Dora ha scritto: ↑venerdì 25 agosto 2017, 8:36
Dora ha scritto:1. N6 - un nuovo bNAb
Gli scienziati del NIAID hanno identificato
N6, un nuovo anticorpo che si lega al CD4 e ha enorme potenza ed ampiezza di neutralizzazione: addirittura fino al 98% di varianti di HIV contro le quali è stato testato, compresi 16 ceppi su 20 che erano resistenti ad altri anticorpi della medesima classe (quella del VCR01 di cui si parla nel post sopra a questo).
IMMUNOTERAPIA PASSIVA CON L'ANTICORPO N6 - DA SOLO E IN COMBINAZIONE CON PGT121 - IN UN MODELLO DI SCIMMIE INFETTATE CON SHIV
L'autunno scorso i ricercatori del NIAID hanno comunicato di aver scoperto il nuovo anticorpo N6, oggi esce sul
Journal of Virology un articolo di Dan Barouch e colleghi relativo alla prima sperimentazione di N6
in vivo su scimmie con infezione cronica da SHIV:
Virological Control by the CD4-Binding Site Antibody N6 in Simian-Human Immunodeficiency Virus-Infected Rhesus Monkeys.
Detto in breve, i bNABs al momento disponibili hanno tre diversi target: ci sono quelli che si legano al CD4, quelli che si legano alla regione V3 sulla proteina Env di HIV, quelli che, sempre sulla Env, colpiscono invece le regioni V1 e V2. Gli anticorpi che si legano al CD4 - come è il caso di questo nuovo N6 - sono fra quelli che hanno la capacità di neutralizzazione più ampia, perché riescono a coprire fra il 70 e il 90% dei diversi ceppi di HIV, mentre quelli che si legano a diverse regioni della Env hanno uno spettro di neutralizzazione più ristretto, ma sono più potenti.
Di questo nuovo bNAb N6 sappiamo che unisce una grande ampiezza (neutralizza il 96% di 181 varianti virali) a una notevole potenza (ha un forte potere inibitorio a concentrazioni molto basse). Inoltre, N6 riesce a neutralizzare anche virus che sono resistenti ad altri anticorpi con simile meccanismo di azione.
Tutto questo lo rende un candidato, sia nella prevenzione, sia nella cura dell'infezione.
Tuttavia, queste interessanti caratteristiche si sono studiate soltanto
in vitro, quindi Barouch e colleghi hanno provato a sperimentarlo in un modello di macachi infettati con virus chimera SHIV.
Non hanno però lavorato direttamente con N6, ma con una sua variante,
N6-LS, che ha una potenza molto simile, ma una maggiore emivita nel plasma (8 giorni di contro ai 3 di N6).
Poiché gli studi fatti su modelli animali hanno mostrato che un altro bNAb, PGT121 (che si lega alla regione V3 della Env), ha soppresso efficacemente la viremia e ridotto i livelli di DNA provirale sia nei CD4 del sangue, sia nei linfonodi, si è deciso di studiare l'attività antivirale di N6 anche in combinazione con questo anticorpo e si sono infettate le scimmie con la stessa variante di SHIV contro cui PGT121 si è dimostrato efficace. N6-LS ha mostrato una grande capacità di neutralizzare la variante di SHIV con cui le scimmie erano infettate. Già si sapeva che è di quasi 10 volte superiore a VRC01, sia per potenza, sia per ampiezza di neutralizzazione. Invece, si è visto che è meno potente di PGT121.
18 macachi con infezione cronica da SHIV (da almeno 6 mesi) e viremia stabile hanno dunque ricevuto o una singola infusione di N6-LS o di PGT121, o una infusione dei due anticorpi insieme, o un placebo. Sono poi state valutate la viremia nel sangue e il DNA provirale nei tessuti, insieme anche ai cambiamenti dell'ampiezza di neutralizzazione degli anticorpi e alle risposte dei CD8 a seguito del trattamento. Questo ultimo parametro è stato indagato perché alcuni studi sembrano dimostrare che il trattamento con bNAbs possa stimolare la risposta dell'immunità adattiva, sia aumentando le risposte degli anticorpi neutralizzanti già presenti nei soggetti trattati, sia intensificando le risposte citolitiche dei CD8. A sua volta, avere un miglioramento dell'immunità autologa potrebbe contribuire a controllare il reservoir, quindi studiare le reazioni dei CD8 diventerà un obbligo in tutte le prossime sperimentazioni.
Nel complesso, a 7 giorni dall'infusione, le scimmie trattate avevano viremie molto più basse rispetto alle 4 che avevano ricevuto il placebo.
