Ciao Leon intervengo solo con poche parole, purtroppo trovano il tempo che hanno, e non sono di nessuna utilità pratica lo so, ma vorrei dirti che comprendo molto bene quello che hai scritto, non perchè me la vivi anche io così, ma perchè sembri mio fratello.
Quando rimaniamo soli io e lui, a volte si lascia andare in queste considerazioni, ed io sento addosso tutta la sua stanchezza, la sua fragilità, la sua lucidità, purtroppo non trovo le parole giuste per fargli coraggio, per dirgli che non è vero, che non si è perduto del tutto, e che se anche è malato e più limitato, lui è sempre lui, come tu sei sempre Leon, e allora non riesco a fare nient'altro che dargli un colpetto sul braccio e chiedergli di andarcene a fare un giro.
Così camminando a volte ci perdiamo in discorsi forse banali, saltando (io) frequentemente di pala in frasca, come ad esempio se sia meglio tagliare l'erba in un modo, per poi passare immediatamente a parlare di quello che aveva sul banchetto il pescivendolo questa settimana, o se quest'anno ci siano poche cimici perchè il mais è bruciato tutto.
Vicino a noi c'è la campagna con tanti alberi e tanta quiete, spesso con la bella stagione ci fermiamo a sedere su una panchina a guardare passar le macchine, fumiamo due o tre sigarette, e poi torniamo verso casa mia, dopodiché lui mi fa un cenno con la mano di saluto e mi dice - ci vediamo - io lo guardo salire in macchina e lo seguo con lo sguardo fino alla curva, poi salgo in casa.
Ecco mi piacerebbe passarti queste mie immagini inutili che nulla producono ai fini di una soluzione per farti stare meglio, sono solo momenti che io passo con lui e che sono pure difficili da trasmettere, per la sensazione che lasciano ad entrambi, però a noi fanno bene.
