Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino al CMV

Ricerca scientifica finalizzata all'eradicazione o al controllo dell'infezione.
Dora
Messaggi: 7493
Iscritto il: martedì 7 luglio 2009, 10:48

Re: Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino al C

Messaggio da Dora » martedì 20 gennaio 2015, 14:19

Immagine

QUEL MALEDETTO SANTUARIO DEI CD4 FOLLICOLARI


Immagine

Immagine


Ieri, su Nature Medicine, Louis Picker (insieme a Jeff Lifson e a un gran numero di collaboratori) ha pubblicato i risultati di una ricerca che l'ha portato a delineare il ruolo che un certo sottogruppo di CD4, i CD4 follicolari (Tfh), potrebbe svolgere nel rendere ancora più difficile una cura dell’infezione da HIV.
I linfociti T helper follicolari sono dei particolari CD4 che, esprimendo una chemochina chiamata CXCR5, regolano lo sviluppo dell’immunità mediata dai linfociti B, aiutando i linfociti B a generare cellule plasmatiche - che producono anticorpi - e linfociti B memoria.
La caratteristica che ci interessa oggi è la loro localizzazione: risiedono infatti quasi esclusivamente nei follicoli dei linfonodi, che sono siti particolarmente impervi all'azione delle reazioni citolitiche scatenate dai CD8.

Negli anni scorsi, questi CD4 follicolari sono stati individuati anche come un importante reservoir di HIV latente da Giuseppe Pantaleo e dal suo gruppo di lavoro all’Università di Losanna (cfr. il thread I linfociti T (Tfh) importante riserva cellulare di HIV).
Il lavoro di Picker su Nature Medicine li prende invece in considerazione come “santuari” di persistente produzione virale, sia negli elite controller, sia in condizioni di terapia antiretrovirale soppressiva, ma usa il lavoro di Pantaleo come base per dare conferma all’ipotesi principale di questa ricerca, secondo cui i CD4 follicolari produttivamente (non latentemente!) infetti – grazie alla loro posizione – sfuggono alla distruzione da parte della reazione immune scatenata dai CD8.

Si sa che i CD4 follicolari costituiscono la popolazione maggioritaria di cellule produttivamente infette durante l’infezione cronica. Quello che invece non era chiaro era se il virus attacchi di preferenza questo sottogruppo di CD4 perché

  • 1. sono loro ad essere più suscettibili all’infezione;
    2. i CD4 follicolari infetti hanno una vita più lunga degli altri CD4 infetti;
    3. i CD4 follicolari si annidano in un ambiente particolarmente favorevole all’infezione attiva;
    4. nel progredire dell’infezione si verifica una maggiore espansione del sottoinsieme dei CD4 follicolari rispetto ad altri tipi di CD4;
    5. oppure – e questa era l’idea di Pantaleo – i CD4 follicolari produttivamente infetti sono in qualche modo protetti dall’eliminazione mediante reazioni immuni.


Picker, come sempre, lavora su scimmie con SIV; ma ritiene che i risultati di questa ricerca possano essere estesi agli esseri umani con HIV.
Parte dall’osservazione che gli elite controller riescono, sì, a scatenare reazioni immuni che permettono di controllare bene le viremie; tuttavia, non riescono a sopprimere completamente la replicazione virale e, quando sono studiati usando test ultrasensibili, si vede che in media hanno livelli di virus nel sangue più alti delle persone che raggiungono un’ottimale soppressione della viremia grazie alla ART. Questa viremia di basso livello negli elite è comunque sufficiente a consentire un’evoluzione del virus e a causare dei livelli di immunoattivazione più alti rispetto a chi è trattato con antiretrovirali.

Si ritiene che il grosso del lavoro nel controllare le viremie negli elite sia fatto dalla costante azione citolitica dei CD8. Ma se, per quanto bassa, una certa replicazione virale permane, è evidente che questa azione dei CD8 non è sufficiente.
La ragione di questo è il fatto che la maggior parte dei CD8 effettori, compresi i CD8 che si sono specializzati a riconoscere l’HIV e l’SIV, sono privi dei recettori per entrare nelle zone follicolari dove si annidano dei linfociti B. Questo significa che un CD4 follicolare infetto potrebbe riuscire a scampare dall’azione dei CD8 proprio grazie al fatto che si trova all’interno di un “santuario”, una zona di “privilegio immune” in cui i CD8 non riescono a penetrare.

