GUIDO SILVESTRI: patogenesi e molte altre cose

Ricerca scientifica finalizzata all'eradicazione o al controllo dell'infezione.
sun
Messaggi: 53
Iscritto il: sabato 16 agosto 2014, 22:26

Re: GUIDO SILVESTRI: patogenesi e molte altre cose

Messaggio da sun » giovedì 2 ottobre 2014, 3:15

Silvestri dice: "Questi risultati supportano la nostra ipotesi che un impoverimento massiccio delle cellule hematolymphoid di irradiazione totale del corpo può causare una significativa riduzione nel serbatoio virale nel corpo. Almeno in una scimmia, eravamo molto vicini a eliminare tutti i serbatoi, così abbiamo pensare che questo approccio è promettente. Useremo quello che abbiamo imparato in questo studio prova-of-concept per affinare il nostro modello di ricerca verso il nostro obiettivo di curare l'infezione da HIV in tutti gli esseri umani. "

Ma l'irradiazione totale ha effetti collaterali pesanti? Quali sono i rischi?



Dora
Messaggi: 7491
Iscritto il: martedì 7 luglio 2009, 10:48

Re: GUIDO SILVESTRI: patogenesi e molte altre cose

Messaggio da Dora » giovedì 2 ottobre 2014, 7:04

sun ha scritto:Ma l'irradiazione totale ha effetti collaterali pesanti? Quali sono i rischi?
Ne abbiamo parlato nella prima pagina di questi thread. Ti riporto solo un brano da un'intervista al professor Lambertenghi, ematologo con grande esperienza nei trapianti, altri particolari sulla TBI li trovi nel medesimo post:
Dora ha scritto:•Che cosa fanno esattamente le radiazioni? Distruggono solo il midollo o hanno anche altri effetti? Per esempio, nella total body mi sembra di capire che colpiscano anche il cervello: che cosa fanno alle cellule cerebrali?
Nel suo articolo, Paula Cannon specifica che i topi non hanno avuto nessuno dei disturbi legati alla tossicità di irradiazioni a dosi più alte: di che tipo di disturbi stiamo parlando?


Le radiazioni della TBI hanno un effetto sulle cellule del cervello, e infatti c’è una sindrome post-trapianto da irradiazione del cervello; però oggi è molto meno frequente, perché le dosi che arrivano al cervello e al polmone sono minori, perché si mettono delle protezioni, che consentono di arrivare con dosaggi diversi nelle diverse parti del corpo.
La sindrome da irradiazioni acuta (oggi quasi scomparsa) può comportare disturbi cerebrali, epilessia, sonnolenza. Sulla cute si può avere eritema.
Bisogna però dire che le radiazioni si usano molto meno rispetto a un tempo.



skydrake
Messaggi: 9918
Iscritto il: sabato 19 marzo 2011, 1:18

Re: GUIDO SILVESTRI: patogenesi e molte altre cose

Messaggio da skydrake » giovedì 2 ottobre 2014, 7:13

sun ha scritto:Silvestri dice:Almeno in una scimmia, eravamo molto vicini a eliminare tutti i serbatoi..
Fa però pensare il fatto che l'unisca scimmia in cui non c'è stato il rebound virale però l'abbiano dovuto praticargli l'eutanasia causa un'insufficienza renale acuta (IRA) dopo appena due settimane.

"While the third animal had no rebound for two weeks. Unfortunately, we had to euthanize this monkey because of kidney failure, so we don't know how long this control would have lasted"
http://www.medicalnewstoday.com/releases/283195.php

Si sa qualcosa sulla nefrotossicità del trattamento? Oppure sullo stato di salute di questo macaco prima del trattamento? I reni non collassano entrambi in due settimane senza un motivo (poichè sono collassati entrambi, non può essere stata un'ostruzione renale, o un trombo venoso/arterioso locale, alcune delle due poche cause veloci di collasso).

Se il macaco era in buona salute prima di iniziare, verrebbe da dire che per sopprimere i reservoirs occorre essere soppressi.



