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Come sempre negli ultimi anni, John Mellors ha tenuto al seminario per giovani ricercatori una lezione introduttiva – molto bella e molto chiara – dedicata a fare il punto sullo stato della comprensione dei reservoir e della ricerca di una cura: HIV reservoirs & cure research.
Il suo inglese è comprensibile, quindi vi rimando al video della conferenza. Segnalo invece alcune slides, sulle quali ho segnato – a mo’ di appunti – quel che più mi colpiva nelle parole di Mellors.

Mellors ammette di avere una specie di conflitto di interesse, perché lavora per il Microbicide Trials Network, ciò nonostante – visto lo stato dell’arte – continua a ritenere che sia fondamentale insistere sulla prevenzione, perché sulla cura c’è ancora molto lavoro da fare.
Un grande successo, tuttavia, c'è stato. E di quello Mellors si occupa per una parte consistente della sua lezione.



Quella segnalata da Mellors nella slide seguente è, a mio giudizio, una notizia molto importante: si sta cercando il “secondo paziente tedesco” e lo si fa in modo sistematico, non più come caso fortuito dovuto alla genialità di Hütter, ma attraverso un trial clinico strutturato. I particolari della sperimentazione li riferisco dopo la diapositiva.

Il trial di fase II Allogeneic Transplant in HIV Patients (BMT CTN 0903) – N. NCT01410344 è stato approvato l’autunno scorso e sta reclutando partecipanti.
Si tratta di una sperimentazione clinica sponsorizzata dal National Heart, Lung, and Blood Institute (NHLBI), in collaborazione con il National Cancer Institute e il Blood and Marrow Transplant Clinical Trials Network.
Lo studio è diretto da Joseph Alvarnas, City of Hope National Medical Center, e da Richard Ambinder, Johns Hopkins Medical Institutions.
L’obiettivo è di dimostrare la realizzabilità e la sicurezza di un un trapianto di staminali ematopoietiche in pazienti con HIV e con concomitanti tumori ematologici sensibili alla chemioterapia. In particolare, il trial si concentrerà sulla assenza di mortalità per recidiva del cancro a 100 giorni dal trapianto, quale indicatore della sicurezza del trapianto in questo tipo di popolazione. Parallelamente, si faranno dei test per analizzare l’incidenza di complicanze infettive, l’evoluzione dell’infezione da HIV e la ricostituzione immunitaria. Ove possibile (e qualora questo si possa fare senza rischiare di compromettere o la qualità del donatore o l'obbligo di rispettare i tempi necessari per il trapianto), si cercherà di trovare dei donatori che siano omozigoti per la mutazione Delta32 del CCR5.
Le condizioni: leucemia, linfoma, HIV.
I tipi di interventi terapeutici:
- • Farmaci: Fludarabina e Busulfano (Flu/Bu)
• Farmaci: Fludarabina e Melphalan (Flu/Mel)
• Farmaci: Busulfano e Fludarabina (Bu/Flu)
• Farmaci: Cyclophosphamide e Total Body Irradiation (Cy/TBI)
• Farmaco: Fludarabina
• Farmaci: Busulfano, Fludarabina, Cyclophosphamide
E per tutti gli altri, i fortunati che non hanno bisogno di un trapianto di staminali, quali sono le possibilità?
Si studia l’impatto della HAART sulla viremia plasmatica e si analizza lo stato dei reservoir.

Si cerca di capire quale sia la reale dimensione dei reservoir nelle persone in terapia antiretrovirale.

Si analizzano gli ostacoli biologici all’eradicazione.

Altri ostacoli ancora (sempre biologici: con’t – continuazione).

Gli ostacoli tecnici.

Gli ostacoli terapeutici.

Gli aspetti sui quali c’è (o pare esserci) accordo.

Le lacune nella conoscenza.


Gli aspetti più controversi.

Le molte e diverse possibili strategie terapeutiche.






Questa sembra un po’ la presa in giro finale (ma confidiamo sia solo una battuta d’incoraggiamento per i giovani ricercatori. Del tipo: “Good job and good luck!”).
