[AIDS 2016] Durban, 18-22 luglio

Le principali novità dai congressi riguardanti la malattia da HIV (CROI, IAS/IAC, ICAAC...) e i nostri commenti.
Dora
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[AIDS 2016] Durban, 18-22 luglio

Messaggio da Dora » domenica 3 luglio 2016, 6:47

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Dopo 16 anni, il 18 luglio IAS (International AIDS Conference) torna in Sud Africa e il suo 21° congresso si terrà a Durban.

La parola d'ordine della 21st International AIDS Conference (AIDS 2016) sarà: ACCESS EQUITY RIGHTS - NOW!

Nei prossimi giorni, ci sarà modo di anticipare qualcosa del programma, con un'attenzione particolare al 2016 Towards an HIV Cure Symposium che, come è ormai consuetudine, avrà luogo due giorni prima del congresso.

Credo però che il ritorno di IAS a Durban imponga di ricordare in che situazione si tenne la 13° Conferenza Internazionale sull'AIDS del 2000, con presidente IAS che allora era l’italiano Stefano Vella, perché il suo tema fu BREAKING THE SILENCE – ROMPERE IL SILENZIO e perché segnò in modo indelebile la storia della malattia da HIV.

In quegli anni, l’epidemia di AIDS dilagava in Sud Africa, il più ricco e avanzato fra i Paesi africani, a causa principalmente del negazionismo dell’HIV/AIDS, che era assurto a dottrina di Stato sotto il governo di Thabo Mbeki e del suo ministro della salute, la Dr Manto Tshabalala-Msimang.
Che le teorie negazioniste e i loro sostenitori, diversi dei quali – Duesberg, Bialy, De Harven, Giraldo, Koenlein, Papadopulos-Eleopulos, Rasnick, Stewart e Turner – sedevano nel Presidential AIDS Advisory Panel voluto da Mbeki, fossero responsabili di un’ecatombe in Sud Africa era già chiaro a molti nel 2000. Ma le dimensioni della tragedia la configurarono come un vero e proprio genocidio quando nel 2008 uscirono due lavori indipendenti – a febbraio l’articolo di Nicoli Nattrass e a dicembre quello di Chigwedere et al – che stimarono che fra il 2000 e il 2005 più di 330.000 persone morirono prematuramente perché furono loro negati gli antiretrovirali, 200.000 si infettarono a causa delle politiche sanitarie del governo e 35.000 bambini nacquero malati.

In quella situazione, 5000 fra medici, ricercatori e istituzioni di ricerca, con l’esplicita esclusione di chiunque lavorasse per l’industria farmaceutica, firmarono e pubblicarono su Nature quella che divenne nota come The Durban Declaration, in cui si affermava che

  • - è l'HIV a provocare l'AIDS e le prove che lo dimostrano sono chiare, esaurienti, inequivocabili e rispondono ai più elevati standard scientifici;
    - la terapia antiretrovirale è efficace;
    - l'accesso ai trattamenti per la cura dell'HIV/AIDS è un diritto universale.


In italiano la Dichiarazione di Durban è pubblicata nel sito della LILA:




Al momento della sua pubblicazione, la Dichiarazione fu ritenuta degna del cestino della carta straccia dal presidente Mbeki e ovviamente considerata un attentato alla loro libertà alla libertà della scienza dai negazionisti, 12 dei quali protestarono con una lettera a Nature. Ma, stabilendo la verità scientifica intersoggettivamente raggiunta mediante il consenso della quasi totalità di medici e ricercatori, segnò il suo tempo e mise un punto definitivo alle pretese dei negazionisti di veder considerate scientifiche le loro teorie.


Oggi la conferenza arriva in un Sud Africa molto diverso, in cui da 640.000 nuove infezioni registrate nel 2001 si è passati alle 450.000 del 2012, in cui la diffusione degli antiretrovirali ha archiviato le pretese dei negazionisti di farsi prendere sul serio, in cui si è attivamente impegnati per raggiungere l'obiettivo stabilito da UNAIDS di 90-90-90 entro il 2020 con la speranza di mettere fine alla pandemia di AIDS entro il 2030: 90% delle persone con HIV consapevoli di avere l'infezione; 90% di queste messe in terapia antiretrovirale; 90% delle persone in terapia con viremia irrilevabile.

