Rob_Rob ha scritto:Comunque noto che il forum ha una grande proporzione di posts su gente che fa :
1- il conto alla rovescia per giorni, ore e minuti per il risultato del test come fosse il conto alla rovescia nel film "deep impact " quando la meteora gigante cade sulla terra e ammazza tutti.
1b- calcolo di probabilita' di rischio di HIV in seguito ad uno pseudo rapporto sessuale senza eiaculazione e senza alcun contatto fisico, insomma come successe con maria e lo spirito santo, per chi ci crede.
2- depressioni varie e ansie da effetti collaterali ai farmaci e calcoli spazio temporali sul l'orario della pillola/e, con 2 decimali.
3- conti matematici su % cd4 cd8 cd32 cd84 cd1375 e altri alieni, con tre decimali , almeno.
Insomma , queste sono tutte un po' fobie e andrebbero gestite, forse curate, con piu' alta priorita' rispetto ad HIV perche' sono atteggiamenti psicologici che coprono l'intera sfera della vita. Insomma hiv , S- o S+, mi sembra solo un catalizzatore di problematiche che sono presenti a prescindere.
Mio modesto parere: viva Dora che ci informa sulla scienza ! Adoro questo forum perche' e' facile scambiarsi informazioni scientifiche, talvolta con umorismo intelligente

Viva gli psicologi che dovrebbero seguire e aiutare molti !
Rilassiamoci !
No, io non credo che avere ansia su effetti collaterali da farmaci e fare conti matematici su percentuali di CD4, CD8, etc. sia equiparabile alle fobie degli ipocondriaci. Sono cose molto diverse. Le fobie degli ipocondriaci più imperterriti spesso nascondono qualche patologia psichiatrica.
Per quanto riguarda il punto 2, il fatto è che in Italia la realtà di chi vive con HIV è molto diversa rispetto a quella che si può percepire negli Stati Uniti. Molti temi la gente comune - anche gli stessi omosessuali, anche se qualcosa ora sembra che stia cambiando - non li conosce e parlando da ex sieronegativo (

) quando si parla di farmaci antiretrovirali si ha purtroppo in mente le terapia da decine di pillole com'era nei primi tempi. Credo quindi che sia naturale avere paura degli effetti collaterali, soprattutto nei primi tempi. Può essere invece preoccupante l'atteggiamento di chi ascrive alla terapia qualsiasi evento relativo alla salute gli possa capitare. In modo molto simile, c'è chi sceglie di assumere la terapia tutti i giorni alla stessa ora (io i primi tempi facevo così), e chi invece si mantiene nel range di flessibilità concordato col proprio infettivologo. Certo, se magari dopo un anno che si è in terapia si va nel panico perché abbiamo sgarrato di un quarto d'ora l'assunzione, beh, questo sì che può lasciarmi perplesso.
Per quanto riguarda il punto 3, proprio non capisco. C'è chi ha una mente matematica, e chi no. C'è chi si fida dei medici quando gli dicono che "va tutto bene" e allo stesso tempo sceglie di non informarsi troppo su certi temi (il mio compagno, per esempio), e chi invece preferisce seguire scrupolosamente tutto ciò che attiene al proprio stato di salute (io, ad esempio). Queste differenze penso che facciano parte della naturale diversità tra le persone. Ovviamente all'inizio è normale avere qualche ansia quando si vanno a ritirare i risultati o si parla con l'infettivologo riguardo a tutto ciò, mentre è più preoccupante se questo atteggiamento ansioso rimane a vita.
Insomma: come per ogni cosa della vita, l'importante è lasciare che ognuno faccia ciò che lo fa stare bene. Penso che sia normale nei primi tempi avere paure e piccole fobie, ma è anche normale che col passare del tempo queste paure e piccole fobie si ridimensionino. Serve infatti solo tempo perché tante cose che all'inizio sembravano grandi, spaventose e incomprensibili, diventino piccole, facili da gestire e assolutamente facili da capire.