Lambertenghi: le staminali fra scienza e diritto (STAMINA!)

I più importanti avanzamenti medico-scientifici al di fuori del campo HIV.
Dora
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Re: Lambertenghi: le cellule staminali fra scienza e diritto

Messaggio da Dora » lunedì 8 luglio 2013, 9:56

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Da http://www.agi.it/cronaca/notizie/20130 ... do_di_cura

  • Lorenzin allerta: "Di fronte a vicende come questa che riguardano la sperimentazione di cure per malattie rare con metodologie non ortodosse e' evidente che ci possano essere interessi economici in agguato".


E infatti:

“Dietro Stamina una multinazionale della cosmetica”

I soldi e gli interessi internazionali sul metodo Vannoni

VALENTINA ARCOVIO
08/07/2013


Mister Stamina non è solo. Dietro le quinte della battaglia intrapresa da Davide Vannoni e la sua Stamina Foundation si celano strutture e persone che nelle cellule mesenchimali hanno visto un proficuo business, prima di una potenziale terapia salva-vita ancora da accertare. Il primo tassello di questa intricata tela si chiama Medestea, una multinazionale farmaceutica che commercializza, tra le altre cose, prodotti cosmetici e integratori.

Il collegamento tra Medestea e Stamina è ormai pacifico. Lo stesso Vannoni, infatti, ha ammesso che la multinazionale farmaceutica si è impegnata a finanziare le attività della Fondazione Stamina. «Medestea doveva finanziare parte della nostra attività con due milioni di euro – dichiara Vannoni - ma è in crisi di liquidità, per cui ce ne ha dati solo 450mila. Speriamo che ci siano altri versamenti». Medestea, il cui presidente è l’industriale Gianfranco Merizzi, è una società che in passato ha già avuto a che fare con le autorità. Precisamente 14 anni fa, quando il pm torinese Raffaele Guariniello, ora impegnato a indagare su Stamina, ha messo sotto inchiesta il Cellulase, un prodotto anti-cellulite commercializzato da Medestea.

«Il coinvolgimento di una multinazionale con Stamina dimostra quindi che c’è un evidente interesse economico sul metodo di Vannoni», dice Elena Cattaneo docente all’Università di Milano e direttrice del centro di ricerca sulle cellule staminali UniStem. Interesse che avrebbe lo scopo di arrivare ad una vera e propria deregulation dell’uso delle cellule mesenchimali facendone passare l’utilizzo non come un farmaco, ma come un trapianto, come espressamente auspicato da Stamina e Medestea. In questo modo infatti l’uso delle staminali seguirebbe iter meno rigidi, eliminando alcune delle fasi della sperimentazione che sono invece necessarie per approvare un farmaco e per definirne la sicurezza ed efficacia. Anche il dibattito svolto in Parlamento per la conversione in legge del decreto Balduzzi - che avvia la sperimentazione a spese del pubblico (3 milioni di euro) ha risentito di questa azione.

Nel tavolo tecnico organizzato da Balduzzi, la stragrande maggioranza dei rappresentanti scientifici non ha nascosto le profonde perplessità verso Vannoni e il metodo Stamina. L’unica voce fuori dal coro, secondo chi ha partecipato ai lavori, sarebbe stata quella di Camillo Ricordi, docente all’Università di Miami, Florida, dove dirige il celebre Diabetes Research Institute (Dri) e la divisione del Centro Trapianti. «Nel suo intervento - riferisce Michele De Luca, direttore del Centro di Medicina Rigenerativa Stefano Ferrari dell’Università di Modena e Reggio Emilia - Ricordi ha spiegato perché a suo avviso le terapie a base di cellule staminali, quindi anche quelle di Vannoni, dovessero essere regolate come i trapianti e quindi non sottoposte alle fasi II e III della sperimentazione prima del loro ufficiale impiego. Inoltre ha sottoposto alla nostra attenzione un documento che, secondo lui, avrebbe dimostrato che la politica di Usa e Giappone sulle staminali stesse andando verso una deregolamentazione. In realtà, in quei documenti abbiamo letto solo una proposta che un certo Arnold Caplan voleva fare agli enti regolatori americani».