E quest’anno principali argomenti di discussione sono l’estensione dei diritti e l’attenzione alle popolazioni maggiormente esposte al rischio di infezione.

Preceduta dalla Melbourne Declaration - NOBODY LEFT BEHIND del 2014, che impegnava tutti i governi e le istituzioni contro le discriminazioni di qualsiasi genere e la criminalizzazione delle persone con HIV, a Durban quest’anno viene presentata la Second Durban Declaration, che riconosce i progressi fatti in questi 16 anni, ribadisce l’imperativo di trattare chiunque riceva una diagnosi di HIV e di farlo il prima possibile, e fissa 5 progressi scientifici da realizzare e 5 barriere strutturali da abbattere.

Questo è il testo della Seconda Dichiarazione di Durban - Accesso Equità Diritti - Ora! tradotto in italiano:





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Re: [AIDS 2016] Durban, 18-22 luglio

Messaggio da uffa2 » lunedì 4 luglio 2016, 13:58

Sedici anni sono ben tanti, eh… il mondo è cambiato, anche il mondo dell’HIV.
A dispetto di quello che discutibili <edit automatico>, criminali e irrecuperabili disperati che non si vogliono arrendere alla normalità di questa infezione, direi che la forza delle evidenze di sedici anni di terapie (e ricordiamo che la prima dichiarazione di Durban si poneva in un ambiente ben diverso da quello odierno anche per le terapie) ha reso giustizia a quella dichiarazione, soprattutto nella parte più strategica, vista con gli occhi di oggi: la terapia antiretrovirale è efficace.
I tre lustri di conferme che hanno seguito quella dichiarazione permettono oggi, con la forza di studi clinici solidi, di dire che solo la diffusione della terapia antiretrovirale, solo il suo inizio non appena c’è una diagnosi possono limitare i danni dell’infezione nei singoli e ottenere il controllo della diffusione: “treatment as prevention”.
Ed ecco che la nuova dichiarazione di Durban, specialmente il primo punto “Assicurare accesso alla terapia antiretrovirale a tutte le persone che vivono con HIV - I benefici di una terapia antiretrovirale (ART) precoce e continua per la salute delle persone che vivono con HIV e il trattamento come prevenzione per la popolazione generale sono innegabili e ampiamente riconosciuti. Noi dobbiamo fare in modo che l’accesso alla ART al momento della diagnosi diventi una realtà per tutte le persone che vivono con HIV nonostante le risorse limitate.chiude il cerchio, spiega a chi ancora fosse rimasto indietro gli obiettivi e gli strumenti.
Magari questa seconda dichiarazione avrà una eco minore della precedente: i tempi sono meno “eroici” e le urgenze meno sentite nella pubblica opinione, ma se possibile potrebbe essere ancora più importante, perché i principi che indica possono aiutare a controllare l’infezione già da oggi, a bocce ferme, anche se per assurdo ipotizzassimo che non ci sarà un’ulteriore evoluzione della ricerca.
Alcune delle indicazioni sono molto “politiche”, richiedono scelte delle collettività verso società più aperte, il rispetto delle persone e la valorizzazione degli individui tutte cose più economiche, ma più difficili da fare che non distribuire pillole, con molta probabilità tutte queste indicazioni troveranno diversa applicazione in ogni realtà, ma la strada è questa. In quanto brevemente la si percorrerà credo che dipenderà molto dalle organizzazioni dei malati, dalla loro capacità di fare massa e di premere per un cambiamento nelle comunità in cui operano.