Dora
Messaggi: 7491
Iscritto il: martedì 7 luglio 2009, 10:48

Re: GUIDO SILVESTRI: patogenesi e molte altre cose

Messaggio da Dora » giovedì 2 ottobre 2014, 7:40

skydrake ha scritto:
sun ha scritto:Silvestri dice:Almeno in una scimmia, eravamo molto vicini a eliminare tutti i serbatoi..
Fa però pensare il fatto che l'unisca scimmia in cui non c'è stato il rebound virale però l'abbiano dovuto praticargli l'eutanasia causa un insufficienza renale acuta (IRA) dopo appena due settimane.

"While the third animal had no rebound for two weeks. Unfortunately, we had to euthanize this monkey because of kidney failure, so we don't know how long this control would have lasted"
http://www.medicalnewstoday.com/releases/283195.php

Si sa qualcosa sulla nefrotossicità del trattamento? Oppure sullo stato di salute di questo macaco prima del trattamento? I reni non collassano entrambi in due settimane senza un motivo.
Né nell'articolo, né nei materiali supplementari, Silvestri spiega le ragioni dell'insufficienza renale. Dal momento che non stiamo parlando delle scimmie della Ensoli, ma di un lavoro che esce dallo Yerkes National Primate Research Center, però, dubito assai che il macaco fosse in cattiva salute prima di iniziare (qui trovi la tabella sulle caratteristiche degli animali e sui trattamenti ricevuti dai 3+3 macachi: http://www.plospathogens.org/article/in ... at.1004406).
Il modello di soppressione virale usato da Silvestri in questo lavoro l'ho spiegato nel post che ha dato inizio a questo thread: atripla + raltegravir.
Dora ha scritto:L’interesse di quest’ultimo lavoro di Guido Silvestri consiste nell’aver cercato di stabilire il contributo del terzo fattore in gioco nella distruzione del reservoir virale, quello del condizionamento mieloablativo mediante irradiazione, e nell’averlo fatto costruendo un modello di trapianto autologo in macachi affetti da SHIV (un virus chimera, in parte SIV, in parte HIV), con viremia soppressa da un potente regime di ART (2 NRTI, tenofovir e emtricitabina + 1 NNRTI, efavirenz + 1 INSTI, raltegravir).
Se cerchi in Google Scholar, trovi che la tossicità renale è uno dei possibili effetti collaterali della TBI ed è piuttosto comune. A questo puoi aggiungere il tenofovir, anche se la scimmia T2 non è che l'abbia preso per tanto tempo.



Dora
Messaggi: 7491
Iscritto il: martedì 7 luglio 2009, 10:48

Re: GUIDO SILVESTRI: patogenesi e molte altre cose

Messaggio da Dora » mercoledì 8 ottobre 2014, 9:26

Su Clinical Infectious Diseases di ottobre è stato pubblicato un interessantissimo report sul seminario “Graft versus Host Responses in HIV Eradication”, che si è tenuto a Bethesda, presso gli NIH, lo scorso febbraio.
Il full text è stato reso disponibile da J.Levin e lo trovate in Natap: Progress toward curing HIV infections with hematopoietic stem cell transplantation.

Vi si discute di condizionamento pre-trapianto e degli effetti di Graft versus Host, Graft versus Leukemia e Graft versus HIV Reservoir. Ne parlo qui solo relativamente a una ricerca presentata da Michele di Mascio sulla total body irradiation, che non è ancora stata pubblicata, ma che offre una spiegazione del perché la TBI non è stata sufficiente ad eradicare i reservoir di HIV nei macachi di Guido Silvestri.
Di Mascio, usando tecniche di imaging con dei macachi, ha osservato che la TBI ha distrutto in modo efficace i CD4 nel sangue e nei linfonodi (fra 94 e 99% ha visto infatti Silvestri), ma non nella milza. La resistenza del tessuto splenico alla distruzione dei CD4 mediante irradiazione non è stata vinta neppure quando sono state usate dosi più alte di TBI o si è tentato un condizionamento con una immunotossina anti-CD3.
Di Mascio ha anche potuto osservare che l'infezione cronica da SIV o da SHIV riesce a distruggere i CD4 della milza più efficacemente sia della TBI, sia dell'immunotossina.
Questo naturalmente fa ipotizzare che serviranno dei regimi di condizionamento diversi per distruggere i reservoir di HIV presenti nei tessuti.