Arnold Caplan è presidente della Osiris Therapeutics, società americana che come Medestea è interessata alle staminali. Ricordi e Caplan avrebbero avuto rapporti, almeno stando a un post pubblicato su Facebook da Merizzi, in cui viene annunciata l’uscita di un articolo su Cell R4, in cui Caplan e Ricordi avrebbero sostenuto la deregulation delle terapie rigenerative. L’articolo è stato pubblicato, ma con la sola firma Ricordi, che qualche settimana prima aveva dichiarato di esser disponibile a testare le cellule di Stamina negli Usa. Solo due giorni fa la marcia indietro di Ricordi, che precisa: «non sono un collaboratore di Davide Vannoni, né un suo sostenitore». Al di là dei rapporti dei vari attori, c’è un dato di fatto che ha lasciato perplessa la comunità scientifica italiana. Una volta passato al Senato, nel decreto Balduzzi è apparso un emendamento in cui in pratica si stabiliva che le colture di cellule mesenchimali sarebbero state regolate dalla legge i trapianti. «Un emendamento che per fortuna è stato cancellato dalla legge approvata», dice De Luca. Ora però gli scienziati chiedono al governo di bloccare la sperimentazione. «Il caso Stamina – dice Paolo Bianco dell’Università Sapienza di Roma - è un problema di ordine pubblico, nel quale la politica ha avuto le sue responsabilità ed è venuto il momento che la politica se le assuma seriamente».




Per chi ieri se lo fosse perso: Da uomo dei call center a profeta delle staminali.





Dora
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Re: Lambertenghi: le cellule staminali fra scienza e diritto

Messaggio da Dora » mercoledì 10 luglio 2013, 15:50

Questa è l'estate delle lettere aperte con domande ai ministri.
Oggi è la volta di Wired al ministro della salute sul caso Stamina.
Onestamente, mi pare difficile contestare la legittimità di queste domande. Una legittimità almeno pari alle domande che al ministro Lorenzin hanno rivolto il professor Poli e gli altri ricercatori impegnati nella ricerca sull'HIV la settimana scorsa.


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Dora
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Re: Lambertenghi: le cellule staminali fra scienza e diritto

Messaggio da Dora » giovedì 11 luglio 2013, 21:59

Ultima modifica di Dora il martedì 16 luglio 2013, 21:03, modificato 1 volta in totale.



Puzzle
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Re: Lambertenghi: le cellule staminali fra scienza e diritto

Messaggio da Puzzle » venerdì 12 luglio 2013, 15:59

Stamina, i medici: più autonomia dai giudici

La categoria interviene sulle cure di Vannoni: «La magistratura ci impone terapie non comprovate»

UDINE. Carlo Alberto Beltrami, il professore udinese che dal 1990 dirige l’istituto di Anatomia patologica del Policnico universitario, è un medico. Il suo accusatore, il docente Davide Vannoni, precursore del metodo Stamina, no. Ed ecco che dopo lo scontro dei giorni scorsi a colpi post su Facebook («Beltrami è pregiudizialmente contro alle mie cure», aveva scritto Vannoni, salvo poi rimuovere il post dal social network dopo apposita diffida dell’Università di Udine, ndr), anche l’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri interviene sul “metodo” Stamina.

«No ad imposizioni della magistratura», è l’appello lanciato dall’ente di categoria della provincia di Udine. Il presidente Maurizio Rocco chiarisce: «Mi riferisco all’imposizione giuridica per i medici dell’ospedale di Brescia cui è stata imposta l’esecuzione obbligatoria di una tipologia di trattamento in seguito alle disposizioni della magistratura». Sono centinaia i pazienti che grazie alla legge sulle cosiddette “terapie compassionevoli” hanno potuto continuare a farsi curare col “metodo” di Davide Vannoni.