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Re: [AIDS 2016] Durban, 18-22 luglio

Messaggio da Dora » lunedì 4 luglio 2016, 15:09

uffa2 ha scritto:Sedici anni sono ben tanti, eh… il mondo è cambiato, anche il mondo dell’HIV.
A dispetto di quello che discutibili <edit automatico>, criminali e irrecuperabili disperati che non si vogliono arrendere alla normalità di questa infezione, direi che la forza delle evidenze di sedici anni di terapie (e ricordiamo che la prima dichiarazione di Durban si poneva in un ambiente ben diverso da quello odierno anche per le terapie) ha reso giustizia a quella dichiarazione, soprattutto nella parte più strategica, vista con gli occhi di oggi: la terapia antiretrovirale è efficace.
Nel 2000 stesso, anno della I Dichiarazione di Durban, già era chiaro a chiunque non fosse un demente negazionista che la terapia antiretrovirale è efficace. Basti pensare che la terapia combinata con gli inibitori della proteasi fu presentata alla 11° International AIDS Conference di Vancouver del 1996, lo stesso anno in cui fu messo in commercio il test per misurare le viremie, e che fra il 1996 e il 1997 il tasso di mortalità crollò negli Stati Uniti del 47% (in occasione di AIDS 2016 e dei 20 anni della ART, Benjamin Ryan ha preparato per POZ uno speciale molto utile - ne consiglio la lettura a tutti: 1. Antiretrovirals: A Success Story; 2. Milestones in the Era of Effective HIV Treatment; 3. HIV by the Numbers; 4. The HIV Treatment Pipeline).

Quando nel 2000 la I Dichiarazione di Durban suscitò le ire di Duesberg e soci, sul numero di novembre di Nature uscì una lettera di Martin Delaney, il grande e compianto attivista americano, in cui Delaney contesta punto per punto la lettera dei negazionisti. Ma è sufficiente il titolo per capire che già allora i negazionisti erano un cascame della storia e i loro argomenti buoni (loro sì) per il cestino della carta straccia: Why are AIDS dissidents still making 15-year-old, long-refuted claims?
Alcune delle indicazioni sono molto “politiche”, richiedono scelte delle collettività verso società più aperte, il rispetto delle persone e la valorizzazione degli individui tutte cose più economiche, ma più difficili da fare che non distribuire pillole, con molta probabilità tutte queste indicazioni troveranno diversa applicazione in ogni realtà, ma la strada è questa. In quanto brevemente la si percorrerà credo che dipenderà molto dalle organizzazioni dei malati, dalla loro capacità di fare massa e di premere per un cambiamento nelle comunità in cui operano.
A me piace molto il punto 4 fra i "cinque progressi scientifici chiave":
  • Intensificare gli sforzi nella ricerca di un vaccino e di una cura
    Strategie vaccinali preventive e una remissione duratura dell’HIV senza ART rimangono di primaria importanza per ottenere un controllo dell’epidemia che sia definitivo ed economicamente sostenibile. I recenti progressi fatti nello sviluppo di un vaccino e nella ricerca di una cura dovrebbero essere accelerati e finanziati con le risorse e la motivazione necessarie per consegnare l’AIDS alla storia.
Per quanto ne so (anche in base a 30 YEARS OF AIDS: A HISTORY OF HIV AND THE INTERNATIONAL AIDS SOCIETY) è la prima volta che in una dichiarazione solenne della International AIDS Society si rivendica la primaria importanza di una cura dell'infezione e si chiede un'accelerazione nelle ricerche.



Dora
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Re: [AIDS 2016] Durban, 18-22 luglio

Messaggio da Dora » sabato 9 luglio 2016, 6:36

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QUALCHE APPUNTO SULLE RICERCHE IN VARIO MODO COLLEGATE ALLA CURA PRESENTATE A AIDS 2016

Per il sesto anno consecutivo, prima del congresso si terrà il simposio Towards an HIV Cure, durante il quale, oltre alle presentazioni di diverse ricerche, verrà reso pubblico un aggiornamento della Global Scientific Strategy: Towards an HIV Cure di 4 anni fa, che può essere vista tradotta e discussa in italiano nel thread [AIDS 2012] 19° International AIDS Conference.

La Strategia Scientifica Globale 2016, che vedremo nei dettagli quando sarà resa nota, offrirà una roadmap a ricercatori, finanziatori e attivisti per indirizzare fondi e studi verso 6 aree prioritarie di ricerca, che risulteranno di certo familiari a chi ha seguito l'evolversi della ricerca di una cura in questi ultimi anni, specie dopo le batoste dei Boston Patients e della Mississippi Baby e i risultati piuttosto scoraggianti dei trial clinici sugli HDACi e sui vaccini terapeutici:

  • - biologia molecolare della latenza di HIV e strategie di shock;
    - reservoir virali, immunologia della persistenza di HIV e strategie di kill;
    - modelli di cura o remissione sostenuta di HIV;
    - terapia genica/cellulare;
    - nuovi marker e tecnologie per analizzare/quantificare i reservoir di HIV;
    - scienze sociali e stato di preparazione dei sistemi sanitari.


