Tra una nudità e l’altra spiattella di tutto, senza riverenze, insomma fa quello che dovrebbe fare un quotidiano.
Oggi pubblica un interessante articolo su un aspetto forse poco valutato: come fu la “comunicazione dal basso”, quella di artisti e creativi, a rompere il muro di omertà sull’AIDS e a trasformarlo in un tema di attualità, sul quale finalmente l’opinione pubblica si sarebbe interrogata e avrebbe chiesto conto del fatto (ma soprattutto del non fatto) alla politica.
Ho già scritto molto tempo fa della mia convinzione di come questa malattia sia eminentemente politica, e di come solo grazie alla mobilitazione politica dei malati e delle loro comunità di riferimento (i gay in primo luogo) sia diventata il maggior successo della storia della medicina recente; mi conforta particolarmente vedere che questa chiave di lettura è condivisa anche fuori di qui.

ARTSPIA BOOKS - LA VERA GUERRA ALL'AIDS? L'HAN FATTA GLI ARTISTI STRIPPATI DELLA NEW YORK UNDERGROUND.
SE NON FOSSE PER LORO ALTRO CHE EPIDEMIA DEBELLATA, STAREMMO ANCORA A CONTARE I MORTI.
ECCO STORIA E FOTO IN UN LIBRO: "REBELS REBEL: AIDS, ART AND ACTIVISM. NEW YORK 1979-89" (PHOTO GALLERY)
Contro Reagan, la diffidenza del potere politico e l'apatia delle istituzioni artisti, fotografi, protagonisti della cultura alternativa si organizzarono per produrre contro informazione. Grazie a stickers, poster, foto, performance, sit in, colori e travestimenti spiegarono a impiegati e massaie: "questa non è la peste dei gay. E' la peste per tutti"
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