Picker ha dunque usato dei macachi infetti da SIV, che erano sia elite controller, sia normali progressori per capire

  • 1. se davvero questo ipotizzato privilegio immune dei linfociti B follicolari costituisca una barriera alla distruzione di cellule infette mediata dai linfociti T CD8;
    2. e se questo meccanismo possa spiegare la persistenza di un’infezione produttiva negli elite controller.


I suoi esperimenti hanno dimostrato che

  • 1. SE AUMENTA IL CONTROLLO IMMUNOLOGICO (COSA CHE VEDIAMO ATTRAVERSO IL SET POINT DELLA VIREMIA NEL PLASMA), L’INFEZIONE PRODUTTIVA (DA SIV, MA PRESUMIBILMENTE ANCHE DA HIV) SI RESTRINGE PROGRESSIVAMENTE PROPRIO AI CD4 FOLLICOLARI INSEDIATI NEI FOLLICOLI DEI LINFOCITI B;
    2. QUESTA RESTRIZIONE È PROPRIO DOVUTA ALL’AZIONE ANTIVIRALE DEI CD8, PERCHÉ SCOMPARE NEL MOMENTO IN CUI SI DISTRUGGONO I CD8 MEDIANTE UN ANTICORPO MONOCLONALE, MA SI RIPRESENTA NON APPENA SI HA UN RECUPERO DEI CD8;
    3. NEI MACACHI CON VIREMIA COMPLETAMENTE E DUREVOLMENTE SOPPRESSA DALLA ART, L’INFEZIONE PRODUTTIVA DA SIV SI LOCALIZZA DI PREFERENZA PROPRIO NEI FOLLICOLI DEI LINFOCITI B.


Mettendo insieme questi risultati, Picker ne conclude che L’INFEZIONE PRODUTTIVA DEI CD4 FOLLICOLARI RISULTA PROTETTA IN MODO SOSTANZIALE DALL’AZIONE DISTRUTTIVA DEI CD8 E QUESTO PUÒ COSTITUIRE UNA BARRIERA MOLTO SERIA AL TENTATIVO DI ERADICARE O CURARE FUNZIONALMENTE L’INFEZIONE SFRUTTANDO L’AZIONE KILLER DEI CD8, ANCHE QUALORA I CD8 SIANO STIMOLATI MEDIANTE UN VACCINO TERAPEUTICO.

Infatti, Picker fa una previsione che può avere un’estrema rilevanza per qualsiasi strategia di cura del genere “shock and kill”: se la riattivazione della trascrizione del virus o la replicazione virale residua avviene nei CD4 follicolari all’interno dei linfonodi di persone in ART, si rischia che sia relativamente protetta dalle reazioni CTL dei CD8 e quindi che non si riescano a distruggere le cellule infette.
Anche se i CD4 follicolari sono solo circa il 12 % dei CD4 memoria all’interno dei linfonodi dei macachi in ART, c’è dunque il rischio che una parte sostanziale del virus riattivato si localizzi in un ambiente schermato rispetto all’azione dei CD8.
La capacità del virus di sfruttare il santuario dei linfociti B follicolari per sfuggire a una reazione immune anche molto robusta ed efficace scatenata dai CD8 costituisce una strategia di evasione immune molto efficace, perché consente al virus di replicarsi abbastanza da evolvere, sviluppando delle mutazioni che possono permettergli di sfuggire a delle risposte dei CD8 anche molto efficaci.

Perfino a delle risposte stimolate da un vaccino terapeutico?
Purtroppo la risposta è sì. C’è il rischio che anche rafforzando le reazioni CTL con un vaccino non si riesca a forzare il santuario dei CD4 follicolari.

Ma che dire del vaccino di Picker, che usa come vettore il CMV ed è riuscito ad eradicare l’infezione da SIV in circa la metà dei macachi vaccinati?
Picker sottolinea due cose:

  • 1. l’infezione che il suo vaccino è riuscito nel tempo ad eradicare grazie alla stimolazione dei linfociti T memoria effettori (sia CD4, sia CD8) era, sì, estesa, ma anche in fase iniziale;
    2. quello che è accaduto alle sue scimmie è che i linfociti T memoria effettori o hanno generato delle risposte capaci di controllare l’infezione prima che i CD4 follicolari si insediassero nei follicoli dei linfociti B, oppure hanno generato delle risposte capaci di penetrare in quei santuari ed eliminare le cellule infette che si nascondevano lì dentro.


