[CROI 2012]J.Mellors_Reservoirs & cure research (TRAPIANTI)

Le principali novità dai congressi riguardanti la malattia da HIV (CROI, IAS/IAC, ICAAC...) e i nostri commenti.
Dora
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[CROI 2012]J.Mellors_Reservoirs & cure research (TRAPIANTI)

Messaggio da Dora » martedì 6 marzo 2012, 11:05

Per tanti altri dettagli su questo argomento, fare riferimento al thread Inizio 2012_il punto su reservoir, latenza ed eradicazione.

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Come sempre negli ultimi anni, John Mellors ha tenuto al seminario per giovani ricercatori una lezione introduttiva – molto bella e molto chiara – dedicata a fare il punto sullo stato della comprensione dei reservoir e della ricerca di una cura: HIV reservoirs & cure research.
Il suo inglese è comprensibile, quindi vi rimando al video della conferenza. Segnalo invece alcune slides, sulle quali ho segnato – a mo’ di appunti – quel che più mi colpiva nelle parole di Mellors.


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Mellors ammette di avere una specie di conflitto di interesse, perché lavora per il Microbicide Trials Network, ciò nonostante – visto lo stato dell’arte – continua a ritenere che sia fondamentale insistere sulla prevenzione, perché sulla cura c’è ancora molto lavoro da fare.
Un grande successo, tuttavia, c'è stato. E di quello Mellors si occupa per una parte consistente della sua lezione.


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Quella segnalata da Mellors nella slide seguente è, a mio giudizio, una notizia molto importante: si sta cercando il “secondo paziente tedesco” e lo si fa in modo sistematico, non più come caso fortuito dovuto alla genialità di Hütter, ma attraverso un trial clinico strutturato. I particolari della sperimentazione li riferisco dopo la diapositiva.

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Il trial di fase II Allogeneic Transplant in HIV Patients (BMT CTN 0903) – N. NCT01410344 è stato approvato l’autunno scorso e sta reclutando partecipanti.

Si tratta di una sperimentazione clinica sponsorizzata dal National Heart, Lung, and Blood Institute (NHLBI), in collaborazione con il National Cancer Institute e il Blood and Marrow Transplant Clinical Trials Network.

Lo studio è diretto da Joseph Alvarnas, City of Hope National Medical Center, e da Richard Ambinder, Johns Hopkins Medical Institutions.

L’obiettivo è di dimostrare la realizzabilità e la sicurezza di un un trapianto di staminali ematopoietiche in pazienti con HIV e con concomitanti tumori ematologici sensibili alla chemioterapia. In particolare, il trial si concentrerà sulla assenza di mortalità per recidiva del cancro a 100 giorni dal trapianto, quale indicatore della sicurezza del trapianto in questo tipo di popolazione. Parallelamente, si faranno dei test per analizzare l’incidenza di complicanze infettive, l’evoluzione dell’infezione da HIV e la ricostituzione immunitaria. Ove possibile (e qualora questo si possa fare senza rischiare di compromettere o la qualità del donatore o l'obbligo di rispettare i tempi necessari per il trapianto), si cercherà di trovare dei donatori che siano omozigoti per la mutazione Delta32 del CCR5.

Le condizioni: leucemia, linfoma, HIV.

I tipi di interventi terapeutici:
  • • Farmaci: Fludarabina e Busulfano (Flu/Bu)
    • Farmaci: Fludarabina e Melphalan (Flu/Mel)
    • Farmaci: Busulfano e Fludarabina (Bu/Flu)
    • Farmaci: Cyclophosphamide e Total Body Irradiation (Cy/TBI)
    • Farmaco: Fludarabina
    • Farmaci: Busulfano, Fludarabina, Cyclophosphamide


E per tutti gli altri, i fortunati che non hanno bisogno di un trapianto di staminali, quali sono le possibilità?

Si studia l’impatto della HAART sulla viremia plasmatica e si analizza lo stato dei reservoir.


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Si cerca di capire quale sia la reale dimensione dei reservoir nelle persone in terapia antiretrovirale.

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Si analizzano gli ostacoli biologici all’eradicazione.

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Altri ostacoli ancora (sempre biologici: con’t – continuazione).

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Gli ostacoli tecnici.

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Gli ostacoli terapeutici.

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Gli aspetti sui quali c’è (o pare esserci) accordo.

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Le lacune nella conoscenza.