E l’ente di categoria dei medici rivendica la sua autonomia. Continua Rocco: «Il nostro codice deontologico stabilisce che l’esercizio della medicina è fondato sulla libertà e sull’indipendenza della professione, elementi che costituiscono diritto inalienabile del medico». Un diritto che, nel caso dell’applicazione del “metodo” Stamina, sembra venir meno: se un giudice del lavoro, dopo le perizie del caso, si pronuncia a favore delle cure con le staminali proposte da Vannoni, i medici devono continuare a curare il paziente.

L’ordine dei medici di Udine poi esprime le sue perplessità anche sulla validità scientifica delle cure proposte da dottor Stamina, ribadendo che: «sia in campo diagnostico che in quello terapeutico il medico è tenuto ad applicare metodi e procedure di comprovata validità».

E la validità delle cure proposte da Davide Vannoni, tramite la Stamina Foundation, è ancora oggetto di discussione sia a livello internazionale (la rivista scientifica Nature ieri ha chiesto di bloccare la sperimentazione, ndr) che a livello nazionale. E’ di pochi giorni fa l’intervento del ministro della Salute Beatrice Lorenzin che ha dichiarato: «Sbaglia chi, in deroga alle norme vigenti continua ad autorizzare pazienti a sottoporsi a delle cure che non sono tali, è un grande errore che crea confusione e illusioni nella fascia di popolazione affetta da malattie rare o incurabili».

http://messaggeroveneto.gelocal.it/cron ... -1.7407831



skydrake
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Re: Lambertenghi: le cellule staminali fra scienza e diritto

Messaggio da skydrake » venerdì 12 luglio 2013, 16:40

Ci sono due cose che non mi tornano in quest'articolo:
1) Pensavo che le dichiarazioni del ministro Lorenzin fossero successive alla presa di posizione di Nature
2) Non sapevo che vi fossero centinaia di pazienti che hanno avuto l'accesso al metodo Stamina tramite la via delle cure compassionevoli. Tale via é rigorosamente normata. Non pensavo che Vannoni avesse avuto l'OK centinaia di volte.



Dora
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Re: Lambertenghi: le cellule staminali fra scienza e diritto

Messaggio da Dora » venerdì 12 luglio 2013, 19:55

skydrake ha scritto:1) Pensavo che le dichiarazioni del ministro Lorenzin fossero successive alla presa di posizione di Nature
Credo ci si riferisca all'ultimo articolo apparso su Nature, quello del 9 luglio, che segue le dichiarazioni del ministro: Trial and error - Italian officials should not go ahead with expensive clinical tests of an unproven stem-cell therapy that has no good scientific basis.

Finalmente anche l'università di Udine e l'ordine dei medici rialzano il capino. Buoni ultimi.
Sarebbe bello ascoltare qualche parola anche dai responsabili dell'ospedale Civile di Brescia.



Dora
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Re: Lambertenghi: le cellule staminali fra scienza e diritto

Messaggio da Dora » sabato 13 luglio 2013, 6:38

L’ANBI (Associazione Nazionale Biotecnologi Italiani) ha realizzato un video che racconta la storia di Davide Vannoni, della Stamina Foundation e del loro "metodo" per coltivare le cellule staminali.




Dora
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Re: Lambertenghi: le cellule staminali fra scienza e diritto

Messaggio da Dora » giovedì 18 luglio 2013, 14:09

Ma cosa c'entra Cure Alliance con Vannoni?

Giuseppe Remuzzi

“Cure Alliance”: cos’é? “Is an international not-for-profit, collegial association of scientists, physicians, surgeons, and other professional and/or committed individuals who share the vision and primary objective to develop effective strategies for the cure and eventual eradication of disease conditions now afflicting humankind, and to do so in the fastest, most efficient and safest ways possible”.

