EFFETTI COLLATERALI ODEFSEY
EFFETTI COLLATERALI ODEFSEY
Salve a tutti, questo è il mio primo post su questo sito. Da molto tempo seguo questo forum e oggi ho deciso di confrontarmi finalmente con voi. Ho da 6 anni scoperto di aver contratto l'HIV. Ho iniziato la terapia dopo un paio di mesi, seguendo scrupolosamente le indicazioni del mio infettivologo, e ho azzerato la mia viremia gia' nei primi tre quattro mesi di cura. Ho iniziato con Eviplera per il primo anno e mezzo che non mi ha provocato nessun effetto indesiderato. Dopo, il mio infettivologo, mi ha portato a prendere ODEFSEY il quale ha continuato ad essere perfetto per quanto riguarda i risultati di analisi. Di contro c'è che mi da problemi intestinali praticamente quotidiani, DIARREA e sintomi collegati, e non per ultimo da un po' di tempo noto intorpidimento arti in particolare a sinistra del mio corpo. Chiedo se a qualcuno è successo come me, grazie per le vostre eventuali risposte.
Re: EFFETTI COLLATERALI ODEFSEY
Ciao,
“ahimè”, la mia esperienza con Odefsey è stata più che tranquilla, ma la diarrea è possibile...
“ahimè”, la mia esperienza con Odefsey è stata più che tranquilla, ma la diarrea è possibile...
uffa2 ha scritto: ↑venerdì 29 maggio 2020, 19:01se anche tu hai fatto lo switch eviplera > odefsey, il cambio è stato solo da Truvada (TDF) a Vemlidy (TAF), e gli effetti collaterali sono molto simili, anche come frequenze...
Tutto può essere...
da RCP Eviplera
Sintesi del profilo di sicurezza
Nei pazienti mai trattati in precedenza, le reazioni avverse più frequentemente riportate, considerate possibilmente o probabilmente correlate a rilpivirina cloridrato ed emtricitabina/tenofovir disoproxil fumarato sono state nausea (9%), capogiro (8%), sogni anomali (8%), cefalea (6%), diarrea (5%) e insonnia (5%) (dati complessivi degli studi clinici di fase III C209 e C215, vedere paragrafo 5.1). Nei pazienti con soppressione virologica passati a Eviplera, le reazioni avverse più frequentemente riportate, considerate possibilmente o probabilmente correlate a Eviplera, sono state affaticamento (3%), diarrea (3%), nausea (2%) e insonnia (2%) (dati a 48 settimane dello studio di fase III GS-US-264-0106). In questi studi, il profilo di sicurezza di emtricitabina e tenofovir disoproxil fumarato è risultato essere coerente a quello precedentemente sperimentato con gli stessi agenti somministrati singolarmente con altri agenti antiretrovirali.
DA RCP Odefsey
Le reazioni avverse più frequentemente riportate negli studi clinici in pazienti adulti naïve al trattamento che assumevano emtricitabina + tenofovir alafenamide in combinazione con elvitegravir + cobicistat sono state nausea (11%), diarrea (7%) e cefalea (6%).
Le reazioni avverse più frequentemente riportate negli studi clinici in pazienti naïve al trattamento che assumevano rilpivirina cloridrato in combinazione con emtricitabina + tenofovir disoproxil fumarato sono state nausea (9%), capogiri (8%), sogni anormali (8%), cefalea (6%), diarrea (5%) e insonnia (5%).
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Re: EFFETTI COLLATERALI ODEFSEY
Grazie della risposta intanto, ne parlero' col mio medico anche se continuera' come sempre a tranquillizzarmi. Speriamo beneuffa2 ha scritto: ↑martedì 24 maggio 2022, 14:32Ciao,
“ahimè”, la mia esperienza con Odefsey è stata più che tranquilla, ma la diarrea è possibile...uffa2 ha scritto: ↑venerdì 29 maggio 2020, 19:01se anche tu hai fatto lo switch eviplera > odefsey, il cambio è stato solo da Truvada (TDF) a Vemlidy (TAF), e gli effetti collaterali sono molto simili, anche come frequenze...