Picker si ferma qui.

E io non so che cosa dobbiamo aspettarci. Perché credo che questo lavoro sia la premessa di quanto Picker ci dovrà dire a breve sull’uso del suo vaccino in funzione terapeutica. Ma non so se ci dirà “miei cari, mi dispiace infinitamente, ma il mio vaccino nelle scimmie con infezione cronica ha fallito”, oppure ci dirà “miei cari, il mio vaccino ha saputo generare reazioni dei CD8 così ampie, così potenti, così ben indirizzate verso epitopi non mutati dell’SIV, che potrebbe proprio funzionare anche in una strategia di cura dell’HIV”.




FONTI:



rospino
Messaggi: 3782
Iscritto il: giovedì 19 dicembre 2013, 19:58

Re: Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino al C

Messaggio da rospino » martedì 20 gennaio 2015, 15:14

Dora ha scritto:Picker sottolinea due cose:
  • 1. l’infezione che il suo vaccino è riuscito nel tempo ad eradicare grazie alla stimolazione dei linfociti T memoria effettori (sia CD4, sia CD8) era, sì, estesa, ma anche in fase iniziale;
    2. quello che è accaduto alle sue scimmie è che i linfociti T memoria effettori o hanno generato delle risposte capaci di controllare l’infezione prima che i CD4 follicolari si insediassero nei follicoli dei linfociti B, oppure hanno generato delle risposte capaci di penetrare in quei santuari ed eliminare le cellule infette che si nascondevano lì dentro.
Picker si ferma qui.

E io non so che cosa dobbiamo aspettarci. Perché credo che questo lavoro sia la premessa di quanto Picker ci dovrà dire a breve sull’uso del suo vaccino in funzione terapeutica. Ma non so se ci dirà “miei cari, mi dispiace infinitamente, ma il mio vaccino nelle scimmie con infezione cronica ha fallito”, oppure ci dirà “miei cari, il mio vaccino ha saputo generare reazioni dei CD8 così ampie, così potenti, così ben indirizzate verso epitopi non mutati dell’SIV, che potrebbe proprio funzionare anche in una strategia di cura dell’HIV”.[/size]
Grazie Dora. Spiegazione affascinante come sempre. Se penso al fatto che più di 50 anni fa non si sapeva neppure che esistessero linfociti B e linfociti T, i passi avanti che si sono fatti nella ricerca scientifica negli ultimi 10 sono mostruosi, al confronto.
Anche se non lo fai, alle tue domande in realtà a me pare che tu sia già indirizzata a dare una risposta. L'idea che mi sono fatto io è che il lavoro di Picker servirà, come sempre, ad acquisire maggiori conoscenze sul virus, ma probabilmente non porterà, almeno in questo momento, ad efficaci strategie di eradicazione.



Dora
Messaggi: 7493
Iscritto il: martedì 7 luglio 2009, 10:48

Re: Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino al C

Messaggio da Dora » martedì 20 gennaio 2015, 15:30

rospino ha scritto:Anche se non lo fai, alle tue domande in realtà a me pare che tu sia già indirizzata a dare una risposta. L'idea che mi sono fatto io è che il lavoro di Picker servirà, come sempre, ad acquisire maggiori conoscenze sul virus, ma probabilmente non porterà, almeno in questo momento, ad efficaci strategie di eradicazione.
No, Rospino, io davvero non so come stia andando la sperimentazione del vaccino terapeutico e non vedo l'ora che Picker ce lo dica.

