Lupone ha scritto: ↑mercoledì 24 febbraio 2021, 11:21
Com'è la privacy nel vostro ospedale?
Al Cro inesistente. Ci sono 4 ambulatori intercomunicanti tra loro tramite una porta a soffietto e in pratica si sente tutto quello che dite.
Il fatto è che si sente anche fuori dagli ambulatori. Mi ricordo di una coppia marito moglie distinti, entrare nell'ambulatorio , prima di me per una visita e ad un certo punto si sente ad alta voce : MA SIGNORA QUELLI CHE LEI HA IN MEZZO ALLE GAMBE SONO CONDILOMI .. quando sono usciti non sapevo dove guardare.
Nei vostri centri sono piu rigorosi?
P.s. sto ancora aspettando i farmaci eh...
Il CRO di Aviano è stato il primo centro dove mi rivolsi per l'hiv (ma ti parlo del 1985) e se devo dare un giudizio ora, dopo molti anni: pessimo, soprattutto a causa dell'allora primario (spero vivamente sia andato in pensione e che si dedichi al giardinaggio). All'epoca al CRO non ho avuto problemi di privacy, piuttosto di trattamento. Mi hanno fatto tutte le analisi possibili e concepibili, compreso due biopsie, ma con una disumanità e un gelo che non posso dimenticare. In seguito tornai in Africa e quando rientravo, la visita di controllo mi costava 300.000 lire. Sapevo che era una truffa, ma pagavo e ripartivo, non volevo rogne.
A quel tempo al CRO mi feci un'amica, giovane e rampante dottoressa di Milano, che dopo i metodi visti al CRO si trasferì al centro tumori di Lione, dove trascorse tutta la sua vita professionale, fino alla pensione. (Ci siamo letti via mail ultimamente). Poi venne chiamata nuovamente ad Aviano e ora opera lì, nella direzione scientifica. Una carissima persona, l'unica in quell'ambiente che all'epoca mi abbia aiutato psicologicamente a superare le mie paure. L'unica che dopo la diagnosi positiva, si oppose alla mia decisione di tornare in Africa, perché, come disse, la vita è in mano alla scelta dell'individuo, non all'imposizione dei medici. All'epoca il sieropositivo era considerato un appestato, con stampa e televisione che ci andavano giù di brutto. Non esistevano cure. Ero più che depresso, pronto a morire. Tornare in Africa mi salvò la vita e lei ne fu partecipe.