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Gli aspetti più controversi.

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Le molte e diverse possibili strategie terapeutiche.

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Questa sembra un po’ la presa in giro finale (ma confidiamo sia solo una battuta d’incoraggiamento per i giovani ricercatori. Del tipo: “Good job and good luck!”).

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Leon
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Re: [CROI 2012]J.Mellors_Reservoirs & cure research (TRAPIAN

Messaggio da Leon » mercoledì 7 marzo 2012, 23:14

Dora ha scritto: [...]

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...Vedi che però Mellors la graft (e proprio "vs. host"!) la mette tra i fattori della guarigione del "paziente tedesco", e pure col punto esclamativo?!
Quella segnalata da Mellors nella slide seguente è, a mio giudizio, una notizia molto importante: si sta cercando il “secondo paziente tedesco” e lo si fa in modo sistematico, non più come caso fortuito dovuto alla genialità di Hütter, ma attraverso un trial clinico strutturato. I particolari della sperimentazione li riferisco dopo la diapositiva.

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Il trial di fase II Allogeneic Transplant in HIV Patients (BMT CTN 0903) – N. NCT01410344 è stato approvato l’autunno scorso e sta reclutando partecipanti.

Si tratta di una sperimentazione clinica sponsorizzata dal National Heart, Lung, and Blood Institute (NHLBI), in collaborazione con il National Cancer Institute e il Blood and Marrow Transplant Clinical Trials Network.

Lo studio è diretto da Joseph Alvarnas, City of Hope National Medical Center, e da Richard Ambinder, Johns Hopkins Medical Institutions.

L’obiettivo è di dimostrare la realizzabilità e la sicurezza di un un trapianto di staminali ematopoietiche in pazienti con HIV e con concomitanti tumori ematologici sensibili alla chemioterapia. In particolare, il trial si concentrerà sulla assenza di mortalità per recidiva del cancro a 100 giorni dal trapianto, quale indicatore della sicurezza del trapianto in questo tipo di popolazione. Parallelamente, si faranno dei test per analizzare l’incidenza di complicanze infettive, l’evoluzione dell’infezione da HIV e la ricostituzione immunitaria. Ove possibile (e qualora questo si possa fare senza rischiare di compromettere o la qualità del donatore o l'obbligo di rispettare i tempi necessari per il trapianto), si cercherà di trovare dei donatori che siano omozigoti per la mutazione Delta32 del CCR5.

Le condizioni: leucemia, linfoma, HIV.

I tipi di interventi terapeutici:
  • • Farmaci: Fludarabina e Busulfano (Flu/Bu)
    • Farmaci: Fludarabina e Melphalan (Flu/Mel)
    • Farmaci: Busulfano e Fludarabina (Bu/Flu)
    • Farmaci: Cyclophosphamide e Total Body Irradiation (Cy/TBI)
    • Farmaco: Fludarabina
    • Farmaci: Busulfano, Fludarabina, Cyclophosphamide
Sì, è decisamente una bella sorpresa che, alla buon'ora, almeno contemplino la possibilità (non capisco bene se quell'"1-2 with CCR5 Delta32/Delta32" è una speranza o un impegno) di tentare un secondo "paziente tedesco" e che prevedano diversi condizionamenti, immagino nell'intento di capire meglio, con riferimento all'infezione da HIV, che cosa fa che cosa.
E per tutti gli altri, i fortunati che non hanno bisogno di un trapianto di staminali, quali sono le possibilità?
Fottersi ("fortunatamente", beninteso :? )? :roll: :?:
Si cerca di capire quale sia la reale dimensione dei reservoir nelle persone in terapia antiretrovirale.
Mah, a me avevano abbastanza colpito i titoli dei primi due oral abstract che verranno presentati giovedì nella sessione 42 ("HIV Persistence, Latency, and Eradication" - vedi pag 31 del pocket program): "Treatment of Early HIV Infection Reduces Viral Reservoir to Levels Found in Elite Controllers" e "Immediate Antiviral Therapy Restricts Resting CD4+ Infection but Does Not Accelerate the Decay of Latent Infection". Anche se non pretendo certo di ricavare i contenuti delle relazioni da dei semplici titoli, mi pare che il primo dica: "Interveniamo subito con la HAART, perché così i reservoir restano piccoli" e il secondo ribatta: "Sì, ma fa lo stesso perché tanto, piccoli o grandi che siano, ci mettono lo stesso tempo - praticamente non-umano - a svuotarsi". Insomma, se si rimane in ambito HAART e decadimento *naturale* dei reservoir, mi pare stiano dicendo che la dimensione dei medesimi è ininfluente.
Si analizzano gli ostacoli biologici all’eradicazione.

