Demenza HIV-correlata
Re: Demenza HIV-correlata
Infine, sempre ieri è uscito uno studio (italiano, dell'Università dell'Aquila) in cui si evidenzia un effetto preventivo dei flavonodi nel cioccolato sull'insorgenza dell'Alzheimer (nonchè nella prevenzione della insulinoresistenza):
Abstract (su Hypertension):
http://hyper.ahajournals.org/content/ea ... 0.abstract
Articolo divulgativo in italiano:
http://www.tgcom24.mediaset.it/salute/a ... eimer.shtm
Abstract (su Hypertension):
http://hyper.ahajournals.org/content/ea ... 0.abstract
Articolo divulgativo in italiano:
http://www.tgcom24.mediaset.it/salute/a ... eimer.shtm
Ultima modifica di skydrake il mercoledì 15 agosto 2012, 21:59, modificato 1 volta in totale.
Re: Demenza HIV-correlata
oooohhh queste sì che sono notizie interessanti: ogni cosa che diustifichi la mia passione per il cioccolato è degna di essere pubblicata ALMENO sul New England Journal... 

HIVforum ha bisogno anche di te!
se vuoi offrire le tue conoscenze tecniche o linguistiche (c'è tanto da tradurre) o sostenere i costi per mantenere e sviluppare HIVforum, contatta con un PM stealthy e uffa2, oppure scrivi a staff@hivforum.info
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Re: Demenza HIV-correlata
Mi spiace Uffa, ma per te è più indicato il tè verde.uffa2 ha scritto:oooohhh queste sì che sono notizie interessanti: ogni cosa che diustifichi la mia passione per il cioccolato è degna di essere pubblicata ALMENO sul New England Journal...

Re: Demenza HIV-correlata
che vi venga il cagotto: io il tè verde lo bevo, ma il cioccolato è più buono! 

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Re: Demenza HIV-correlata
Domandina: ho letto tutto, ma non trovo una cosa: I tempi? cioè dopo quanto tempo succede ciò? Da quanto tempo erano/non erano sotto HAART? Che le vostre menti mi illuminino!
ps: intendo i deficit cognitivi, non il cioccolato!
ps: intendo i deficit cognitivi, non il cioccolato!

Demenza HIV-correlata
Sono estremamente variabili da persona a persona e in ogni caso difficili da attribuire con certezza solo all'HIV (nel senso che io stesso ho conosciuto tipi fusi di testa anche prima del contagio). In ogni caso sembrano direttamente proporzionali alla carica virale (se non di più: fino a una certa soglia forse il cervello riesce a fronteggiare, poi comincia ad andare tutto a ramengo).
L'importante è mantenere la carica virale bassa.
Nel 1989, quando non esistevano antiretrovirali, la percentuale di hiv+ con deficit neurocognitivi era del 7% (anche perché in proporzione vi erano molti più eroinomani), adesso al 0,9%, mi pare, NON RICORDO.
L'importante è mantenere la carica virale bassa.
Nel 1989, quando non esistevano antiretrovirali, la percentuale di hiv+ con deficit neurocognitivi era del 7% (anche perché in proporzione vi erano molti più eroinomani), adesso al 0,9%, mi pare, NON RICORDO.
Re: Demenza HIV-correlata
uffa2 ha scritto:che vi venga il cagotto: io il tè verde lo bevo, ma il cioccolato è più buono!