Da Ann Woolfrey, poi, sono stati presentati una serie di studi che hanno quantificato l'impatto dei regimi di condizionamento sui reservoir di HIV di persone che dovevano ricevere un trapianto autologo per qualche patologia oncoematologica. Condizionamenti mieloablativi molto intensi - accompagnati costantemente dalla ART prima, durante e dopo il trapianto - hanno ridotto le dimensioni dei reservoir, ma non li hanno completamente eliminati. Secondo Ann Woolfrey, se si aggiungessero anticorpi che distruggono i CD3 o i CD4, si potrebbe forse accelerare la distruzione dei reservoir.

L'accumularsi di dati sui condizionamenti sia negli uomini sia nei modelli di primati non umani ha portato i partecipanti al workshop a concludere che anche regimi di condizionamento molto intensi non sono sufficienti ad eradicare i reservoir, benché ne riducano le dimensioni in modo sostanziale.
Dal momento che sia la TBI, sia altri regimi di condizionamento mieloablativo, sono fortemente immunosoppressivi, questo li rende verosimilmente un azzardo eccessivo per persone che controllano l'HIV con la ART e non hanno bisogno di un trapianto per curare qualche malattia oncoematologica. Si pone dunque una questione di eticità nell'usarli su persone in relativamente buona salute.
Restano da esplorare gli effetti sul reservoir di condizionamenti NON- o solo PARZIALMENTE mieloablativi.



Dora
Messaggi: 7491
Iscritto il: martedì 7 luglio 2009, 10:48

Re: GUIDO SILVESTRI: patogenesi e molte altre cose

Messaggio da Dora » martedì 13 gennaio 2015, 9:39

  • Immagine
    • Be careful what you throw out into the world.
      It might come back to bonk you in the head!

IL PROBLEMA DEI VACCINI CHE FAVORISCONO L’INFEZIONE INVECE DI IMPEDIRLA

Non è un gran momento per i vaccini contro l’HIV basati sulla stimolazione delle reazioni citolitiche dei CD8 (CTL). Anzi, si potrebbe dire che questi vaccini hanno alle loro spalle una storia per nulla gloriosa e molti di loro sono malamente falliti quando sono stati messi alla prova in sperimentazioni sull’uomo.
Ma questo inizio d’anno ci ha portato due lavori, che forniscono importanti contributi per dar ragione dei fallimenti passati e per impostare nuovi vaccini con la ragionevole speranza di vederli andar meglio.

Se l’ultimo lavoro di Siliciano spazza via in un colpo solo tutti i vaccini terapeutici volti a indurre forti reazioni dei CD8 che sono stati inventati fino ad oggi, spiegando che cosa non funziona in loro e perché non ha senso utilizzarli proprio dove servono di più - in una strategia di “shock and kill deluxe” - e risparmiando fra loro soltanto il vaccino di Picker, l’ultimo lavoro di Guido Silvestri contribuisce a chiarire le ragioni di alcuni fra i più fragorosi fallimenti di vaccini preventivi cui abbiamo assistito in questi ultimi anni.

Quello che Silvestri fa in un articolo uscito sui Proceedings of the National Academy of Sciences a fine dicembre è spiegare – con una serie di eleganti esperimenti sui macachi – la verosimile ragione dell’effetto boomerang che si è visto in ben tre fra le più promettenti sperimentazioni di vaccini preventivi (trial Step, Phambili e HVTN-505 – tutti di fase IIb): queste sperimentazioni, infatti, sono state tutte bruscamente interrotte quando ci si è resi conto che i volontari che erano stati vaccinati si infettavano con frequenza maggiore rispetto ai volontari che avevano ricevuto il placebo.