Insomma, tutto bellissimo sulla carta: un’organizzazione non-profit di scienziati e altri professionisti che vorrebbero eliminare le malattie che affliggono l’umanità, trovando nuove cure e lo vogliono fare in fretta. E' quello che vorremmo tutti a dire il vero, medici e scienziati. Ma la scienza ha le sue regole che Cure Alliance vorrebbe semplificare. Come? Con protocolli innovativi da approvare senza le lentezze burocratiche delle agenzie regolatorie come succede con l’FDA negli Stati Uniti o con l’AIFA da noi. E gli studi sugli animali? E le prove di sicurezza? E quelle di efficacia? Di questo nei documenti di Cure Alliance non si parla. Certo per gli ammalati e per le loro associazioni - su cui fa leva Cure Alliance - la loro proposta è più allettante; la scienza è fatta di regole, piccoli passi, verifiche, cambi di rotta. E allora forse non sorprende che Cure Alliance abbia attirato l’interesse o forse solo la curiosità di grandi medici, da Anthony Atala a Giulio Cossu a Bruno Gridelli a James Shapiro, ne fanno parte persino Thomas Starzl e Andreas Tzakis. E di grandi imprenditori come Guido e Luca Barilla, Matteo Marzotto, Luca Cordero di Montezemolo, Maria Luisa Trussardi. E persino di Francesca Pasinelli di Telethon e Sergio Dompè che di scienza se ne intendono.

A un certo punto però le strade di Cure Alliance si incrociano con quelle di Stamina, un metodo “che vorrebbe curare con cellule staminali mesenchimali malattie neurologiche gravissime, dalla leucodistrofia metacromatica (la malattia di Sofia, quella da cui è partito tutto) al Parkinson, alla malattia del motoneurone, al coma”.

FA CAPOLINO VANNONI

Per la malattia di Sofia non ci sono cure e nulla di quello che è stato fatto finora ha mai dato nessun risultato; il trapianto di midollo qualche volta aiuta ma solo se lo si fa nelle primissime fasi della malattia; sulle cellule staminali mesenchimali ci sono diversi studi pubblicati ma nessuno è mai stato capace di dimostrare che questa cura portasse qualche vantaggio agli ammalati; Luigi Naldini sta provando a correggere il difetto del gene malato, è stato fatto un primo passo - il lavoro è appena stato pubblicato su Science - vale la pena di andare avanti. Ma la gente crede a Vannoni e il parlamento decide di autorizzare una sperimentazione purché le cellule siano preparate con le regole della scienza e in laboratori autorizzati. Lo studio durerà 18 mesi e costerà allo Stato, cioè a tutti noi, 3 milioni di Euro.

E’ stata una decisione giusta? Io penso di sì. Di fronte alla pressione dell’opinione pubblica, al desiderio degli ammalati di essere curati, ai giudici che ti impongono di farlo, il parlamento non aveva scelta. Imporre a Stamina le regole della scienza e farlo in laboratori che rispettino quelle che ormai tutti chiamano buone pratiche di laboratorio era un modo per proteggere gli ammalati. Stamina protesta, fanno riferimento a un brevetto depositato negli Stati Uniti e poi all’autorizzazione dell’Aifa. Le cose non stanno proprio così. La richiesta di brevetto è stato depositato ma non è mai stato approvato e, da quanto risulta dai documenti, l’Aifa non ha mai rilasciato un’autorizzazione formale. Ha solo ricevuto un’autocertificazione dell’Ospedale di Brescia: poche righe scritte male e che forzano i termini della normativa. Nature però scopre una serie di cose (vedi qui). Il metodo non c’è. Non solo: le fotografie allegate alla richiesta di brevetto non sono originali e non sono nemmeno di Stamina. Le hanno prese - come riferisce Nature - da due lavori pubblicati anni prima da ricercatori ucraini e russi, le hanno copiate insomma, come fanno a scuola i bambini svogliati. Qualcuno s’è preso la briga di chiedere ai russi se fosse vero che quelle foto erano il frutto del loro lavoro con Vannoni, non è vero nemmeno quello (si veda a questo proposito l'articolo di Roberta Villa su Scienzainrete). E Cure Alliance? “Cure Alliance supporta Stamina”, scrive Paolo Bianco sul Sole 24 Ore, “e ne condivide l’obiettivo di allentare le regole e la vigilanza di organi regolatori come l’AIFA, e di facilitare la commercializzazione di ‘terapie’ prima (senza) che ne sia provata l’efficacia”.

