Frontiers in Public Health e gli obblighi dell'open access

Dora
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Re: Frontiers in Public Health e gli obblighi dell'open access

Messaggio da Dora » venerdì 25 ottobre 2019, 18:33

Ci sono voluti più di 4 anni, ma alla fine l'articolo negazionista di Patricia Goodson è stato ritrattato da Frontiers in Public Health.

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Commento di Retraction Watch:
Anyone who lives near or has ever driven past a cattle ranch knows this much: No amount of perfume can mask the smell of bullshit. If you want proof, and you don’t have a car, just ask the editors of Frontiers in Public Health.

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Commento mio:
Cialtr0ni.



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Re: Frontiers in Public Health e gli obblighi dell'open access

Messaggio da uffa2 » lunedì 28 ottobre 2019, 11:35

So che della nostra opinione a quelli di Frontiers non gliene può importare di meno, ma se è per questo, neppure a me (per ciò che può contare) importa molto delle loro retraction.

Hanno atteso quattro anni.
Hanno lasciato che questa deiezione puteolente appestasse il web con i suoi miasmi
, fosse linkata, citata, indicata come “la prova” della scientificità di bestialità immonde… ora che ha fatto il suo lavoro, che ha portato link e autori a un editore quantomeno “questionable” ora, solo ora, fanno la retraction.

Un po’ come la prima moglie che scarichi quando hai fatto i soldi.
Un po’ come le attricette diventate famose grazie a pellicole “imbarazzanti” che in età avanzata poi scoprono la fede e Padre Pio per ottenere le copertine delle riviste per pettegole bigotte.

Troppo tardi, troppo tardi per essere credibili.
Ci vorrà molto tempo, e ci vorranno molte altre retraction da tutto l’editore, perché li si possa considerare affidabili.


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Re: Frontiers in Public Health e gli obblighi dell'open access

Messaggio da uffa2 » lunedì 28 ottobre 2019, 11:47

A margine, moooolto a margine, ma neppure troppo, di questa e di altre vicende, vorrei proporre una mia personale riflessione, che ovviamente procurerà qualche antipatia al nostro forum (amen).

Nella battaglia contro questo articolo DI MER.DA siamo stati quasi soli.
Quattro anni fa abbiamo chiesto ad aspiranti Nobel e/o “world medicine opinion leader” di schierarsi.
Allora ci hanno risposto che bisognava essere cauti, che c’era il rischio di dare eccessiva importanza a questa cosa, insomma che bisognava saper stare al mondo e che noi eravamo troppo naïf.
Mentre gli aspiranti Nobel si facevano gli affari loro, sono passati quattro anni.

Quattro anni dopo, noi avevamo ragione, una volta ancora, e loro hanno fatto la figura di chi non ha il coraggio delle proprie posizioni.
Magari si tratta delle stesse persone che bulleggiano sfigati antivaccinisti ora, ma che ieri (e a ben vedere ancora oggi) una seria battaglia per la scienza dell’HIV non hanno mostrato di saper farla…


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Dora
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Re: Frontiers in Public Health e gli obblighi dell'open access

Messaggio da Dora » lunedì 28 ottobre 2019, 15:33

uffa2 ha scritto:
lunedì 28 ottobre 2019, 11:35
Un po’ come la prima moglie che scarichi quando hai fatto i soldi.
Un po’ come le attricette diventate famose grazie a pellicole “imbarazzanti” che in età avanzata poi scoprono la fede e Padre Pio per ottenere le copertine delle riviste per pettegole bigotte.

Troppo tardi, troppo tardi per essere credibili.
Ci vorrà molto tempo, e ci vorranno molte altre retraction da tutto l’editore, perché li si possa considerare affidabili.
Stanno pubblicando alcuni articoli carini - almeno per quel che ho visto negli ultimi mesi in Frontiers in Immunology, e almeno per quanto riguarda le review, perché degli articoli di ricerca continuo a non fidarmi (vedi l'ultimo di Ensoli e coautori - post 1, 2 e 3).
Ma è chiaro che perché questa operazione di imenoplastica li renda finalmente rispettabili deve essere seguita da tante altre ritrattazioni, da tante altre scuse e da un bel cambio di rotta delle politiche non soltanto editoriali della famiglia Markram. Fino ad allora, per me rimangono dei predoni, che avranno pure fra i loro autori tanti ricercatori per bene, ma hanno fra i loro ranghi anche un tal numero di ciarlatani, pseudoscienziati e negazionisti da bastare a rovinare il loro pedigree per i prossimi 20 anni.

uffa2 ha scritto:
lunedì 28 ottobre 2019, 11:47
A margine, moooolto a margine, ma neppure troppo, di questa e di altre vicende, vorrei proporre una mia personale riflessione, che ovviamente procurerà qualche antipatia al nostro forum (amen).