Quel che è accaduto negli anni recenti ha dimostrato quanto ancora ci sia da capire dei meccanismi biochimici della latenza. Le sperimentazioni cliniche continueranno, ma è chiaro che serve ancora tanta ricerca di base prima di vedere dei reali successi clinici.
IAS sembra averne preso atto e, se da un lato si apre verso gli esperti di etica e di scienze sociali per capire che cosa si può fare e che cosa no durante le sperimentazioni sull'uomo di una cura di HIV e come presentare queste sperimentazioni a chi si offre di partecipare, dall'altro al simposio Towards an HIV cure torna ai fondamentali e le ricerche che vediamo nel programma del simposio sono tutte su cellule o su modelli animali.

Particolarmente interessanti mi paiono gli auto-trapianti con staminali modificate mediante ZFN in un modello di scimmie di cui parlerà Christopher Peterson (una continuazione della ricerca portata a IAS 2015 e oggi pubblicata su Blood): si tratta infatti di un risultato molto incoraggiante per la sperimentazione ormai partita di Sangamo e City of Hope su esseri umani.
E interessante anche, sempre sulle scimmie, un lavoro della Emory University su un rafforzamento dei CD8 SIV-specifici grazie a un anti-PD-1.
C'è poi un lavoro della Duke University sull'effetto antilatenza in vitro del gnidimacrin (da solo o insieme a un HDACi): è un agonista della protein chinasi-C, sul genere degli ingenol, della prostratina, della briostatina ...
Un lavoro olandese promette di riuscire a evitare che si selezionino resistenze con CRISPR/Cas9.

Fa eccezione, rispetto ai lavori su cellule e animali, un trial su persone con infezione acuta che sono state trattate da Jintanat Ananworanich con vorinostat + idrossiclorochina + ART basata su maraviroc e cui poi è stata sospesa la ART.



Le sezioni del congresso, che partirà subito dopo il simposio, che io cercherò di seguire sono queste (quel che poi riuscirò effettivamente a scrivere qui lo troverete o nei thread dedicati a questioni di cui già ci occupiamo o in thread nuovi con il tag [AIDS 2016]):




Dora
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Re: [AIDS 2016] Durban, 18-22 luglio

Messaggio da Dora » domenica 10 luglio 2016, 6:50

Mi appunto qui qualche titolo di abstract/poster da vedere.



Blast
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Re: [AIDS 2016] Durban, 18-22 luglio

Messaggio da Blast » domenica 10 luglio 2016, 7:20

Ciao cara, ci saranno i podcast come per il CROI? Mi interessano alcune discussioni di quelle che hai elencato


CIAO GIOIE

Dora
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Re: [AIDS 2016] Durban, 18-22 luglio

Messaggio da Dora » domenica 10 luglio 2016, 7:40

Blast ha scritto:Ciao cara, ci saranno i podcast come per il CROI?
Mmmh ... non è mai comodo come al CROI. Soprattutto, le presentazioni del simposio sulla cura non sono rese immediatamente disponibili, ma seguono l'embargo in base alle sezioni del congresso in cui gli abstract sono ripresentati. In ogni caso, scaduto l'embargo il testo degli abstract è online. Poi, se ci sono slide o webcast, con molta (molta) calma arrivano anche loro.
C'è anche un canale YouTube di AIDS 2016 da tener d'occhio (vedi ad esempio quello di IAS 2015).
Mi interessano alcune discussioni di quelle che hai elencato
Per favore, vuoi dare un'occhiata anche tu al programma, ché magari mi è sfuggito qualcosa di interessante?



Blast
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Re: [AIDS 2016] Durban, 18-22 luglio

Messaggio da Blast » domenica 10 luglio 2016, 8:44

Mi interessano:
Sirtuin1 inhibitor nicotinamide disrupts HIV-1 latency
più che altro per il discorso oncogenico di SIRT1

Novel pathways of Tat expression identify new targets for reactivation of latent HIV-1
sperando che si tratti di sistemi complessi...