L’Articolo di Paolo Bianco - uno dei massimi esperti di cellule mesenchimali al mondo - spiega come e perché la cura Vannoni non potrà mai funzionare. Non ci sono dati negli animali e mancano persino i presupposti teorici. Non solo, ma le cellule mesenchimali poi non possono essere iniettate agli ammalati con la scusa delle cure compassionevoli e della legge Turco (come sostengono quelli di Stamina). Le cure compassionevoli sono un’altra cosa: si tratta di cure in fase di sperimentazione che vengono impiegate al di fuori degli studi clinici in pazienti che non hanno i requisiti per essere ammessi a un certo studio. Insomma, compassionevole non vuol dire dare non-si-sa-bene-che-cosa a qualcuno che sta per morire con la scusa che la scienza non può far nulla e usare fondi pubblici o peggio ancora farsi pagare.

Contemporaneamente all’articolo di Paolo Bianco Cure Alliance cerca adepti via Facebook. “Da qui al 2020 tu o qualcuno dei tuoi cari avrà una malattia incurabile. Vivrà? dipende da quello che succederà da adesso ad allora, da quali ostacoli si sovrapporranno a possibili cure”. Iscriviti a “Cure Alliance e cureremo milioni di persone” come dire più tanti siamo più riusciremo a semplificare le regole.

STAMINA, MEDESTEA E CAMILLO RICORDI

E adesso facciamo un salto indietro. Da qualche anno Stamina è in contatto con Medestea, una multinazionale dei farmaci fondata da Gianfranco Merizzi, che si occupa di moltissime cose, dall’Aids, ai vaccini, alle cure anticancro, alla cosmetica (soprattutto) e per molte di queste cose utilizza cellule staminali. Nel 2012 Medestea Stem Cells elabora un business model pronto per essere lanciato nel 2013 e nel loro sito scrivono letteralmente: “This is by far the project with the highest business potential”. Insomma, le cellule consentono di fare affari, forse, come null’altro. Da qui in poi è persino difficile distinguere tra Stamina e Medestea di Gianfranco Merizzi, entrambe in contatto con Cure Alliance attraverso Camillo Ricordi, che a sua volta fa riferimento in molti dei suoi scritti e delle sue relazioni ad Arnold Caplan, fondatore di Osiris. Ma Camillo Ricordi ha un passato di scienziato, scienziato vero, un po’ ottimista forse. Ha battuto il diabete con le cellule staminali già dal 2005 e a Miami arrivano da lui ammalati da “ogni angolo del mondo”. Ma davvero le cellule staminali curano il diabete? Chissà, forse in futuro, non adesso.

Quest’anno l’International Symposium of the Cell Transplant Society si è fatto a Milano. L'hanno organizzato Livio Luzi e Camillo Ricordi. Si parla di isole pancreatiche (uno dei cavalli di battaglia di Ricordi, nel bene e nel male) e di cellule staminali. Ma tutti aspettano la relazione di Paolo Bianco che parte benissimo, dalla sua review sulle cellule mesenchimali pubblicata su Nature Medicine e stabilisce alcuni punti fermi: cosa sono queste cellule, cosa possono fare e cosa no e in che cosa si trasformano, qualche volta, non sempre, e in che condizioni. E finisce con Stamina. Racconta di Vannoni, Merizzi, Caplan e Ricordi. Svela gli imbrogli di Stamina e certe uscite enfatiche di Caplan su Cell Stem Cell, anche le grandi riviste prendono cantonate qualche volta. E’ la relazione più elegante, più colta e più argomentata a cui mi sia mai capitato di assistere negli ultimi dieci anni. In sala c’è Ricordi.