Tutto può essere...
da RCP Eviplera
Sintesi del profilo di sicurezza
Nei pazienti mai trattati in precedenza, le reazioni avverse più frequentemente riportate, considerate possibilmente o probabilmente correlate a rilpivirina cloridrato ed emtricitabina/tenofovir disoproxil fumarato sono state nausea (9%), capogiro (8%), sogni anomali (8%), cefalea (6%), diarrea (5%) e insonnia (5%) (dati complessivi degli studi clinici di fase III C209 e C215, vedere paragrafo 5.1). Nei pazienti con soppressione virologica passati a Eviplera, le reazioni avverse più frequentemente riportate, considerate possibilmente o probabilmente correlate a Eviplera, sono state affaticamento (3%), diarrea (3%), nausea (2%) e insonnia (2%) (dati a 48 settimane dello studio di fase III GS-US-264-0106). In questi studi, il profilo di sicurezza di emtricitabina e tenofovir disoproxil fumarato è risultato essere coerente a quello precedentemente sperimentato con gli stessi agenti somministrati singolarmente con altri agenti antiretrovirali.
DA RCP Odefsey
Le reazioni avverse più frequentemente riportate negli studi clinici in pazienti adulti naïve al trattamento che assumevano emtricitabina + tenofovir alafenamide in combinazione con elvitegravir + cobicistat sono state nausea (11%), diarrea (7%) e cefalea (6%).
Le reazioni avverse più frequentemente riportate negli studi clinici in pazienti naïve al trattamento che assumevano rilpivirina cloridrato in combinazione con emtricitabina + tenofovir disoproxil fumarato sono state nausea (9%), capogiri (8%), sogni anormali (8%), cefalea (6%), diarrea (5%) e insonnia (5%).
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Re: EFFETTI COLLATERALI ODEFSEY
Ma poi qualcuno potrebbe illuminarmi su queste percentuali a cui vengono riportati questi risultati?
Immagino che in un'indagine statistica vengano inclusi, persone di colore, di diverso sesso, diverse età, una corretta equi distribuzione di persone diagnosticate in fase avanzata (aids) , fase diciamo intermedia (nadir 350 cd4) e persone neodiagnosticate (500 cd4(. Una corretta percentuale di persone con e senza patologia concomitanti tutto equamente distribuito.
Oppure un'analisi statistica che si basa percentualmente sulle diagnosi e raccogliendone un campione rappresentativo.
Ad esempio il 40% in usa è stato diagnosticato in stato avanzato, nel gruppo di analisi vi è questa percentuale.
Oppure il 50% delle diagnosi totali riguarda la popolazione di colore, bene nell'analisi sarà rappresentato il 50%.
Quello che, e spero che qualcuno mi smentisca, vengano prese in considerazione solo persone con altissimi cd4, ottimo stato di salute,una minoranza di latini e neri e donne.
Spero di sbagliarmi, perchè se fosse così, quelle statistiche, sarebbero totalmente sballate.
Qualcosa di simile, ma occorre ribadirlo, di diverso accade nelle strategie di cura, dove il 70-80 per cento della popolazione è africana ma vi è un solo trial che coinvolge queste popolazioni, il restante è in america e persone bianche.
Questa cosa viene anche criticata nel webinar gestito da Sharon Lewin nello Ias 2022.
https://www.youtube.com/watch?v=nFmLOcmYCFM&t=4261s
Spero che qualcuno/a mi illumini in tal senso e spero di sbagliarmi
Immagino che in un'indagine statistica vengano inclusi, persone di colore, di diverso sesso, diverse età, una corretta equi distribuzione di persone diagnosticate in fase avanzata (aids) , fase diciamo intermedia (nadir 350 cd4) e persone neodiagnosticate (500 cd4(. Una corretta percentuale di persone con e senza patologia concomitanti tutto equamente distribuito.
Oppure un'analisi statistica che si basa percentualmente sulle diagnosi e raccogliendone un campione rappresentativo.
Ad esempio il 40% in usa è stato diagnosticato in stato avanzato, nel gruppo di analisi vi è questa percentuale.