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ASSAI brutto l'ultimo punto. Come le aveva chiamate Tebas (se non sbaglio)? "Strange things"???
Altri ostacoli ancora (sempre biologici: con’t – continuazione).

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Volevo già scriverlo in risposta al tuo lavoro (veramente fatto benissimo, brava!) sulle nucleasi: la netta impressione è che alla storia delle staminali non infette ci credano in pochi (e infatti questi delle varie nucleasi indicano appunto anche le staminali tra gli obiettivi dei loro interventi).
Gli ostacoli terapeutici.

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:o Non conosco questa "fialuridina". Ma su chi l'hanno provata? Su degli HIV+?
Gli aspetti più controversi.

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Naturalmente, non sono in grado di rispondere alla tua "perplessità". Però non si tratta di una questione tipo "uovo e gallina", nel senso che se, per esempio, si stabilisse che l'attivazione deriva dallo stramaledetto lipopolisaccaride (tossico e attivantissimo!) che entra in circolo per via dell'intestino reso irreversibilmente permeabile già dall'infezione primaria da HIV, sarebbe appunto questa permeabililtà, e non l'HIV, il fattore causale su cui (cercare di) intervenire.
Le molte e diverse possibili strategie terapeutiche.

[...]

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Io invece mi chiedevo che cosa sarebbe saltato fuori dal Disulfiram giovedì (vedi pagina 34 del pocket program) e Mellors ha "rovinato la sorpresa": fa un cacchio.
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Che cosa vuol dire questa cosa degli effetti sulle cellule NON modificate? :?: :?: :?:  Non capisco assolutamente.
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Concordo con la "nota". Comunque, bravo Mellors e grazie mille a te, che ci hai fatto trovare ancora una volta la "pappa fatta"! Immagine



Dora
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Re: [CROI 2012]J.Mellors_Reservoirs & cure research (TRAPIAN

Messaggio da Dora » giovedì 8 marzo 2012, 3:27

Leon ha scritto:
Dora ha scritto: [...]

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...Vedi che però Mellors la graft (e proprio "vs. host"!) la mette tra i fattori della guarigione del "paziente tedesco", e pure col punto esclamativo?!
Al resto (se e ove ne sarò in grado), proverò a risponderti a mente più fresca.
Intanto, riporto i risultati del lavoro di Mellors relativi agli effetti della SOLA chemioterapia (senza trapianto) sulle dimensione dei reservoir e della viremia residua in persone con problemi oncoematologici e HIV soppresso grazie alla HAART.
Risultati patetici. Ecco - io credo - perché Mellors conta tanto sulla Graft ...
Si tratta del poster presentato da Anthony Cillo nella sezione "Session 70-Poster Abstracts - Viral Persistence on Therapy".


Impact of Chemotherapy for HIV-related Lymphoma on Residual Viremia and Cellular HIV-1 DNA in Patients on Suppressive Antiretroviral Therapy

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Dora
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Re: [CROI 2012]J.Mellors_Reservoirs & cure research (TRAPIAN

Messaggio da Dora » giovedì 8 marzo 2012, 9:34

Leon ha scritto:Sì, è decisamente una bella sorpresa che, alla buon'ora, almeno contemplino la possibilità (non capisco bene se quell'"1-2 with CCR5 Delta32/Delta32" è una speranza o un impegno) di tentare un secondo "paziente tedesco" e che prevedano diversi condizionamenti, immagino nell'intento di capire meglio, con riferimento all'infezione da HIV, che cosa fa che cosa.
1. Temo sia più una speranza, condizionata dalla necessità di trovare il donatore adatto e anche dalla fretta o meno di fare il trapianto. Insomma, non è che Hütter ci stesse prendendo in giro l’anno scorso, quando diceva che trovare un donatore Delta32 è un’impresa veramente difficile.

