
ALCUNI ATTIVISTI AMERICANI SI COALIZZANO PER ACCELERARE LO SVILUPPO DI TERAPIE PER GLI IMMUNOLOGIC NON RESPONDERS
In occasione del World AIDS Day 2016, si è costituita una coalizione di attivisti americani, che fa capo a Richard Jefferys del Treatment Action Group (TAG) e a Nelson Vergel del Program for Wellness Restoration, con l'obiettivo di attirare l'attenzione di scienziati, compagnie farmaceutiche e biotech, istituzioni sanitarie, sulle persone con HIV chiamate "immunologic non responders" (INR) - persone in cui la ricostituzione del sistema immunitario è sub-ottimale, nonostante molti anni di soppressione virologica grazie alle terapie antiretrovirali.
La ricerca ha dimostrato che i pazienti INR hanno un rischio aumentato di malattia e di morte rispetto alle persone con HIV che sperimentano una migliore ricostituzione della funzione immune una volta iniziata la ART. È noto che fattori di rischio per lo stato di INR includono l'età più avanzata e un più basso livello dei CD4 al momento di inizio della terapia.
Ad oggi, i tentativi di sviluppare interventi che migliorino la funzione immune per questa popolazione di persone con HIV si sono rivelati molto impegnativi, nonostante si siano visti segni promettenti nello studio di qualche candidato farmaco fatti da piccole compagnie.
L'idea della coalizione di attivisti è che sia urgente e necessario accelerare lo sviluppo di terapie che riducano i rischi per la salute corsi dagli INR. Ad esempio, se le terapie che paiono promettenti potessero ricevere la designazione di farmaco orfano, questo faciliterebbe e renderebbe più rapido il processo di approvazione.
Perché le sperimentazioni arrivino fino all'approvazione dei farmaci servono ovviamente fondi, ma è necessario che questi farmaci si dimostrino efficaci. Mentre è ormai dimostrato che gli INR corrono maggiori rischi di morbilità e mortalità rispetto alle persone con buona ricostituzione immunitaria, dimostrare una riduzione dell'incidenza di morbilità e mortalità è presumibile che richieda sperimentazioni cliniche lunghe e costose, che coinvolgano migliaia di partecipanti.
Pertanto, gli attivisti chiedono alla FDA americana, all'industria e ai ricercatori di individuare possibili marker surrogati di efficacia, quali ad esempio un miglioramento relativo dei problemi clinici che più di frequente affliggono gli INR, dalle infezioni delle vie respiratorie ai problemi gastro-intestinali, ad altri problemi di salute.
La coalizione chiede inoltre agli scienziati e alle compagnie farmaceutiche e biotech di studiare delle terapie che possano migliorare la situazione degli INR. Ad esempio, durante la sperimentazione clinica di terapie genetiche (*) o di strategie contro l'infiammazione nel più generale contesto della ricerca di una cura dell'infezione da HIV, si è visto che alcune di queste hanno potenzialmente la capacità di promuovere la ricostituzione immune e di ridurre i marker associati al rischio di morbilità e mortalità nelle persone INR. Inoltre, la ricerca sulle terapie dovrebbe essere affiancata da uno studio approfondito dell'eziologia e dei meccanismi che portano a risposte immuni sub-ottimali.
(*) Speriamo che dalle parti di Sangamo ci sia qualcuno in ascolto!
La coalizione ha già avuto lo scorso giugno una conference call con l'FDA e questi sono gli appunti:
Il prossimo obiettivo è quello di stabilire un dialogo più ampio, con diverse compagnie farmaceutiche, per arrivare allo sviluppo di terapie per gli immunologic non responders.
Il comunicato stampa: HIV ACTIVISTS SEEK TO ACCELERATE DEVELOPMENT OF IMMUNE ENHANCING THERAPIES FOR IMMUNOLOGIC NON-RESPONDERS