Da un lato, ovviamente la sua scoperta della protezione dei CD4 follicolari infetti dalle reazioni dei CD8 può mettere un'ipoteca teorica anche sul vaccino basato sul CMV. E il tono piuttosto depresso del comunicato stampa può far pensare che la sperimentazione sia stata un fiasco (It's going to be a much bigger deal," Picker said. "It's 100,000-fold bigger. [...] A cure will have to find a way to surmount the sanctuary barrier to allow his vaccine to work against HIV. The barrier itself does not discourage Picker who said its discovery is part of the development process. "What's more discouraging is if you don't know about these things and you try something and it doesn't work," Picker said. "If you figure out beforehand that this is a barrier before you get your hopes up, you figure a way around this." A work-around is entirely doable, he said. One method would be to eliminate B cells in the body. "It sounds pretty radical but it happens every day in cancer therapy," Picker said. "I think we can come up with a more subtle treatment than that." He estimated it could take three to four years to figure out all the barriers to a cure with his vaccine.).

Dall'altro, però, il tono con cui Picker conclude quest'ultimo articolo non è per nulla quello di uno che si sta preparando ad annunciare una sconfitta.
Riporto le ultime frasi:
  • It is generally accepted that eradication or functional cure of HIV or SIV infection will almost certainly require both the induction of latent virus and the immune-mediated destruction of the cells hosting the resultant viral reactivation. Given our observation that intrafollicular CD4+ T cells (TFH cells) comprise a substantial fraction of productively SIV-infected cells in the setting of cART-suppressed infection, it is highly likely that the B cell follicle sanctuary will constitute a formidable barrier to the ability of spontaneous or vaccine-elicited CD8+ T cell responses to either clear viral reservoirs or fully suppress viral reactivation after cART cessation. Indeed, it might prove necessary to add a third component to HIV or SIV cure strategies that rely on CD8+ T cell responses to destroy HIV antigen+ cells after latent virus reactivation: temporary disruption of B follicular integrity, perhaps using transient B cell depletion (for example, CD20-specific antibody therapy) or immunomodulation strategies (for example, CD40L blockade). Alternatively, it might be possible to develop vaccines or other immunotherapies that can generate CD8+ T cell effector responses that can efficiently penetrate and work within the B follicular environment.

    In this regard, it is noteworthy that we have previously demonstrated one situation—prophylactic vaccination with CMV vectors expressing SIV proteins—in which a widely distributed, albeit very early, SIV infection can be cleared over time by an effector memory T cell–mediated mechanism. In this situation, either the vaccine-generated SIV-specific effector memory T cell responses (which include both CD4+ and CD8+ components) were able to control infection before the seeding of CD4+ TFH cells into the B cell follicle, or these responses had an ability to penetrate B cell follicles and eliminate virally infected cells therein.

    In conclusion, we have demonstrated that SIV can take advantage of the relative exclusion of CD8+ effector T cells from B cell follicles to persist and preferentially replicate within CD4+ TFH cells when CD8+ T cell–mediated immune pressure is high, thereby escaping even the highly potent CD8+ T cell responses that develop in EC. Because both follicular exclusion of human CD8+ T cells and the ability of human CD4+ TFH cells to support HIV infection are well documented, this mechanism is very likely to operate in HIV-infected humans as well. Therefore, therapies intended to eradicate HIV infection will almost certainly need to overcome the B follicular sanctuary.
Non so che altro dire, però tengo sempre a mente il favore con cui Siliciano guarda a questo vaccino.
Incrociamo le dita e speriamo che Picker porti al CROI delle buone notizie.



admeto
Messaggi: 279
Iscritto il: domenica 8 settembre 2013, 12:02

Re: R: Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino a

Messaggio da admeto » martedì 20 gennaio 2015, 17:38

Un saggio scientifico e un comunicato stampa hanno tempi di redazione e pubblicazione molto diversi. Tra il momento in cui il testo di un saggio viene consegnato dall'Autore alla Rivista e il momento in cui la Rivista lo pubblica possono trascorrere alcuni mesi.
Credo invece che un comunicato stampa sia redatto pochi giorni prima della sua pubblicazione, o addirittura il giorno stesso.