2. Sì, anch’io la storia dei diversi tipi di condizionamento l’ho capita così: riuscire a discriminare quello che potrebbe avere avuto l’effetto maggiore in termini di distruzione delle cellule infettate dal virus. Soprattutto tenendo conto che, dai dati presentati nel poster di Cillo-Mellors e riportati nel mio messaggio di 'stanotte, la chemio “normale” dimostra di non fare neanche il solletico al virus.
Come le aveva chiamate Tebas (se non sbaglio)? "Strange things"???
Già, proprio lui. Ed era stato abbastanza ambiguo da farci pensare ai retrovirus fossili o a chissà quale altro mostro. Ma se si trascrivono altri geni, si possono aprire le porte anche al cancro, credo.
Volevo già scriverlo in risposta al tuo lavoro (veramente fatto benissimo, brava! [NdD Grazie Leon, sei sempre carino! Immagine]) sulle nucleasi: la netta impressione è che alla storia delle staminali non infette ci credano in pochi (e infatti questi delle varie nucleasi indicano appunto anche le staminali tra gli obiettivi dei loro interventi).
Io questo non lo so, sia perché il tentativo di entrare a far fuori il virus nelle staminali da parte delle nucleasi è di ben antecedente alle ultime scoperte di Siliciano e di Sarah Palmer, sia perché anche Siliciano io non l’ho visto poi così convinto che la Collins possa essere buttata via e si possa uscire a festeggiare.

Ho comunque riportato nel thread sulla Collins e le staminali l’abstract della Palmer, appena reso disponibile nel sito del CROI.
:o Non conosco questa "fialuridina". Ma su chi l'hanno provata? Su degli HIV+?
In wikipedia la storia è molto stringata: un analogo nucleosidico sperimentato contro l'HBV e che ha manifestato una inaspettata tossicità, che ha portato alla morte di 5 pazienti su 15 per insufficienza epatica fulminante a metà anni '90 (già una roba che si chiama "[L]Uridina" non è che possa proprio far sperare bene ....).
Vedi anche l'articolo sul New England: Hepatic Failure and Lactic Acidosis Due to Fialuridine (FIAU), an Investigational Nucleoside Analogue for Chronic Hepatitis B.
Che cosa vuol dire questa cosa degli effetti sulle cellule NON modificate? :?: :?: :?:  Non capisco assolutamente.
Ho riascoltato Mellors e dice esattamente quanto scritto sulla slide: dice che il lavoro citato di Younan (n. 429) “shows an unexpected benefit on UNmodified stem cells in SIV/macaque model, suggesting that there is more than an effect that you will predict from the number of cells that have been marked with a genetic therapy”.

E questo è l’abstract di Younan:

Paper #429 - Protection of CD4+ T Cells Derived from Gene-modified Stem Cells Enhances the Immune Response and Promotes Recovery of Non-modified CD4+ T Cells in the SHIV-macaque Model

Patrick Younan*1, P Polacino2, O Ho2, B Beard3, G Trobridge4, D Von Laer5, S-L Hu1,2, and H-P Kiem2,3
1Washington Natl Primate Res Ctr, Seattle, US; 2Univ of Washington, Seattle, US; 3Fred Hutchinson Cancer Res Ctr, Seattle, WA, US; 4Washington State Univ, Pullman, US; and 5Innsbruck Med Univ, Austria

Background: The notion that HIV+ patients cannot be cured has recently changed when an HIV+ patient with acute myeloid leukemia was effectively cured of HIV upon the allogeneic transplant of CD34+ cells from a homozygous CCR5∆32 donor. Therefore, we have developed a strategy based on modifying autologous stem cells in order to protect all hematopoietic lineages from HIV infection.

Methods: CD34+ cells were isolated from 4 pig-tailed macaques, and transduced ex vivo with either a control lentiviral construct expressing a drug selectable marker and green fluorescent protein (GFP), or with a lentivirus that expresses a membrane-bound HIV fusion inhibitor (mC46) in addition to GFP and a selection marker. Using this method, we generated animals with different levels of gene-modified T cells prior to SHIV challenge.

Results: We observed a direct correlation between the extent of CD4+ T cell depletion and the percentage engraftment of gene-modified CD4+ T cells during the acute phase of disease. CD4+ T cell levels made a significant and rapid recovery in the mC46 macaques whereas CD4+ T cells remained relatively unchanged in the control macaques. Plasma viremia significantly decreased following the acute phase of disease with >300-fold difference in viral titer. Although plasma viremia has persisted at approximately 104 RNA/copies mL, CD4+ T cell levels have returned to the normal range and have been steadily maintained for >60 weeks. The initial control macaque was euthanized 32 weeks post-infection due to AIDS-related complications.