Trent’anni di ricerca ci hanno insegnato che tre tipi di risposte immuni hanno la capacità di impedire o di sopprimere in vivo la replicazione dell’HIV: le reazioni citotossiche mediate dai CD8 (CTL), le risposte dei CD4 e gli anticorpi neutralizzanti.
Tuttavia, tre aspetti cruciali connessi alla biologia dell’HIV hanno fino ad ora fatto fallire tutti i vaccini che sono stati testati: l’estrema eterogeneità genetica del virus, la sua capacità di rendersi invisibile andando in latenza e persistendo come DNA provirale integrato nelle cellule, e il fatto che l’HIV aggredisce di preferenza i CD4 memoria attivati.
Questa terza caratteristica del virus è quella che rende possibile l’EFFETTO BOOMERANG - il paradosso per cui PROPRIO LA RISPOSTA IMMUNE ALL’HIV INDOTTA DAL VACCINO PUÒ AUMENTARE ENORMEMENTE IL NUMERO DELLE CELLULE TARGET E COSÌ FAVORIRE LA TRASMISSIONE DEL VIRUS.

L’obiettivo è inventare un vaccino capace da un lato di indurre risposte immuni (reazioni CTL e anticorpi neutralizzanti) forti e persistenti nelle mucose, che sono quasi sempre i primi tessuti a dover fronteggiare l’ingresso del virus, e dall’altro di limitare l’arrivo in massa di CD4 attivati nelle mucose esposte al virus, perché questi CD4 sono proprio la preda preferita dell’HIV.
Non era però ben chiaro se e quanto siano stati i vettori usati dai vaccini sperimentati finora a richiamare frotte di CD4 attivati nelle mucose, né quanto questo evento influisca sull’acquisizione del virus e sui livelli di replicazione virale una volta che l’infezione si è stabilita.
Per esempio, è dal 2007 che si sta lavorando a capire quanta responsabilità si debba attribuire all’Ad5 (l’adenovirus 5) nel disastro del vaccino Merck e nel successivo disastro dell’HVTN-505, il vaccino del NIAID la cui sperimentazione è stata interrotta nella primavera di due anni fa.

Come già aveva fatto nel lavoro sui trapianti che ha dato inizio a questo thread, in cui Silvestri aveva tenuto fisse tutte le condizioni che potevano aver influito nel successo del Berlin Patient tranne una (il regime di condizionamento), per poterne studiare il contributo senza fattori di disturbo, anche in questo nuovo lavoro adotta un approccio di tipo riduzionista.

Di immunogeni che stimolino anticorpi neutralizzanti ad ampio spettro contro l’HIV o l’SIV al momento in fase clinica o preclinica non ve ne sono e tutte le strategie di immunizzazione si sono finora basate soltanto sulla stimolazione delle reazioni CTL. D’altra parte, alcuni di questi immunogeni basati sui CTL (DNA, adenovirus, Pox viridae, citomegalovirus …) stanno dando risultati interessanti negli studi sulle scimmie e sembrano fornire un certo grado di protezione.
Tuttavia, i correlati immunologici di questa protezione non sono ben chiari e possono variare sulla base dell’immunogeno utilizzato.

La ricerca di Silvestri e colleghi è dunque consistita nella valutazione di 5 diverse strategie vaccinali, che esprimevano tutte la Gag e la Tat dell’SIVmac239 (ma non la Env – e se ci fosse stata è possibile che i risultati sarebbero stati diversi) e in cui quello che variava era il vettore (sono stati usati come vettori l’adenovirus 5 umano, 2 adenovirus degli scimpanzé, il Vaccinia virus, e un DNA ricombinante – tutti vettori studiati in fase preclinica o addirittura clinica).
5 gruppi di 6 macachi sono stati immunizzati e poi sottoposti a diverse somministrazioni di SIV per via rettale; altri 6 macachi, che hanno ricevuto solo le somministrazioni di virus, hanno formato il gruppo di controllo.