Oppure il 50% delle diagnosi totali riguarda la popolazione di colore, bene nell'analisi sarà rappresentato il 50%.
Quello che, e spero che qualcuno mi smentisca, vengano prese in considerazione solo persone con altissimi cd4, ottimo stato di salute,una minoranza di latini e neri e donne.
Spero di sbagliarmi, perchè se fosse così, quelle statistiche, sarebbero totalmente sballate.
Qualcosa di simile, ma occorre ribadirlo, di diverso accade nelle strategie di cura, dove il 70-80 per cento della popolazione è africana ma vi è un solo trial che coinvolge queste popolazioni, il restante è in america e persone bianche.
Questa cosa viene anche criticata nel webinar gestito da Sharon Lewin nello Ias 2022.
https://www.youtube.com/watch?v=nFmLOcmYCFM&t=4261s
Spero che qualcuno/a mi illumini in tal senso e spero di sbagliarmi
Re: EFFETTI COLLATERALI ODEFSEY
Non credo bisogna sperare, ma credo piuttosto siano piani statistici approfonditamente studiati e approvati.
Re: EFFETTI COLLATERALI ODEFSEY
Caro @giovane888, non hai mica fatto una domanda pellegrina…
Vi propongo qualche riflessione.
I pazienti sono quelli degli studi registrativi (fase 3), con tutto il bene e tutto il male che ne viene, sono pazienti mediamente “più sani”, con un sacco di comorbilità e incidenti anamnestici che escludono la partecipazione agli studi, di solito sono mediamente “giovani”, si cerca di fare in modo che i due sessi siano rappresentati adeguatamente e lo stesso per i principali gruppi etnici, quantomeno per consentire una potenza statistica sufficiente dello studio tale da generare analisi di sottogruppo significative.
È possibile che l’appartenenza a differenti comunità possa incidere su rischi ed effetti collaterali (una donna messicana avrà le stesse performance di un afroamericano della bible belt, e questi come sui rapporterà con un tranquillo piccolo borghese di un capoluogo della Padania?); ahinoi, per quanto vasti e multinazionali possano essere gli studi saranno sempre dei begli abiti d’alta sartoria … industriale, dal taglio perfetto ma dalla taglia standardizzata.
Gli studi post-marketing (fase IV) sono importantissimi, perché ti dicono cosa succede nei “pazienti reali” ma, proprio per questo, spostano il focus dall’efficacia/sicurezza DEL farmaco all’efficacia/sicurezza NEL paziente, il ché da un punto di vista retorico fa sembrare tutti più attenti al povero paziente, ma allo stesso tempo carica sui singoli storie cliniche diversissime.
Qual è quindi la risposta?
La mia riposta è che bisogna essere “analogici”, cercare di seguire le forme della descrizione anziché pretendere una corrispondenza perfetta: guardare quei numeri e dire “mmm, questo effetto è frequente, nulla esclude che la mia diarrea sia causata da quello” (ma comunque chiedersi se non c’è nulla nel stile di vita che possa favorirla od ostacolarla) oppure “vabbe’ che so’ sfigato, ma questo è proprio un effetto raro, non è che magari si tratta di altra causa?”, poi pesare il tutto e parlarne con l’infettivologo, con “umiltà” ma anche co la serena coscienza che se quell’effetto ci dà fastidio è meglio cercare una strada alternativa (se non ci “costa” di più che tenerci l’effetto)…
Vi propongo qualche riflessione.
I pazienti sono quelli degli studi registrativi (fase 3), con tutto il bene e tutto il male che ne viene, sono pazienti mediamente “più sani”, con un sacco di comorbilità e incidenti anamnestici che escludono la partecipazione agli studi, di solito sono mediamente “giovani”, si cerca di fare in modo che i due sessi siano rappresentati adeguatamente e lo stesso per i principali gruppi etnici, quantomeno per consentire una potenza statistica sufficiente dello studio tale da generare analisi di sottogruppo significative.