Dora
Messaggi: 7493
Iscritto il: martedì 7 luglio 2009, 10:48

Re: R: Louis Picker, le

Messaggio da Dora » martedì 20 gennaio 2015, 18:16

admeto ha scritto:Un saggio scientifico e un comunicato stampa hanno tempi di redazione e pubblicazione molto diversi. Tra il momento in cui il testo di un saggio viene consegnato dall'Autore alla Rivista e il momento in cui la Rivista lo pubblica possono trascorrere alcuni mesi.
Credo invece che un comunicato stampa sia redatto pochi giorni prima della sua pubblicazione, o addirittura il giorno stesso.
In realtà, da quando l'articolo è stato sottomesso a Nature Medicine a quando è stato accettato e poi pubblicato di tempo ne è passato molto poco e credo che a fine ottobre qualcosa Picker già dovesse saperla sui risultati del vaccino terapeutico:
Received 21 October 2014; accepted 30 November 2014; published online 19 January 2015; doi:10.1038/nm.3781
Io davvero non so che cosa ci dirà appena sarà pronto a parlare pubblicamente di quella sperimentazione.
Però c'è un'altra occasione recente - ufficiale e di un certo rilievo - in cui Picker si è espresso sul suo vaccino. Ed è il commento che ha scritto (insieme a Jeff Lifson) per accompagnare la pubblicazione su Nature dell'ultimo lavoro di Siliciano. In HIV: Seeking ultimate victory scrive:
  • the data [presentati da Siliciano] are important for their clear indication that exploiting CTL responses in attempts to cure infection will require approaches that induce CD8+ T-cell responses to subdominant epitopes [...] or to epitopes that are not naturally targeted at all during the course of HIV infection, as has been described for SIV infections in rhesus macaques. Even these approaches will need to surmount yet more hurdles, including the presence of residual virus in immune-privileged ‘sanctuary’ sites, such as B-cell follicles.

    Sun Tzu also advises generals to “avoid what is strong, and strike at what is weak”. For curing HIV infections, this advice would translate to the identification and therapeutic targeting of HIV’s weaknesses, and suggests that understanding barriers to cure and defining the biology underlying these barriers are the first steps towards overcoming this viral enemy. HIV cure will almost certainly require a multimodal therapeutic approach incorporating both pharmacological activation of latent reservoirs and immune-mediated clearance mechanisms, with each component designed to exploit one of this formidable enemy’s few weaknesses.
E il riferimento bibliografico è all'articolo di cui parliamo oggi, definito "in stampa".



admeto
Messaggi: 279
Iscritto il: domenica 8 settembre 2013, 12:02

Re: R: Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino a

Messaggio da admeto » martedì 20 gennaio 2015, 19:41

Grazie Dora, è strabiliante la tua capacità di memorizzare una tale enorme mole di informazioni. E sono ancor più strabilianti la precisione e la rapidità con cui poi riesci ad utilizzarle ed a metterle a sistema, queste informazioni. I complimenti per te non sono mai abbastanza.
Che dire, aspettiamo e vediamo.
Grazie davvero.



Datex
Messaggi: 347
Iscritto il: mercoledì 14 gennaio 2015, 18:50

Re: Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino al C

Messaggio da Datex » martedì 20 gennaio 2015, 20:02

faccio una domanda azzardata. conoscendo la posizione non sarebbe possibile distruggere queste cellule con una radioterapia mirata come si farebbe con quelle tumorali?



bugs
Messaggi: 509
Iscritto il: lunedì 12 gennaio 2015, 16:05

Re: Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino al C

Messaggio da bugs » martedì 20 gennaio 2015, 20:54

Devo dire che se anche da poco inserito in questo ambiente ( sarebbe sempre meglio non esserci stato) ma questa idea di combatterli dove sappiamo che si annidano mi sembra buona !



admeto
Messaggi: 279
Iscritto il: domenica 8 settembre 2013, 12:02

Re: R: Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino a

Messaggio da admeto » martedì 20 gennaio 2015, 21:48

Datex, è proprio quella l'idea di Picker, che suggerisce di eliminare tutte le cellule B dal corpo umano. Come lui stesso sottolinea, può sembrare un approccio piuttosto radicale, ma è quello che accade ogni giorno nella terapia contro il cancro.



skydrake
Messaggi: 9925
Iscritto il: sabato 19 marzo 2011, 1:18

Re: Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino al C

Messaggio da skydrake » martedì 20 gennaio 2015, 23:24

Datex ha scritto:faccio una domanda azzardata. conoscendo la posizione non sarebbe possibile distruggere queste cellule con una radioterapia mirata come si farebbe con quelle tumorali?
E qualcosa di leggermente più soft, tipo la radioterapia di Dadachova?
http://www.hivforum.info/forum/viewtopic.php?t=2768



Rispondi