L’obiettivo non era tanto il confronto fra l’immunogenicità dei diversi vettori, quanto L’IDENTIFICAZIONE DEI CORRELATI IMMUNOLOGICI DI PROTEZIONE DALL’ACQUISIZIONE DEL VIRUS E, UNA VOLTA ACQUISITA L’INFEZIONE, DALLA REPLICAZIONE VIRALE.

I risultati in breve:

  • 1. tutti i regimi di immunizzazione hanno indotto una forte risposta dei CD8 SIV-specifici e un aumento dei livelli delle cellule target del virus. Infatti tutti i macachi immunizzati hanno presentato nel sangue e nei tessuti sia CD8 SIV- specifici, sia CD4 attivati e esprimenti il CCR5;

    2. non si sono viste differenze significative fra i diversi gruppi di immunizzazione riguardo all’acquisizione del virus o ai livelli di viremia dopo l’infezione. Nel complesso, l’immunizzazione con i diversi vettori non ha impedito alle scimmie di infettarsi, ha però consentito un miglior controllo della replicazione del virus una volta che l’infezione è divenuta cronica (con una riduzione del set point virale di circa 1,6 log);

    3. si è scoperto che l’infezione da SIV si associava con più alti livelli di CD8 Gag-specifici nel sangue e CD4 CCR5+ attivati (cioè HL-DR+) nella mucosa rettale prima dell’esposizione al virus;

    4. inoltre, i livelli di CD4 CCR5+ attivati (cioè HL-DR+) e proliferanti (cioè Ki-67+) nella mucosa prima dell’infezione si correlavano positivamente con una viremia più alta il 7° giorno dell’infezione, cioè durante la fase acuta.


Le conclusioni sono state che

  • - NON SI È VISTO ALCUN CHIARO CORRELATO DI PROTEZIONE MEDIATA DAI CD8;

    - IN QUESTA SPERIMENTAZIONE, IL LIVELLO DEI CD8 SIV-SPECIFICI PRIMA DELL’ESPOSIZIONE AL VIRUS PUÒ ESSERE CONSIDERATO UN CORRELATO DEL RISCHIO DI ACQUISIZIONE e una spiegazione potrebbe essere che LA PRESENZA DI TANTI CD8-SIV SPECIFICI ABBIA INDOTTO ATTIVAZIONE E/O INFIAMMAZIONE A LIVELLO DELLA MUCOSA, COSÌ FAVORENDO L’ARRIVO DI TANTI CD4 ATTIVATI (e forse anche danneggiando l’integrità della barriera epiteliale);

    - I LIVELLI DI CD4 ATTIVATI ED ESPRIMENTI IL CORECETTORE CCR5 PRESENTI NELLA MUCOSA PRIMA DELL’ESPOSIZIONE AL VIRUS POSSONO ESSERE UN IMPORTANTE CORRELATO DELL’ACQUISIZIONE DELL’SIV NELLE SITUAZIONI IN CUI I CANDIDATI VACCINI SONO VOLTI A STIMOLARE LE REAZIONI CTL.


Questo rischio dovrà essere ben valutato prima di portare questo tipo di vaccini in fase clinica perché, anche se il meccanismo esatto sottostante alle osservazioni fatte nella ricerca di Silvestri deve essere indagato più a fondo, che quello dei vaccini che favoriscono invece di impedire l’acquisizione dell’infezione non sia un rischio soltanto teorico ce lo insegna la storia delle sperimentazioni cliniche.





FONTE



ThunderGuy
Messaggi: 504
Iscritto il: venerdì 27 giugno 2014, 20:30

Re: GUIDO SILVESTRI: patogenesi e molte altre cose

Messaggio da ThunderGuy » martedì 13 gennaio 2015, 9:51

Dora ha scritto:
  • Immagine
    • Be careful what you throw out into the world.
      It might come back to bonk you in the head!

IL PROBLEMA DEI VACCINI CHE FAVORISCONO L’INFEZIONE INVECE DI IMPEDIRLA
Ciao Dora,

purtroppo i vaccini spesso - parlo in generale - possono indebolire il sistema immunitario o causare reazioni autoimmuni (es: artrite in soggetti giovani etc…), chiaramente posto che a monte ci sia una predisposizione del soggetto.