4 animali su 5 del gruppo N6-LS hanno rapidamente soppresso la viremia nel sangue a livelli irrilevabili (riduzione media di più di 1 log). Il quinto animale, che aveva la viremia più alta, ha avuto una riduzione di 1,45 log, ma non l'ha soppressa.
Nel gruppo PGT121, 4 animali su 5 entro 7 giorni avevano viremia irrilevabile (riduzione media di più di 0,7 log), mentre la quinta scimmia ha raggiunto l'irrilevabilità solo al 42° giorno.
Nel gruppo in cui i 2 bNABs sono stati combinati tutti gli animali avevano viremia irrilevabile al 7° giorno (riduzione media di più di 0,92 log).
In tutti gli animali tranne in uno (che era nel gruppo N6-LS + PGT121) si è avuto il rebound delle viremie. Le cinetiche del declino delle viremie sono state simili in tutti i 3 gruppi trattati, mentre le differenze si sono viste nei tempi di rebound, pur in una ampia variabilità presente all'interno dei gruppi stessi: 2,4 settimane la mediana delle scimmie trattate con N6-LS a fronte di 7,4 e 7 settimane i tempi mediani delle scimmie trattate rispettivamente con solo PGT121 o con la combinazione dei 2 anticorpi.
In sostanza:
tutti e 2 gli anticorpi dati singolarmente hanno soppresso in modo potente ed efficace la viremia. La loro combinazione ha avuto un'efficacia maggiore nel sopprimere la viremia in tutti gli animali. Tuttavia, la combinazione dei 2 bNAbs non ha reso più rapido il declino delle viremie, né ha ritardato il rebound rispetto a PGT121 da solo.
L'ipotesi avanzata da Barouch e colleghi è che la variante di virus usata per infettare le scimmie sia così suscettibile a PGT121 da non permettere di vedere un effetto aggiuntivo nella soppressione virale da parte di N6-LS, specialmente perché questo secondo anticorpo è anche meno potente del primo.
[
DdD: le diminuzioni medie delle VL, però, sono state maggiori nel gruppo trattato solo con N6-LS che in quello trattato con PGT121 - è che il campione era così piccolo da rendere non significative le differenze? Oppure in vivo le cose vanno diversamente che in vitro?]
L'emivita dei due anticorpi è stata di 6 giorni per N6-LS e 10 per PGT121, con un leggero aumento quando sono stati somministrati insieme. Si è confermato quanto visto in tanti altri studi sui bNAbs - che la soppressione della viremia si correla con la maggior presenza dell'anticorpo.
Pur con enorme variabilità fra un animale e l'altro, si sono potuti misurare effetti dei 2 anticorpi (ma non della loro combinazione) sulla riduzione del reservoir di DNA provirale nei CD4 e in diversi tessuti a 2 settimane dall'infusione. A 10 settimane, questi effetti sono svaniti, ma intanto si è potuto confermare che i livelli raggiunti dai due anticorpi nei tessuti linfatici sono stati sufficienti per ottenere un effetto antivirale. Non si è però visto un potenziamento dell'attività contro il reservoir usando i 2 bNAbs in combinazione - il che suggerisce che aumentare ampiezza e potenza di neutralizzazione degli anticorpi può non essere sufficiente e che, per colpire davvero il reservoir, serve anche invertire la latenza del virus.
Se 1 solo macaco dei 14 trattati ha continuato a mantenere viremia irrilevabile, in 12 delle 13 scimmie che hanno avuto il rebound delle viremie è stato possibile studiare anche le mutazioni presenti nei virus dopo il rebound e si è visto che si erano rapidamente create resistenze agli anticorpi.
La somministrazione di una sola infusione di anticorpi non è stata sufficiente a stimolare le reazioni CTL, anzi quel che si è visto è stato un declino della frequenza dei CD8 SHIV-specifici. Ma questo è in linea con quanto si sa che accade quando la diminuzione delle viremie causa una contrazione del comparto delle cellule della memoria, che hanno pochi antigeni contro cui agire. È invece possibile che una immunoterapia passiva prolungata possa mostrare dei cambiamenti nei CD8 sia quantitativi, sia qualitativi.
In ogni caso, la conclusione di Barouch e colleghi è scontata: l'attività
in vivo di N6-LS è stata dimostrata e, anche se in questo specifico modello animale la combinazione di due anticorpi non si è rivelata più efficace della somministrazione singola né sul controllo delle viremie, né nella riduzione del reservoir, il problema è del modello e non della combinazione degli anticorpi. Quindi si faranno altri studi, cercando di utilizzare varianti virali diverse.