Dendritic cells programmed by inflammatory mediators can effectively induce both the immunologic 'kick' and 'kill' of latent HIV-1
(che non c'è nel tuo elenco) per mio interesse personale in ambito immunologico

Cell-associated HIV-1 unspliced RNA level predicts both time to virological suppression and duration of post-treatment virological control in patients treated with temporary early ART
Early treatment of hyperacute HIV infection impacts phenotype and clonal repertoire of HIV-specific CD8+ T cells
questi (che non ci sono nel tuo elenco) sui post-treatment controllers potrebbero essere interessanti?

Immunometabolic analysis identifies key role of hypoxia inducible factor-1 alpha (HIF-1&#945;) in HIV-induced CD4+T cell depletion
Questo è un interesse personale perchè HIFa è coinvolto nei pattern pro- e anti-infiamamtori di (credo) tutte le cellule del sistema immune

Functional remission of HIV-infected cells treated with ABX464 or its human metabolite ABX464 N-glucoronide
Questo non era l'Abivax francese????

E poi ovviamente tutti quelli sui farmaci e trials clinici


CIAO GIOIE

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Re: [AIDS 2016] Durban, 18-22 luglio

Messaggio da Dora » domenica 10 luglio 2016, 9:04

Blast ha scritto:Cell-associated HIV-1 unspliced RNA level predicts both time to virological suppression and duration of post-treatment virological control in patients treated with temporary early ART
Early treatment of hyperacute HIV infection impacts phenotype and clonal repertoire of HIV-specific CD8+ T cells
questi (che non ci sono nel tuo elenco) sui post-treatment controllers potrebbero essere interessanti?
Certo! Non li ho messi perché il primo mi sa che ha bisogno ancora di tanta ricerca per essere validato e il secondo perché il trattamento dell'infezione iperacuta è ristretto a un numero così minuscolo di casi da renderlo irrealistico. Insomma, mi pare che dia informazioni interessanti ma un po' troppo teoriche. Poi vedremo, eh?
Functional remission of HIV-infected cells treated with ABX464 or its human metabolite ABX464 N-glucoronide
Questo non era l'Abivax francese????
Sì, lui. Di pochi giorni fa la notizia che per Abivax sta fallendo la fase III di un farmaco contro l'epatite B. Non so se questo li metterà a terra o magari farà sì che si concentrino sull'ABX464. Nell'articolo su Labiotech.eu si gonfiano come tacchini parlando dell'ABX464 (“We have one of the World’s Most Advanced Functional HIV Cures under development”), ma è solo per tener buoni gli investitori. O forse per distogliere l'attenzione dal disastro, non so.



Dora
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Re: [AIDS 2016] Durban, 18-22 luglio

Messaggio da Dora » martedì 12 luglio 2016, 15:14

Dora ha scritto:La Strategia Scientifica Globale 2016, che vedremo nei dettagli quando sarà resa nota, offrirà una roadmap a ricercatori, finanziatori e attivisti per indirizzare fondi e studi verso 6 aree prioritarie di ricerca, che risulteranno di certo familiari a chi ha seguito l'evolversi della ricerca di una cura in questi ultimi anni, specie dopo le batoste dei Boston Patients e della Mississippi Baby e i risultati piuttosto scoraggianti dei trial clinici sugli HDACi e sui vaccini terapeutici:
  • - biologia molecolare della latenza di HIV e strategie di shock;
    - reservoir virali, immunologia della persistenza di HIV e strategie di kill;
    - modelli di cura o remissione sostenuta di HIV;
    - terapia genica/cellulare;
    - nuovi marker e tecnologie per analizzare/quantificare i reservoir di HIV;
    - scienze sociali e stato di preparazione dei sistemi sanitari.
La Strategia Scientifica Globale 2016 Verso una Cura dell'Infezione da HIV dell'International AIDS Society


Ieri, su Nature Medicine, il gruppo di lavoro della IAS che si è occupato di aggiornare la roadmap verso una cura scritta nel 2012 ha pubblicato l'International AIDS Society global scientific strategy: towards an HIV cure 2016.