Non credo che sarà possibile avere un vaccino preventivo veramente efficace contro HIV, almeno nei prossimi 10-15 anni. Sarei ben felice di essere smentito, ma credo che la strada per combattere tutto questo genere di infezioni e malattie, in futuro, sia quella dell'immunoterapia, materia tanto affascinante quanto complessa.

buona giornata



Dora
Messaggi: 7491
Iscritto il: martedì 7 luglio 2009, 10:48

Re: GUIDO SILVESTRI: patogenesi e molte altre cose

Messaggio da Dora » martedì 13 gennaio 2015, 11:37

ThunderGuy ha scritto:purtroppo i vaccini spesso - parlo in generale - possono indebolire il sistema immunitario o causare reazioni autoimmuni (es: artrite in soggetti giovani etc…), chiaramente posto che a monte ci sia una predisposizione del soggetto.
ThunderGuy, mi dispiace, anche se credo tu stia amplificando a dismisura e in modo ingiustificato i danni causati dai vaccini, che restano fra gli interventi terapeutici più efficaci e sicuri a disposizione della medicina, io non sono proprio in grado di parlare in generale dei vaccini e vorrei rimanere in argomento.
Qui stiamo parlando di qualcosa di diverso da un generico "indebolimento del sistema immunitario" (e che vuol dire, poi?) o da reazioni auto-immuni.
Il rischio dei vaccini che stimolano i CD8 - che si è visto essere molto concreto - è di favorire anche una attivazione dei CD4 e un loro massiccio reclutamento proprio dove più sono esposti al virus ed è una questione che si lega strettamente al modo in cui agisce l'HIV, che distrugge proprio le cellule che hanno il compito di segnalare al sistema immunitario la sua presenza e che tu hai servito al virus su un piatto d'argento, facendole arrivare in massa nelle mucose con il tuo immunogeno. Un immunogeno, per di più, che non è capace di fornire protezione contro l'acquisizione del virus.
E un aspetto a mio parere molto importante del lavoro di Silvestri è l'avere dimostrato che tutti i vettori usati per stimolare i CD8 creano lo stesso problema con i CD4, mentre nessuno impedisce davvero di infettarsi (fra i 5 vettori studiati, naturalmente, che però hanno caratteristiche diverse l'uno dall'altro, oltre alla caratteristica comune di stimolare le reazioni CTL).
Se si era messo sotto accusa l'Ad5 dopo lo Step e poi ancora dopo l'HVTN-505, ora bisogna rendersi conto che anche altri vettori non vanno per niente bene.
Meno male che il CMV usato da Picker - che pure qualche rischio di creare attivazione e infiammazione se lo porta dietro - da questa ricerca è stato escluso proprio perché negli studi sulle scimmie ha dimostrato di conferire una protezione, ancorché parziale.



Dora
Messaggi: 7491
Iscritto il: martedì 7 luglio 2009, 10:48

Re: GUIDO SILVESTRI: patogenesi e molte altre cose

Messaggio da Dora » martedì 20 settembre 2016, 17:00

Immagine

Da https://en.wikipedia.org/wiki/Cytotoxic_T_cell



UN DUETTO DINAMICO: IL LEGAME VIRTUOSO FRA cART E CD8


Guido Silvestri e il suo gruppo di lavoro pubblicano oggi su Immunity - il meglio del meglio fra le riviste di immunologia - il risultato molto atteso di una ricerca, che loro definiscono modestamente “uno studio pilota generatore di ipotesi”, ma che fornisce la prima dimostrazione dell’ipotesi che i CD8 siano necessari per mantenere il controllo della viremia anche in soggetti in terapia antiretrovirale, cioè che fra CD8 e ART si instauri una cooperazione virtuosa.

