Sai che invece io ho avuto la visione agghiacciante di questa roba, iniziata con apparentemente tutti i crismi della scienza e dell’urgenza, scivolare [inesorabilmente] verso una discarica?uffa2 ha scritto:Sai che mentre ti leggevo ho avuto una visione agghiacciante?Dora ha scritto:...Piccole note, in attesa di poter vedere un articolo e di sentire la futura Nobel Pontina chiedere altri fondi per arrivare a commercializzare il suo preparato che permetterà di rimandare l'inizio di una terapia che il mondo intero ormai ritiene di dover iniziare il più in fretta possibile (che malinconia).
Vedevo questa roba, iniziata con apparentemente tutti i crismi della scienza e dell’urgenza, scivolare verso le categorie del fuori tempo massimo e dell’inutilità, per diventare uno dei tanti parafarmaci non indispensabili, che anzi distraggono dalle cose serie, riempiono gli scaffali e svuotano le tasche dei consumatori… una roba tra l’oscillococcinium e il rerumnovarum…
che triste, tristissima parabola per quella che una volta era una delle stelle più fulgide della ricerca italiana, e lo scrivo davvero senza alcun compiacimento
Sai che non è per niente normale che i risultati della fase II africana non siano ancora stati pubblicati a due anni dalla fine della sperimentazione?
Forse sta avendo gli stessi problemi a trovare una rivista che ebbe per l'ultimo articolo, quello sulla fase II italiana che, stando a quanto dichiarò Ensoli in persona, a maggio 2014 era già stato sottomesso per la pubblicazione, ma a Retrovirology risulta essere arrivato solo il 16 ottobre 2014. Questa è una prova - a mio avviso inequivocabile - che qualche porta in faccia quell'articolo l'ha ricevuta (oppure che Ensoli ha mentito sulla sottomissione - delle due l'una, e non so quale sia peggio).
Ma c'è anche la possibilità che i dati della sperimentazione africana, fatta con un gruppo di controllo che in Italia è mancato, non abbiano confermato i risultati, per quanto straordinariamente modesti, del trial italiano.
E quindi che quei dati noi non li vedremo mai.
Un malcostume scientifico piuttosto diffuso, quello di non pubblicare i risultati negativi. Ma che diventa particolarmente grave quando una sperimentazione è stata presentata con tante fanfare ed ha ricevuto tanta eco mediatica da farla passare come un'opera del genio italico.