Rispetto alla maggior sicurezza di 4 anni fa nel perseguire l’eradicazione, quest’anno si ritiene più realistico cercare di ottenere un controllo prolungato della replicazione virale senza farmaci, cioè una cura funzionale o – termine nuovo che si preferisce adottare – una remissione dell’infezione.

Quelli che vengono definiti *i progressi* fatti dalla ricerca di una cura in questi 4 anni nascono in parte dalle sconfitte affrontate:

 
- il lato negativo dei casi della Mississippi Baby e dei Boston Patients, che si sperava fossero guariti e che invece hanno tutti avuto un rebound delle viremie, ha infatti anche un lato positivo: la scoperta che in certi, pochissimi, casi si è riusciti a ottenere lunghi periodi di viremia irrilevabile pur in assenza di ART:

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- i modelli animali in topi e scimmie sono sempre più sofisticati e sempre meglio permettono di ricapitolare il controllo delle viremie che si ha nell’uomo grazie alla ART, da cui partire per provare a distruggere il reservoir latente;

- si è capito che la maggior parte dell’HIV rintracciabile nel sangue di persone in terapia non è in grado di replicarsi e che la maggior parte del virus apparentemente capace di replicazione in realtà ex vivo è non inducibile, cioè non si riesce a forzarlo a replicarsi;

- si è capito che l’inizio molto precoce della ART limita il formarsi del reservoir e impedisce la generazione nel reservoir latente di varianti virali capaci di sfuggire alla reazione immune;

- sono stati sviluppati nuovi strumenti per quantificare la frequenza delle cellule che contengono virus capace di replicazione e si è visto che alcuni marker predicono quanto tempo ci vuole prima che il virus torni ad essere rilevabile quando si sospende la ART;

- si è capito che i linfociti T helper localizzati nei follicoli dei linfociti B hanno un ruolo nel supportare la replicazione virale;

- si è capito il ruolo centrale nel mantenere il reservoir durante lunghi periodi di terapia di quei CD4 memoria che vivono molto a lungo e si comportano in modo simile alle staminali;

- d’altra parte, è stato messo in dubbio il ruolo dei macrofagi come un reservoir stabile durante la ART, che prima sembrava assodato;

- si è dimostrato che la proliferazione omeostatica indotta da citochine o gli eventi di integrazione di HIV sono importanti meccanismi che contribuiscono alla persistenza del reservoir;

- sono state presentate delle prove che fanno pensare che HIV continui a replicarsi e ad evolversi durante i primi 6 mesi di ART, ma non è necessariamente così quando la ART viene presa per periodi molto più lunghi;

- sono state identificate in vitro nuove sostanze anti-latenza e nuove combinazioni e dei trial clinici di fase I/II hanno dimostrato che delle sostanze anti-latenza già meglio conosciute sono capaci di distruggere la latenza;

- sono stati sviluppati dei nuovi vaccini che hanno contenuto e forse anche curato l’infezione da SIV quando sono stati somministrati prima che le scimmie venissero infettate;

- sono state dimostrate sicurezza e potenziale efficacia dei bNABs e degli anticorpi bi-specifici;

- si è visto che la terapia genica che porta alla modificazione del CCR5 è sicura e fattibile.
 


In base ai risultati ottenuti dalla ricerca fra 2012 e 2016, la IAS propone dunque la sua *strategia 2.0*, che individua le aree di ricerca prioritaria con l’obiettivo di fornire una guida per la ricerca a livello globale.
La strategia di IAS è sintetizzata nei seguenti punti (che nell’articolo sono discussi e approfonditi):

 
- BIOLOGIA MOLECOLARE DELLA LATENZA

  • - bisogna capire meglio i blocchi molecolari che impediscono la trascrizione e la produzione del virus nelle cellule quiescenti latentemente infette;
    - bisogna sviluppare modelli di latenza in vitro più accurati rispetto a quelli oggi disponibili;
    - bisogna sviluppare sostanze anti-latenza che siano più selettive e più efficaci;
    - in alternativa, bisogna definire delle strategie che permettano di silenziare il provirus di HIV in modo permanente;
    - bisogna definire il ruolo della replicazione di HIV nel mantenere la persistenza di HIV.