Nella battaglia contro questo articolo DI MER.DA siamo stati quasi soli.
Quattro anni fa abbiamo chiesto ad aspiranti Nobel e/o “world medicine opinion leader” di schierarsi.
Allora ci hanno risposto che bisognava essere cauti, che c’era il rischio di dare eccessiva importanza a questa cosa, insomma che bisognava saper stare al mondo e che noi eravamo troppo naïf.
Mentre gli aspiranti Nobel si facevano gli affari loro, sono passati quattro anni.

Quattro anni dopo, noi avevamo ragione, una volta ancora, e loro hanno fatto la figura di chi non ha il coraggio delle proprie posizioni.
Magari si tratta delle stesse persone che bulleggiano sfigati antivaccinisti ora, ma che ieri (e a ben vedere ancora oggi) una seria battaglia per la scienza dell’HIV non hanno mostrato di saper farla…
Ah sì, ricordo bene che abbiamo dovuto anche tenere la manina allo scienziatone che aveva paura di dar visibilità a una demente che la visibilità se l'era presa proprio grazie a Frontiers. Salvo poi ricredersi e scendere in campo contro i negazionisti quando i negazionisti in Occidente ormai erano morti da mo' e così trovarsi, pur di avere un nemico, a dover trasformare un umarell buono per sproloquiare davanti ai cantieri nel Grande Capo dei negazionisti italiani.
Che dirti, Uffa?
Amén.
Se qualcuno pensava che bastasse qualche discorsetto motivazionale per addomesticarci e farci fare le cheerleader, farà bene a rivedere le sue valutazioni.
Con questa ritrattazione della Goodson il nostro score si avvicina al 100% e le uniche ragazze pon pon che troverà qui sono queste:

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Re: Frontiers in Public Health e gli obblighi dell'open access

Messaggio da uffa2 » lunedì 28 ottobre 2019, 15:38

tra l'altro, io non riesco a fare la cheer leader neppure quando mi pagano, figurati aggratis :D


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Re: Frontiers in Public Health e gli obblighi dell'open access

Messaggio da uffa2 » lunedì 28 ottobre 2019, 15:43

Dora ha scritto:
lunedì 28 ottobre 2019, 15:33
Con questa ritrattazione della Goodson il nostro score si avvicina al 100%
a certa gente, portiamo più sfiga di una colonia di gatti neri :-D


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Re: Frontiers in Public Health e gli obblighi dell'open access

Messaggio da Dora » lunedì 4 novembre 2019, 9:07

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A MARGINE DELLA RITRATTAZIONE DELL'ARTICOLO DI PATRICIA GOODSON, QUALCHE RIFLESSIONE SULLA FINE DEL NEGAZIONISMO DELL'AIDS PER COME L'ABBIAMO CONOSCIUTO
uffa2 ha scritto:
lunedì 28 ottobre 2019, 15:43
Dora ha scritto:
lunedì 28 ottobre 2019, 15:33
Con questa ritrattazione della Goodson il nostro score si avvicina al 100%
a certa gente, portiamo più sfiga di una colonia di gatti neri :-D
Peccato che questo potere metafisico abbia ottenuto il suo effetto a scoppio così ritardato, quando tutto il male vero e reale che Patricia Goodson poteva fare con il suo articolo ha potuto dispiegarsi liberamente in rete per anni. Di questo Frontiers, i suoi revisori e i suoi caporedattori portano la responsabilità e non ci sono passate di spugna che tengano.

Sono passati quasi 10 giorni dalla notizia della ritrattazione e, mentre è segnalata da Rethinking AIDS - che, non dimentichiamolo, nella persona di Henry Bauer è il mandante dell'Operation Frontiers - sia nel sito personale del suo presidente, sia nel gruppo Facebook, contestualmente ai link dove l'articolo è stato salvato per continuare a far danni, nessuno dei vari debunker, divulgatori, attivisti e compagnia cantante, neppure fra quelli che nel 2014-15 si occupavano davvero di negazionismo dell'AIDS, ha dato segno di essersene accorto. Hanno tutti sbaraccato, tutti si occupano d'altro, mentre i nuovi arrivati nel fronte pro-science di quello che Duesberg, Rethinking AIDS e le loro metastasi in giro per il mondo hanno fatto e hanno significato conoscono solo la narrativa ipersemplificata studiata nei bigini, che usano per trasformare il negazionismo in un fantoccio, utile forse per battaglie personali, meno per capire davvero di che cosa si stia parlando.

Questo silenzio lo vedo come una conferma del fatto che il negazionismo dell'AIDS, per come l'abbiamo conosciuto nei decenni passati, in Occidente è morto e sepolto (evviva!).

Il fatto che quella ideologia anti-scientifica abbia perso il suo appeal significa che non dobbiamo più temerla? È divenuta così residuale da non poter più ammazzare nessuno, almeno nella nostra parte di mondo?
Dobbiamo dunque iniziare a studiarla come un fenomeno storico concluso, con le categorie e il linguaggio degli storici?
Forse sì, forse il negazionismo dell'AIDS di Duesberg, Rethinking AIDS, Gruppo di Perth e seguaci è un fenomeno sociale ormai consegnato alla storia.