L’articolo – CD8+ Lymphocytes Are Required for Maintaining Viral Suppression in SIV-Infected Macaques Treated with Short-Term Antiretroviral Therapy – è accompagnato da un commento di Bruce Walker (di cui ricordiamo la bella lezione sui CD8 all'ultimo CROI) – CD8+ T Cells and cART: A Dynamic Duo? – che parla di important work e di tantalizing experimental data with possibly broad application ed elogia gli autori per essersi dedicati a un critical issue that is highly relevant to the HIV cure agenda.

Vediamolo dunque in breve.

Si sa da tempo che i CD8, benché non riescano a eradicare l’infezione da HIV, hanno un ruolo antivirale durante l’infezione cronica non trattata con farmaci. Delle reazioni CTL HIV-specifiche si possono rilevare già pochi giorni dopo l’infezione e il loro emergere coincide con un declino della viremia nel sangue.

Inoltre, si è osservato che, sia durante l’infezione acuta, sia nella fase cronica, la pressione dei CD8 sul virus fa emergere delle varianti virali che presentano mutazioni di escape. E si è anche osservato che gli elite controller hanno dei CD8 molto più agguerriti rispetto a quelli dei progressori normali, caratterizzati da polifunzionalità, maggior capacità di proliferazione e maggior capacità di uccidere cellule infette in vitro.

Potendo studiare nelle scimmie quello che negli uomini non si può sperimentare, si è anche potuto dimostrare che, se si distruggono in macachi non in terapia antiretrovirale i CD8 mediante un anticorpo, la viremia nel plasma schizza in alto, per poi scendere quando i CD8 si riformano.

Quello che però ancora non era chiaro è LA CAPACITÀ DEI CD8 DI CONTROLLARE LA VIREMIA QUANDO QUESTA È SOPPRESSA DALLA ART: c’è una cooperazione fra farmaci e reazioni CTL? È possibile che la pressione immunologica esercitata dai CD8 favorisca e migliori la soppressione della replicazione virale ottenuta dalla ART? Che cosa fanno i CD8 al virus latente archiviato nei reservoir di persone in terapia? C’è la possibilità di dimostrare che quello che abbiamo definito “shock and kill” non ingenuo, o 2.0, in cui si vogliono combinare sostanze anti-latenza e rafforzamento dei CTL, ha davvero qualche possibilità di arrivare a una cura dell’infezione da HIV?

Silvestri e i suoi collaboratori hanno adottato un approccio riduzionistico, che abbiamo già visto all’opera quando hanno studiato il ruolo del condizionamento mieloablativo mediante irradiazione nei trapianti di staminali per cercare di stabilire quale elemento sia stato determinante nella cura di Timothy Brown, e poi, di nuovo, quando hanno studiato i correlati immunologici di protezione in diverse strategie vaccinali: hanno mantenuto fisse diverse condizioni che possono influire sul controllo della viremia e ne hanno fatto variare soltanto una – la presenza dei CD8 sulla scena dell’infezione da SIV in macachi in trattamento antiretrovirale.

13 macachi rhesus sono stati infettati con SIVmac239, un ceppo virale molto virulento. Dopo 8 settimane hanno iniziato un forte regime di ART (Tenofovir, Emtricitabina, Raltegravir e Darunavir).
Dopo un periodo variabile fra le 8 e le 32 settimane, hanno tutti raggiunto una più o meno completa soppressione delle viremie:

  • - 7 una soppressione persistente, valutata come 4 prelievi consecutivi con VL inferiore a 60 copie/mL;
    - 5 una soppressione intermittente, cioè una combinazione di livelli di viremia irrilevabile e molto bassa;
    - 1 una grande riduzione della viremia (superiore al 99,99% rispetto ai valori di partenza), ma senza che abbia raggiunto l’irrilevabilità.