Conclusions: Unexpectedly, whereas gene-modified cells exhibited a selective advantage, reaching >90% during the acute phase of disease in both experimental macaques, non-modified cells have made a remarkable recovery and account for ~70% of the total CD4+ T cell population in the initial mC46 macaque with levels continuously rising in the second experimental macaque. Based on increased interferon gamma and SHIV-specific antibody production, we hypothesize that gene-modified CD4+ T cells may enhance the immune responses against the SHIV-challenge virus, thereby enabling the recovery of non-modified cells. These findings are particularly important when designing hematopoietic stem cell gene therapy strategies for HIV/AIDS and suggest that lower levels of gene marking may be sufficient for effective protection and control. Due to the long-term control of plasma viremia and near complete recovery of CD4+ T cells, we propose that gene-modified stem cell therapy may provide a viable option to conventional ART.



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Re: [CROI 2012]J.Mellors_Reservoirs & cure research (TRAPIAN

Messaggio da Dora » sabato 31 agosto 2013, 9:06

Leon ha scritto:
Dora ha scritto:Immagine

Il trial di fase II Allogeneic Transplant in HIV Patients (BMT CTN 0903) – N. NCT01410344 è stato approvato l’autunno scorso e sta reclutando partecipanti.

Si tratta di una sperimentazione clinica sponsorizzata dal National Heart, Lung, and Blood Institute (NHLBI), in collaborazione con il National Cancer Institute e il Blood and Marrow Transplant Clinical Trials Network.

Lo studio è diretto da Joseph Alvarnas, City of Hope National Medical Center, e da Richard Ambinder, Johns Hopkins Medical Institutions.

L’obiettivo è di dimostrare la realizzabilità e la sicurezza di un trapianto di staminali ematopoietiche in pazienti con HIV e con concomitanti tumori ematologici sensibili alla chemioterapia. In particolare, il trial si concentrerà sulla assenza di mortalità per recidiva del cancro a 100 giorni dal trapianto, quale indicatore della sicurezza del trapianto in questo tipo di popolazione. Parallelamente, si faranno dei test per analizzare l’incidenza di complicanze infettive, l’evoluzione dell’infezione da HIV e la ricostituzione immunitaria. Ove possibile (e qualora questo si possa fare senza rischiare di compromettere o la qualità del donatore o l'obbligo di rispettare i tempi necessari per il trapianto), si cercherà di trovare dei donatori che siano omozigoti per la mutazione Delta32 del CCR5.

Le condizioni: leucemia, linfoma, HIV. (…)
Sì, è decisamente una bella sorpresa che, alla buon'ora, almeno contemplino la possibilità (non capisco bene se quell'"1-2 with CCR5 Delta32/Delta32" è una speranza o un impegno) di tentare un secondo "paziente tedesco" e che prevedano diversi condizionamenti, immagino nell'intento di capire meglio, con riferimento all'infezione da HIV, che cosa fa che cosa.
Il trial sul trapianto ALLOGENICO tipo quello subito da Timothy Brown sta ancora reclutando partecipanti (ultimo aggiornamento aprile 2013), ma un brief report di John Mellors, Anthony Cillo e tanti altri pubblicato su JAIDS di agosto ci dà conto dei risultati di un’altra importante sperimentazione, questa consistente in trapianti AUTOLOGHI in persone con linfoma e HIV.

Il suo titolo già la dice lunga su quanto deludenti siano stati i risultati: Plasma Viremia and Cellular HIV-1 DNA Persist Despite Autologous Hematopoietic Stem Cell Transplantation for HIV-Related Lymphoma.

Non si è avuta alcuna nuova eradicazione, è vero, ma un risultato a mio parere molto utile lo si è comunque portato a casa, perché da questo trial è emerso – per contrasto – il fondamentale ruolo della Graft vs Host nel fare piazza pulita delle cellule rimaste infette dopo il condizionamento pre-trapianto. Qui, un trapianto autologo, la Graft non poteva esserci e non c’è stata; e infatti non si è vista nessuna eradicazione del virus.

Andiamo per ordine.