Il negazionismo dell'AIDS dei nostri giorni è dunque qualcosa di diverso: è incarnato da chi si allontana dalla medicina basata sulle prove e propone, in genere a carissimo prezzo, inverificabili intrugli per *integrare* le terapie anti-retrovirali e *rafforzare il sistema immunitario*, o vaccini inefficaci, ma buoni variamente per *ritardare l'inizio delle terapie*, *contrastare i danni della cART* oppure *eradicare il reservoir latente*; da quei medici che negano la cART alle persone appena diagnosticate e desiderose di iniziarla, perché legati a una visione obsoleta del trattamento dell'infezione; da quelle istituzioni che bloccano l'accesso alla PrEP sulla base di motivazioni moralistiche ... da tutte le persone che negano le evidenze ottenute con il metodo scientifico e si affidano a preferenze personali, a idiosincrasie o a fantasie. Lì alligna il nuovo negazionismo e non è affatto detto che sia meno pericoloso del vecchio solo perché è meno visibile, meno sguaiato, e magari si presenta sotto le insegne di importanti università o istituzioni sanitarie.

Quello vecchio, invece, poiché non tutti i suoi esponenti sono morti di AIDS chiudendo i loro conti con la storia, si è stemperato e integrato nello spirito anti-scientifico che pervade tanta parte delle nostre società e senza troppa fatica si è saldato con l'anti-vaccinismo, le scie chimiche, la terra piatta, gli antichi astronauti, l'11 settembre come inside job, il piano Kalergi, l'antisemitismo e galleggia in quella brodaglia di ossessioni di cospirazione e di vagheggiamenti di ritorno a un inesistente mondo naturale, che sono tanto presenti in rete in questi ultimi anni.
Credo sia non per caso, ma per affinità psicologiche e di pensiero, che teorici e cantori del negazionismo dell'AIDS per come l'abbiamo conosciuto finora siano transitati senza soluzione di continuità nel mondo dell'anti-vaccinismo o si siano reinventati come venditori di integratori buoni contro tutti i mali, compresa la morte.
Abbiamo così da un lato un Fabio Franchi, che si è ben innestato nel movimento no-vax e insieme propaganda paranoie sulla *DEMOLIZIONE CONTROLLATA del ponte Morandi (14 agosto 2018)* e perfino sullo sbarco sulla luna. E dall'altro abbiamo un Marco Ruggiero che, dopo aver esplorato l'intero spettro delle ciarlatanerie in campo medico approdando (per ora!) alla propaganda contro il 5G, ormai vende l'immortalità dagli scaffali di Harrods.

Ciascuno ha il suo modo per evolvere dal negazionismo dell'AIDS prima maniera, ma tutti continuano a pescare nel grande mare delle pseudoscienze e delle paure di un'opinione pubblica facilmente manipolabile e diffidente nei confronti di tutto ciò che sa di *scienza ufficiale* - non poi sempre a torto, se pensiamo alla quantità di porcherie che vengono quotidianamente spacciate per scienza, alle violazioni continue dell'integrità e dell'etica della ricerca, alla confusione costante dei piani della comunicazione della scienza con quelli della réclame o della propaganda.



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Re: Frontiers in Public Health e gli obblighi dell'open access

Messaggio da uffa2 » lunedì 4 novembre 2019, 11:08

Sai, una cosa? “si stava meglio quando si stava peggio”.
Davvero, eh.
“si stava meglio” quando il negazionismo era esplicitamente ai danni del solo HIV.
“si stava meglio” quando almeno si poteva dire “Padre perdona loro perché non sanno”.
“si stava meglio” quando almeno si poteva inquadrare il fenomeno nella sorpresa, nel vedere una nuova malattia saltare fuori senza una spiegazione (ci sono voluti decenni e il progresso negli studi genetici per ricostruire i millenni di storia dell’HIV prima che arrivasse a San Francisco…), nella difficoltà di comprendere tanto il meccanismo d’azione del virus quanto le sue peculiarità anche sociali.

Poi è successo l’imponderabile.
Mentre la scienza demoliva il negazionismo dell’HIV, il negazionismo demoliva la scienza.
Un misto di legittimazione politica dell’ignoranza, comunicazione aggressiva per finalità economiche o politiche, di parte o addirittura militari (il tuo lavoro sulla Russia è così educativo…), l’emergere di fantasmi antimoderni che cercano di contrastare i diritti individuali attraverso la diffusione del caos, tutto s’è unito per creare un unico rumore di fondo in cui secoli di evidenze scientifiche (per chi non lo ricordasse, Edward Jenner vaccina il primo bambino nel 1796) sono state gettate nei rifiuti per assecondare gli strepiti di Fragolina74, e non solo intorno ai vaccini: praterie sterminate sono a disposizione di orde di minus habens che vogliano mettere in discussione qualunque acquisizione scientifica.

Stiamo peggio oggi, cara Dora, anche perché temo che l’onda del negazionismo tornerà a colpirci, forte del successo delle nostre terapie: se un giorno si trovasse un vaccino per l’HIV immagino già cosa ci toccherebbe vedere… stiamo peggio oggi.


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