
Nella speranza che il titolo in prima pagina possa essere corretto, abbiamo scritto al direttore:
Gentile Direttore,
osserviamo con rammarico la scelta di facile presa sulle paure del pubblico, che il Suo Giornale ha fatto titolando il box di lancio dell’articolo http://affaritaliani.libero.it/sicilia/ ... 91112.html con un pesante “Sieropositivo adescava via web e nei bagni”.
Confidiamo che concorderà che l’elemento grave del racconto NON era la sieropositività di quella persona, ma il fatto che si rivolgesse a ragazzi al di sotto dell’età del consenso: era un pedofilo che adescava bambini, per definizione non in grado di decidere con autonomia e coscienza se e come avere rapporti sessuali, se e come accettare il rischio di una vasta serie di possibili infezioni, delle quali l’HIV è solo una delle tante e non necessariamente la più grave.
Come saprà, l’infezione da HIV è una malattia grave, fortunatamente controllata –ma purtroppo non curata- in maniera quasi completa dai cocktail di farmaci, e la sfida è oggi quella dell’eradicazione.
Ebbene, mentre la ricerca ha compiuto in questi anni passi avanti semplicemente sconvolgenti per la rapidità e l’efficacia, la società purtroppo non è stata altrettanto veloce e noi persone sieropositive viviamo la condizione di chi non pensa più di essere un condannato a morte, ma vede di fronte a se una –fortunatamente- lunga vita in cui sarà costretto a nascondersi dal pregiudizio.
Dopodomani, caro direttore, ricorre l’annuale “World AIDS Day”, giornata in cui i media fanno opera di sensibilizzazione e solidarietà. È veramente doloroso che il Suo Giornale abbia titolato in maniera così fuorviante, additando ancora una volta l’untore, dipingendo un delinquente come “più” delinquente per il fatto di essere malato e rafforzando quel pregiudizio con cui ogni giorno siamo costretti a confrontarci.
Grazie per l’attenzione.