Da http://www.medpagetoday.com/GarySchwitzer/34200
Re: Demenza HIV-correlata
Riprendendo questo argomento, di cui pero già era stato aperto quest'altra discussione:
http://hivforum.info/forum/viewtopic.ph ... t=dementia
Che esordiva sul ruolo nel cervello delle quasi-specie(ceppi) dual-tropiche (dette anche CXCR4-tropiche, R4-tropiche, macrofago-tropiche).
Viceversa questo thread esordiva sul ruolo dell'effetto citotossico dell'HIV nel cervello: di come questo virus, soprattutto per via della glicoproteina gp120, cerca di riempire il cervello di spazzatura e come va ad interferire con i meccanismi di autopulitura e di riparazione celebrali.
-------------
Si segnala un ulteriore studio che analizza un'altro fattore molto importante per la predisposizione alla demenza HIV-correlata: la reazione del sistema immunitario nel cervello a causa indotta dall'HIV.
La sovrareazione puo' portare ad uno stato infiammatorio permanente alla lunga favoriscono il declino delle facoltà celebrali:
http://www.medicalnewstoday.com/releases/282017.php
Lo stato infiammatorio nel cervello si può misurare anche attraverso questa proteina:
http://www.medicalnewstoday.com/releases/282317.php
Ovviamente l'esame principale è vedere se è in corso ancora la replicazione dell'HIV nel cervello, cosa che, almeno ad un ritmo molto ridotto, spesso persiste nonostante la carica virale zero nel sangue:
http://www.aidsmeds.com/articles/CSF_re ... 6261.shtml
In ogni caso il cervello ha una certa capacità di recupero anche ad agenti non HIV-correlati:
http://www.lescienze.it/news/2014/09/15 ... 86976/?rss
Il declino delle facoltà mentali con l'età resta un fenomeno diffusissimo in tutta la popolazione anche sieronegativa:
http://www.pharmastar.it/index.html?cat=32&id=16153
Di cui si riporta:
" risultati dello studio hanno mostrato come nei grandi anziani i tassi di prevalenza della demenza, pur non aumentando esponenzialmente, continuino a crescere gradualmente con l’età, anche nelle età più avanzate, e non tendano a stabilizzarsi o addirittura a diminuire come era stato ipotizzato.
La demenza sembrerebbe dunque più un processo associato all’invecchiamento (aging-related) che una patologia associata a una certa età (age-related). "
E' ormai attestato che declino delle funzioni celebrali col passare degli anni prosegue statisticamente ad un ritmo più veloce nei pazienti sieropositivi rispetto ai pazienti sieronegativi, la percentuale dei pazienti che hanno sviluppato una demenza HIV-correlata è decisamente calata:
http://www.aidsmap.com/page/2868005/
Miglioramento della situazione attribuibile ai trattamenti antiretrovirali:
http://www.aidsmeds.com/articles/neuroc ... 6060.shtml
Mettendo insieme gli ultimi due sudi si potrebbe dedurre che la più il differenziale tra gli anziani sieropositivi e quelli sieronegativi è attribuibile alla percentuale dei primi che nel passare degli anni non fanno uso di antiretrovirali, o non sono riusciti a controllare la carica virale nel cervello causa i ceppi dual-tropici, o la cui genetica, alimentazione e stile di vita (fumo), li porta a mantenere una condizione non ottimale per l'attività dei meccanismi di autopulitura e riparazione nel cervello.
L'efficienza di meccanismi compensatori paiono dunque ancor più importanti per i pazienti sieropositivi causa l'intrinseco carico maggiore, nonchè alle interferenze, dovute a questa malattia.
http://hivforum.info/forum/viewtopic.ph ... t=dementia
Che esordiva sul ruolo nel cervello delle quasi-specie(ceppi) dual-tropiche (dette anche CXCR4-tropiche, R4-tropiche, macrofago-tropiche).
Viceversa questo thread esordiva sul ruolo dell'effetto citotossico dell'HIV nel cervello: di come questo virus, soprattutto per via della glicoproteina gp120, cerca di riempire il cervello di spazzatura e come va ad interferire con i meccanismi di autopulitura e di riparazione celebrali.
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Si segnala un ulteriore studio che analizza un'altro fattore molto importante per la predisposizione alla demenza HIV-correlata: la reazione del sistema immunitario nel cervello a causa indotta dall'HIV.
La sovrareazione puo' portare ad uno stato infiammatorio permanente alla lunga favoriscono il declino delle facoltà celebrali:
http://www.medicalnewstoday.com/releases/282017.php
Lo stato infiammatorio nel cervello si può misurare anche attraverso questa proteina:
http://www.medicalnewstoday.com/releases/282317.php
Ovviamente l'esame principale è vedere se è in corso ancora la replicazione dell'HIV nel cervello, cosa che, almeno ad un ritmo molto ridotto, spesso persiste nonostante la carica virale zero nel sangue:
http://www.aidsmeds.com/articles/CSF_re ... 6261.shtml
In ogni caso il cervello ha una certa capacità di recupero anche ad agenti non HIV-correlati:
http://www.lescienze.it/news/2014/09/15 ... 86976/?rss
Il declino delle facoltà mentali con l'età resta un fenomeno diffusissimo in tutta la popolazione anche sieronegativa:
http://www.pharmastar.it/index.html?cat=32&id=16153
Di cui si riporta:
" risultati dello studio hanno mostrato come nei grandi anziani i tassi di prevalenza della demenza, pur non aumentando esponenzialmente, continuino a crescere gradualmente con l’età, anche nelle età più avanzate, e non tendano a stabilizzarsi o addirittura a diminuire come era stato ipotizzato.
La demenza sembrerebbe dunque più un processo associato all’invecchiamento (aging-related) che una patologia associata a una certa età (age-related). "
E' ormai attestato che declino delle funzioni celebrali col passare degli anni prosegue statisticamente ad un ritmo più veloce nei pazienti sieropositivi rispetto ai pazienti sieronegativi, la percentuale dei pazienti che hanno sviluppato una demenza HIV-correlata è decisamente calata:
http://www.aidsmap.com/page/2868005/
Miglioramento della situazione attribuibile ai trattamenti antiretrovirali:
http://www.aidsmeds.com/articles/neuroc ... 6060.shtml
Mettendo insieme gli ultimi due sudi si potrebbe dedurre che la più il differenziale tra gli anziani sieropositivi e quelli sieronegativi è attribuibile alla percentuale dei primi che nel passare degli anni non fanno uso di antiretrovirali, o non sono riusciti a controllare la carica virale nel cervello causa i ceppi dual-tropici, o la cui genetica, alimentazione e stile di vita (fumo), li porta a mantenere una condizione non ottimale per l'attività dei meccanismi di autopulitura e riparazione nel cervello.
L'efficienza di meccanismi compensatori paiono dunque ancor più importanti per i pazienti sieropositivi causa l'intrinseco carico maggiore, nonchè alle interferenze, dovute a questa malattia.