È possibile che l’appartenenza a differenti comunità possa incidere su rischi ed effetti collaterali (una donna messicana avrà le stesse performance di un afroamericano della bible belt, e questi come sui rapporterà con un tranquillo piccolo borghese di un capoluogo della Padania?); ahinoi, per quanto vasti e multinazionali possano essere gli studi saranno sempre dei begli abiti d’alta sartoria … industriale, dal taglio perfetto ma dalla taglia standardizzata.
Gli studi post-marketing (fase IV) sono importantissimi, perché ti dicono cosa succede nei “pazienti reali” ma, proprio per questo, spostano il focus dall’efficacia/sicurezza DEL farmaco all’efficacia/sicurezza NEL paziente, il ché da un punto di vista retorico fa sembrare tutti più attenti al povero paziente, ma allo stesso tempo carica sui singoli storie cliniche diversissime.
Qual è quindi la risposta?
La mia riposta è che bisogna essere “analogici”, cercare di seguire le forme della descrizione anziché pretendere una corrispondenza perfetta: guardare quei numeri e dire “mmm, questo effetto è frequente, nulla esclude che la mia diarrea sia causata da quello” (ma comunque chiedersi se non c’è nulla nel stile di vita che possa favorirla od ostacolarla) oppure “vabbe’ che so’ sfigato, ma questo è proprio un effetto raro, non è che magari si tratta di altra causa?”, poi pesare il tutto e parlarne con l’infettivologo, con “umiltà” ma anche co la serena coscienza che se quell’effetto ci dà fastidio è meglio cercare una strada alternativa (se non ci “costa” di più che tenerci l’effetto)…
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Re: EFFETTI COLLATERALI ODEFSEY
anche secondo me ho il forte dubbio che siano sottostimate quelle percentuali e vengano presi come esempio i pazienti migliori o tra i migliori.
Inoltre pubblicano di tutte le ricerche chi selezionano e chi non selezionano, ma di questi effetti e di queste persone scelte non sì sà nulla di nulla.
Magari uffa tu ne sai qualcosa o conosci il sito.
Inoltre, dopo quando vengono riscontrati? Perchè se mi analizzi un farmaco dopo uno o due anni e mi dici quegli effetti collaterali, è ben diverso dopo ad esempio 10 anni.
Ecco anche perchè poi emergono di continuo effetti collaterali in "real life".
Insomma bisogna tenere sotto controllo e discutere con il medico, perchè molti di questi effetti a medio e lungo termine sono sconosciuti e imprevedibili. E il principio di "rotazione dei farmaci" serve anche a quello, anche in caso di soppressione virologica.
Inoltre pubblicano di tutte le ricerche chi selezionano e chi non selezionano, ma di questi effetti e di queste persone scelte non sì sà nulla di nulla.
Magari uffa tu ne sai qualcosa o conosci il sito.
Inoltre, dopo quando vengono riscontrati? Perchè se mi analizzi un farmaco dopo uno o due anni e mi dici quegli effetti collaterali, è ben diverso dopo ad esempio 10 anni.
Ecco anche perchè poi emergono di continuo effetti collaterali in "real life".
Insomma bisogna tenere sotto controllo e discutere con il medico, perchè molti di questi effetti a medio e lungo termine sono sconosciuti e imprevedibili. E il principio di "rotazione dei farmaci" serve anche a quello, anche in caso di soppressione virologica.
Re: EFFETTI COLLATERALI ODEFSEY
Temo di non essere stato chiaro.
Il problema dei pazienti degli studi è ben noto: se vuoi capire come funziona il farmaco, devi usare pazienti che introducano troppe variabili con la loro storia personale; se un paziente ha il fegato o i reni già indeboliti non potrà fornire dati affidabili sulla sicurezza di un farmaco e così via… per questo i pazienti degli studi registrativi sono “più sani” di quelli reali. Gli studi di mondo reale sono in questo più vicini al vero, ma non è che di solito portino rivelazioni sconvolgenti.