UN ENDORSEMENT IMBARAZZANTE AL "METODO" VANNONI

L’atmosfera è da cavalleria rusticana. Appena Paolo Bianco finisce di parlare interviene Ricordi. Per chiedere? Per commentare? No, la sua è una contro relazione che pare non debba finire mai, elegante però. Altri dati? Altre evidenze? No, tutt’altro. “Ho visto il protocollo, è un buon protocollo” (Camillo, perché tu sì e il Ministro no?). “Ho parlato con i neurologi che hanno in cura i bambini di Vannoni. Vedono dei miglioramenti che non si sarebbero mai aspettati”. Non è scienza questa, sono aneddoti di nessun valore. Camillo Ricordi lo sa bene. Proprio mentre a Milano si discute di Stamina e di Vannoni l’International Society for Cellular Therapy diffonde un libro bianco per mettere in guardia gli ammalati dal turismo di cellule. Cosa c’è scritto? Che i malati devono essere informati sui costi, sui rischi e sui potenziali benefici e su come vanno a finire i trattamenti con le cellule. Che un solo tipo di cellule non potrà mai trattare una moltitudine di malattie. Che i malati devono firmare un consenso dove c’è scritto tutto quello che gli sarà fatto e che devono sapere come sono andati a finire gli studi fatti finora e essere certi che tutti questi studi siano stati approvati dell’ente regolatorio (FDA o AIFA per intenderci). E poi devono sapere se i medici che fanno questo trattamento hanno rapporti economici con le industrie che preparano le cellule ed eventualmente che tipo di rapporti. Insomma, tutto molto diverso da quello che sta succedendo qui da noi con Stamina e che potrà succedere se questi trattamenti si svilupperanno attraverso Medestea.

Ma Camillo Ricordi va avanti per la sua strada, fonda un giornale per chiedere “che la pratica di infondere cellule diventi trapianto e possa essere così somministrata fuori dalle regole” e anche “cosa c’entra l’FDA se un medico decide di trattare un paziente con le sue cellule?”. Insomma, l’editoriale di Camillo Ricordi, pubblicato a pagina 1 del primo numero del giornale di Camillo Ricordi, non ha nulla di scientifico. Peccato, perché Ricordi una volta era uno scienziato, che adesso però scrive “sarebbe criminale non valutare il metodo Vannoni e non fare chiarezza”. Ma così non rischia uno scivolone proprio nel momento in cui prende la guida di Ri. Med, un grande istituto di ricerca che sorgerà a Palermo destinato a diventare un vanto per l’Italia della scienza e per il Sud? Perché lo fa? Non lo so. A me pare che Ricordi stia sbagliando questa volta, forse più che in passato. Camillo: “Would you reconsider?”

17 luglio, 2013



Puzzle
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Re: Lambertenghi: le cellule staminali fra scienza e diritto

Messaggio da Puzzle » mercoledì 24 luglio 2013, 11:49

«No al metodo Stamina» Niente cure a un’udinese

Il giudice del lavoro nega il trattamento con la “terapia” del professore Vannoni. Le motivazioni dell’ordinanza: non esistono prove scientifiche sulla sua validità

UDINE. La chiameremo Sabrina, nome d’invenzione, per una storia vera. Sabrina è una giovane donna udinese affetta da leucodistrofia metacromatica, una rara malattia degenerativa che può portare alla progressiva paralisi e alla cecità. Non esiste una cura ufficiale per il suo male. E Sabrina non potrà ricorrere nemmeno al cosiddetto “metodo Stamina”.

A stabilirlo, con un’ordinanza depositata lo scorso 19 luglio, è stato il giudice del lavoro del tribunale di Udine. Sabrina non sarà tra quei quasi 200 malati che, fino ad oggi, si sono rivolti al più grande ospedale pubblico di Brescia (gli Spedali Civili) nella speranza di trovare una risposta alle loro malattie rare. Bambini, giovani e adulti che, accompagnati dai familiari, hanno riposto fiducia nella “terapia” ideata da Davide Vannoni, la “primula rossa” della battaglia per le staminali nonché il presidente della Stamina Foundation.

