
( http://www.repubblica.it/persone/2012/1 ... 43690096/1)
Non credo assolutamente che Don Cazzi sia, nel complesso, un cattivo uomo o un cattivo prete. Ciò che però mi lascia sempre più perplesso è la sua ostinazione, di stampo un po' alchemico, e dunque pagano, nel voler trasformare la mërda in oro.
Gli esempi sono ormai innumerevoli, a cominciare da certe "veline" che lui riteneva facilissimamente trasformabili in mezze sante, mentre quindici giorni dopo apparivano, con sua ridicola ma sincera sorpresa, su qualche calendario per camionisti con tutte le labbra possibili e immaginabili divaricate a più non posso (e in seguito, pur vestite di tutto punto, facevano anche peggio), passando per pluriassassine in erba manifestamente irrecuperabili, per finire (dico ad oggi, poi non si sa) a vecchi marcioni cui è andata storta e che, com'è naturale, trovano di gran lunga preferibile farsi fotografare con un paio di piante di peperoncino in mano che marcire in galera.
Una cosa sono la carità cristiana e lo sforzo evangelico di far fruttare (del tutto presunti) talenti mal investiti; un'altra è una coglionaggine irriducibile. Temo che nel personaggio in oggetto prevalga ormai nettamente la seconda.