I due tipi di studi vanno visti assieme:
- “come funziona il farmaco” → studio randomizzato in cieco
- “cosa posso aspettarmi nei pazienti” → studio real world
Di solito lo studio real world ti fa capire meglio in quali pazienti il farmaco funziona di più o è più accettato, risponde ad alcuni dubbi sulla sicurezza e ti fa affinare le strategie, ma non capovolge gli studi registrativi. Gli studi di mondo reale sono utilissimi per confrontare le strategie terapeutiche, perché gli studi di registrazione non sono quasi mai studi di confronto verso altri farmaci; ricordo un caso nella sclerosi multipla, con un farmaco israeliano (il copaxone) a cui pochi credevano, più per pregiudizio che per altro, e che però alla fine ha dimostrato nella pratica reale di avere un’efficacia sostanzialmente simile a quella degli interferoni, con minori effetti collaterali, e ha conquistato il mercato.
Gli effetti collaterali indicati nel “Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto” di ogni farmaco sono principalmente quelli emersi durante gli studi registrativi di fase 3, quindi i pazienti sono quelli descritti in quegli studi. Quando il farmaco è già sul mercato, se ci sono effetti nuovi o variazioni significative nelle frequenze, allora viene decisa una modifica del RCP per segnalarli.
Gli effetti avversi sostanzialmente si manifestano nel breve termine, quelli a medio-lungo termine comunque non sono inattesi, perché gli stessi studi registrativi durano sempre più di quanto progettato: lo studio è a un anno, ma una volta iniziato a somministrare la terapia molti pazienti la continuano anche dopo la fine dello studio (extended access) e quei dati sono conservati ed esaminati, insomma in breve tempo si sa tutto di un farmaco…
Bisogna sì tenere sotto controllo e, siccome si sa se ci sono effetti a lungo termine, fare attenzione ai marcatori specifici, ma questo è compito dell’infettivologo…
Il problema dei pazienti degli studi è ben noto: se vuoi capire come funziona il farmaco, devi usare pazienti che introducano troppe variabili con la loro storia personale; se un paziente ha il fegato o i reni già indeboliti non potrà fornire dati affidabili sulla sicurezza di un farmaco e così via… per questo i pazienti degli studi registrativi sono “più sani” di quelli reali. Gli studi di mondo reale sono in questo più vicini al vero, ma non è che di solito portino rivelazioni sconvolgenti.
I due tipi di studi vanno visti assieme:
- “come funziona il farmaco” → studio randomizzato in cieco
- “cosa posso aspettarmi nei pazienti” → studio real world
Di solito lo studio real world ti fa capire meglio in quali pazienti il farmaco funziona di più o è più accettato, risponde ad alcuni dubbi sulla sicurezza e ti fa affinare le strategie, ma non capovolge gli studi registrativi. Gli studi di mondo reale sono utilissimi per confrontare le strategie terapeutiche, perché gli studi di registrazione non sono quasi mai studi di confronto verso altri farmaci; ricordo un caso nella sclerosi multipla, con un farmaco israeliano (il copaxone) a cui pochi credevano, più per pregiudizio che per altro, e che però alla fine ha dimostrato nella pratica reale di avere un’efficacia sostanzialmente simile a quella degli interferoni, con minori effetti collaterali, e ha conquistato il mercato.
Gli effetti collaterali indicati nel “Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto” di ogni farmaco sono principalmente quelli emersi durante gli studi registrativi di fase 3, quindi i pazienti sono quelli descritti in quegli studi. Quando il farmaco è già sul mercato, se ci sono effetti nuovi o variazioni significative nelle frequenze, allora viene decisa una modifica del RCP per segnalarli.
Gli effetti avversi sostanzialmente si manifestano nel breve termine, quelli a medio-lungo termine comunque non sono inattesi, perché gli stessi studi registrativi durano sempre più di quanto progettato: lo studio è a un anno, ma una volta iniziato a somministrare la terapia molti pazienti la continuano anche dopo la fine dello studio (extended access) e quei dati sono conservati ed esaminati, insomma in breve tempo si sa tutto di un farmaco…
Bisogna sì tenere sotto controllo e, siccome si sa se ci sono effetti a lungo termine, fare attenzione ai marcatori specifici, ma questo è compito dell’infettivologo…
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