La storia di Sabrina comincia lo scorso 8 aprile, quando il padre, in qualità di tutore legale, ricorre al giudice del lavoro affiché la figlia sia sottoposta al trattamento degli Spedali Civili di Brescia, facendo leva sulla legge sulle “cure compassionevoli”.

«E’ in costante pericolo di vita e un ospedale pubblico ha già trattato la medesima patologia con risultati molto soddisfacenti su una bambina», dice il padre negli atti depositati. Il riferimento è, probabilmente, alla piccola S., la bimba di tre anni il cui caso è stato reso noto dalla trasmissione televisiva “Le Iene”. Il giudice, il 10 aprile, approva un decreto “inaudita altera parte”: senza contraddittorio, vista l’urgenza del caso, ordina agli Spedali Civili di Brescia di «provvedere alla somministrazione della terapia» con il “metodo” Stamina. Ma convoca un’udienza per il 6 maggio per la comparizione delle parti e l’eventuale conferma del provvedimento.

Parte “resistente” contro il decreto che dà il via alle cure è la stessa Azienda Ospedaliera Spedali Civili di Brescia. Successivamente il dottor Carlo Alberto Beltrami, direttore dell’istituto di Anatomia patologica del Policlinico universitario di Udine, viene nominato come consulente medico legale. Gli avvocati difensori degli interessi di Sabrina e di suo padre chiedono una sostituzione del consulente nominato. Solo a inizio luglio, grazie a un post su Facebook, si capirà il perché: Davide Vannoni scrive che Beltrami è «pregiudizialmente contro» il suo metodo.

Lo scontro è tra due professori dell’Università: uno, Beltrami, ha una cattedra da ordinario ed è un medico che si occupa da anni di ricerca sulle staminali. L’altro, Vannoni, è un docente associato, laureato in semiotica applicata che nell’ultimo anno accademico ha insegnato Ergonomia cognitiva. L’8 luglio il giudice si oppone alla richiesta della difesa di sostituzione del consulente e procede con la revoca del decreto dell’8 aprile. In pratica, Sabrina è esclusa dal “metodo” Stamina.

«Il diritto alla salute non si traduce nella pretesa erogazione da parte del servizio sanitario di qualsiasi terapia richiesta», si legge nell’ordinanza depositata il 19 luglio. Di più: «Tale diritto si deve realizzare attraverso cure la cui validità ed efficacia sia testata da organismi tecnico scientifici». Dalla relazione del dottor Beltrami, citata nella stessa ordinanza, risulta che: «non si può ancora dare una risposta certa sul valore della terapia Stamina per questa patologia né esistono prove cliniche o sperimentali che testimoniano il loro effetto». La mancanza di evidenza scientifica è messa in luce anche dal Tar della Lombardia che ha espresso il suo scetticismo sull’unica pubblicazione esistente («tre pagine a firma di Marino Andolina in una rivista edita in Corea»).

Recentemente anche Nature, la prestigiosa rivista internazionale ha chiesto di bloccare la sperimentazione in Italia col “metodo” Stamina. E il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha sottolineato che le terapie del professore Vannoni «non sono cure». Ma la storia di Sabrina, come tante altre in tutta Italia, è destinata a far discutere. Da un lato chi crede al metodo inventato dal presidente della Stamina Foundation, dall’altro chi nega la scientificità dello stesso. In mezzo loro, i malati e i loro familiari. In una continua altalena di speranze e illusioni.



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Re: Lambertenghi: le cellule staminali fra scienza e diritto

Messaggio da skydrake » mercoledì 24 luglio 2013, 12:50

La patologia di Sabrina, la Leucodistrofia Metacromatica, finora considerata incurabile, é proprio una di quelle curate di recente al San Raffaele di Milano tramite la terapia genica che utilizza come vettore una forma modificata dell'HIV.



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