-5 giovani lo stesso verdetto finale. Non me l'aspettavo che fosse così cruda la comunicazione di un responso così importante, che ti cambia la vita.
Mi prescrive i primi esami di controllo per poi iniziare la terapia.
Esco e avviso il mio compagno. Un’oretta circa per convincerlo, pensa sia uno dei miei soliti scherzi. Cerchiamo di capire, ma non c’è molto da capire. Il giorno dopo va a fare subito il test, avevo una rabbia dentro, un’ansia che non lo avessi infettato. Per fortuna tutto negativo.
Inizio questo percorso... sono spaventato, deluso, e (se non si fosse capito) anche se sguazzo nel campo della medicina, è sempre stato un mondo a me poco noto.
Passo un periodo terribile, da cancellare. Non so con chi sfogarmi, a chi chiedere anche le minime perplessità. E decido subito di confidarmi con R. che ringrazio ancora oggi per avermi aiutato in un momento della mia vita in cui stavo per gettare la spugna (chissà magari sta leggendo...

Poi nei mesi a seguire ho ovviamente cambiato infettivologo e mi hanno consigliato una dottoressa, per me ormai una “madre”, che risolve qualsiasi problema, precisa, meticolosa, attenta, pignola, ma soprattutto umana, che è la caratteristica fondamentale che cerchiamo quando ci affidiamo a qualcuno.
Oggi, son passati quasi due anni. Leggendo molte vostre storie, non mi sento "solo". Convivo con lo stesso compagno che ha aiutato a riprendermi dalla batosta di quel famoso luglio. Ho un bellissimo rapporto di amicizia con R., di confidenza e reciproca fiducia. Quello che successe con lui nel 2013 secondo me è stato un segno (il destino?!).
E poi sono convinto che questo mostriciattolo che si è nascosto in posti “irraggiungibili” del nostro corpo, avrà vita breve. Credo fortemente e sostengo la Ricerca, confido nei ricercatori, sono convinto che presto riusciremo a liberarci di sta bestia che ci ha invaso senza permesso e in modo infimo.
Scusate il poema ma ogni tanto mi piace lasciare spazio ai ricordi, belli o brutti che siano, e condividerli con chi sta remando sulla mia stessa barca, nonostante ci sia una brutta “tempesta”. Ragà presto passerà sta “tempesta”. Ne sono convinto!
Un saluto
Utente