Il razionale: molti studi hanno dimostrato la fattibilità di un trapianto autologo di staminali per curare sia i Linfomi di Hodgkin (HL), sia i Linfomi non-Hodgkin (NHL) in persone con HIV, ma l’impatto delle chemioterapie e del trapianto sui reservoir non era ancora stato valutato. Dal momento che una forte chemioterapia mieloablativa causa la deplezione dei CD4, ci si può aspettare che distrugga anche le cellule infette.
Fino ad oggi, soltanto due studi avevano valutato il DNA virale nelle cellule mononucleate del sangue periferico (PBMC) dopo un trapianto autologo; ma nessuno dei due aveva esaminato la viremia di basso livello o i circoli 2-LTR con dei test ultrasensibili.

Questo è quel che hanno fatto Mellors e colleghi (fra l’altro Rossi e Zaia, gli espertissimi trapiantologhi di City of Hope): hanno misurato l’HIV DNA totale e il 2-LTR DNA dopo chemioterapia mieloablativa e trapianto autologo di staminali in 10 pazienti in diversi regimi di ART (mantenuta prima e dopo il trapianto), con viremia plasmatica inferiore a 50 copie/mL prima e dopo il trapianto.

Queste le caratteristiche dei pazienti:

  • - età mediana 51 anni (range 24-60);
    - 7 bianchi, 3 ispanici;
    - 3 con Linfoma di Burkitt, 3 con HL e 4 con NHL;
    - tutti sottoposti a un qualche tipo di regime di condizionamento mieloablativo, seguito da trapianto autologo di staminali.


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Come mostra la tabella qui sotto, 6 pazienti su 10 avevano HIV RNA rilevabile mediante PCR ultra-sensibile, mentre 4 no. Il valore mediano dell’HIV RNA nel plasma era 2 copie/mL (range <0,2-26); in un paziente (il n. 7) proprio di RNA virale non se ne è riusciti a trovare.

L’HIV DNA totale è stato rilevato in 9 pazienti su 10, per uno (il n. 9) hanno dovuto usare un test ancora più sensibile, ma alla fine gliel’hanno trovato pure a lui. Di circoli 2-LTR nessuna traccia in nessuno dei pazienti (ma questo vale anche per persone da molto tempo in ART soppressiva e secondo Mellors è una prova contro l’idea che ci sia replicazione attiva nei pazienti studiati).

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Mentre in un altro studio si era visto che i livelli di DNA provirale nel sangue erano diminuiti in modo significativo a due anni dall’infusione di staminali, qui non si è trovata alcuna correlazione con il tempo passato dopo il trapianto.

Perché questi risultati deludenti?

  • - Una possibile spiegazione è il mantenersi di CD4 quiescenti infetti, che abbiano resistito alla chemioterapia usata per distruggere il midollo prima del trapianto: la chemio funziona meglio contro cellule metabolicamente attive e quelle quiescenti potrebbero averla scampata.

    - Un’altra causa del persistere dell’infezione potrebbe stare nel fatto che sono state reinfuse delle cellule infette (che siano staminali o CD4).

    - C’è poi la questione dei livelli di IL-7, che si è visto che aumentano quando la chemio causa linfopenia. Ma sappiamo che l’IL-7 induce una proliferazione omeostatica dei linfociti T, che contribuisce alla persistenza del reservoir dell’HIV nei pazienti in ART.

    - Ma la cosa che di più ha caratterizzato questi trapianti rispetto a quello allogenico del “paziente tedesco” (a parte le staminali normali e non difettive) e anche rispetto al trapianto dei due “pazienti bostoniani” (che hanno ricevuto staminali normali, ma hanno continuato sempre la ART) è stata l’assenza di GvHD.


Conclusione di Mellors:

  • In sintesi, i nostri risultati dimostrano che la mieloablazione e il trapianto autologo non distruggono i reservoir dell’HIV-1, né curano l’infezione da HIV-1.
    Approcci genetici che colpiscono il CCR5 in cellule autologhe sono stati tentati, ma che ci possa essere un metodo sicuro, efficiente e pratico per distruggere il CCR5 nella maggior parte delle cellule che sono infettabili dall’HIV-1 ancora non si sa.


La professoressa Cannon è avvertita.



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Re: [CROI 2012]J.Mellors_Reservoirs & cure research (TRAPIAN

Messaggio da uffa2 » sabato 31 agosto 2013, 9:17

Iniziamo il week end con le buone notizie eh? anche se, in fondo, c'è una logica convincente...


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