- L’IMMUNOLOGIA DELLA PERSISTENZA DI HIV

  • - bisogna definire la distribuzione di HIV durante la ART;
    - bisogna definire la biologia del reservoir;
    - bisogna capire come migliorare la capacità del sistema immunitario di distruggere o controllare il virus;
    - bisogna capire come colpire l’omeostasi dei linfociti T e la loro disfunzionalità per invertire l’infiammazione cronica;
    - bisogna creare e mantenere coorti di pazienti ben definite e caratterizzate (sul genere delle coorti di elite controller o della VISCONTI).


MODELLI DI CURA O DI REMISSIONE SOSTENUTA

  • - bisogna creare modelli di cura adatti a una popolazione che, controllando bene l’infezione con la ART, non può essere sottoposta a test clinici potenzialmente dannosi;
    - bisogna identificare regimi di combinazione.


LA REMISSIONE DI HIV NELLA POPOLAZIONE PEDIATRICA

  • - bisogna caratterizzare i meccanismi della persistenza virale nei bambini, perché sono in parte diversi rispetto a quelli degli adulti.


TERAPIA GENICA E CELLULARE

  • - bisogna esplorare la capacità dei linfociti T geneticamente modificati di eliminare le cellule infettate da HIV;
    - bisogna capire come sviluppare una popolazione di linfociti T resistenti a HIV;
    - bisogna sviluppare sistemi di trasporto delle nucleasi fino alle cellule latentemente infette;
    - bisogna applicare dei metodi di stimolo delle risposte immuni in combinazione con le terapie geniche e cellulari;
    - bisogna sviluppare regimi di condizionamento immunosoppressivi meno tossici.


NUOVI MARKER PER QUANTIFICARE LA PERSISTENZA DI HIV

  • - bisogna definire le caratteristiche delle prestazioni dei marker che già esistono e di quelli futuri;
    - bisogna sviluppare marker di persistenza di HIV che siano altamente sensibili;
    - bisogna identificare marker che siano specifici delle cellule infette;
    - bisogna sviluppare dei metodi per rilevare i provirus capaci di replicazione;
    - bisogna sviluppare marker non-virologici per quantificare il reservoir complessivo;
    - bisogna validare dei marker da usare negli studi sulla cura e/o remissione di HIV;
    - bisogna caratterizzare e validare dei marker per tutti i sottotipi di HIV.


SCIENZE SOCIALI E SISTEMI SANITARI

  • - bisogna identificare la percezione delle persone con HIV nei confronti della ricerca di una cura;
    - bisogna valutare e aumentare l’impegno di tutti i portatori di interessi;
    - i trial clinici devono essere equi e inclusivi;
    - bisogna definire e valutare i diversi sistemi sanitari per capire quali strategie di cura siano più adatte per ottenere degli effetti a livello di popolazione.

 



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Il comunicato stampa che accompagna l'articolo dice quello che l'articolo ha evitato di ricordare: servono tanti, tanti soldi per attuare questa road map, anche se finora ne sono già stati spesi moltissimi.
  • Increasing financial investments in HIV cure research

    A new analysis released today by the IAS HIV Cure resource tracking group and AVAC shows that global investments in HIV cure funding show a continued positive trend. Among the key findings in the report:

    - US$201.8 million was invested in cure research in 2015, an increase of 25% over the US$160.8 million invested in 2014, and 129% more than the US$88.1 million invested in 2012.
    - The majority of investments (US$187.7 million) came from the public sector. In 2015, the United States contributed the majority of public funding, with France, the European Union, Canada, Switzerland, United Kingdom, South Africa and Australia also making significant contributions to HIV cure research.
    - Another US$14.73 million was invested by philanthropies such as amfAR, CANFAR, Fair Foundation, the Bill and Melinda Gates Foundation and Wellcome Trust.
    “The past four years have demonstrated both significant progress in the search for an HIV cure, and the importance of maintaining and expanding the pace of research in this dynamic and rapidly evolving field,” said IAS President Chris Beyrer. “With the help of our members, the IAS has advanced the HIV cure research field forward from its earliest days. This second Global Scientific Strategy Towards an HIV Cure will be an invaluable roadmap that will help take cure research to the next scientific level.”



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