In ogni caso, in tutti i macachi la soppressione della viremia è stata >99,97% (con una media di 99,99%) e in 5 macachi si sono raggiunti livelli di soppressione della viremia di pochissime copie per mL di sangue, simili a quelli raggiunti da persone in terapia da molti anni.
Alle scimmie è poi stata somministrata una singola dose di un anticorpo anti-CD8 (MT-807R1), che ha portato alla deplezione di quasi tutti i CD8. Tutto questo sempre continuando a somministrare la ART.
A quel punto sono stati monitorati una volta a settimana la viremia, i CD8, i CD4 e il reservoir (stimando il DNA virale nei diversi tipi di CD4 del sangue periferico – Tscm, Tcm, Tem, Ttm - dei linfonodi e del retto) fino a 8 settimane dopo la somministrazione dell’anticorpo.

Immagine

In tutti gli animali, la distruzione dei CD8 ha portato a un rebound della viremia nel plasma, che è stato abbastanza modesto, ma statisticamente significativo, nel range fra le 100 e le 10.000 copie: in sostanza, dopo la distruzione dei CD8, la produzione virale è aumentata fra le 72 e le 350 volte, nonostante gli animali continuassero ad assumere la ART.

Immagine

Quando i CD8 hanno ricominciato a formarsi, le viremie sono tornate irrilevabili.
Non si è misurata una correlazione diretta fra le viremie prima e dopo la deplezione dei CD8, ma le scimmie che avevano raggiunto una soppressione intermittente hanno avuto anche livelli più alti di viremia nel plasma una volta che i CD8 sono spariti dalla circolazione e l’unico macaco in cui la ART era stata poco efficiente, distrutti i CD8, ha raggiunto picchi di viremia superiori alle 100.000 copie/mL. Nei linfonodi si è visto un fenomeno analogo a quello visto nel sangue, con aumenti significativi dell’SIV RNA alla distruzione dei CD8.

Per quanto riguarda la situazione del virus latente, dopo la deplezione dei CD8 il DNA virale nei CD4 non sembra essersi mosso. Invece, i livelli di SIV DNA nei CD4 prima della deplezione dei CD8 si sono correlati positivamente con le viremie dopo la deplezione. Questo ha permesso a Silvestri e colleghi di avanzare l’ipotesi che LA DIMENSIONE DEL RESERVOIR VIRALE ABBIA UN IMPATTO SUL REBOUND DELLA VIREMIA CHE SEGUE LA DEPLEZIONE DEI CD8.

C’è di più: l’analisi delle sequenze virali ha mostrato che il virus che appariva dopo la distruzione dei CD8 era molto simile a quello con cui le scimmie erano state infettate, quindi gli autori hanno potuto ipotizzare che quello fosse VIRUS CHE ARRIVAVA DAL RESERVOIR, ARCHIVIATO PRIMA DELL’INIZIO DELLA ART, E NON VIRUS CHE ARRIVAVA DA QUALCHE SANTUARIO IN CUI SI ERA ATTIVAMENTE REPLICATO A BASSISSIMI LIVELLI DURANTE LA ART.

Mentre la distruzione dei CD8 non ha avuto effetti significativi sulle caratteristiche proliferative dei CD4, li ha invece avuti sulla loro attivazione: nei giorni successivi alla deplezione dei CD8, insieme all’aumento delle viremie si è misurato un aumento dei CD4 che esprimevano due caratteristici marker di attivazione – HLA-DR e PD-1. Questo potrebbe aver gettato benzina sul fuoco, contribuendo all’aumento delle viremie grazie alla maggiore quantità di CD4 attivati disponibili a essere infettati, e rendendo più difficile capire quanto dell’aumento delle viremie sia da imputarsi alla scomparsa dei CD8 e quanto alla espansione e attivazione dei CD4.

Silvestri e colleghi sottolineano alcuni aspetti problematici della loro ricerca, il più importante dei quali è il fatto che la durata della ART e dunque della soppressione della viremia è stata relativamente breve (8-32 settimane), quindi è possibile che il livello di soppressione della viremia non sia stato profondo quanto quello che raggiungono le persone in ART da diversi anni. Ricordano però che è stato comunque raggiunto un livello superiore al 99,97% (e medio del 99,99%), che non è diverso da quello raggiunto dalle persone dopo anni di terapia.
Sarà dunque necessario studiare macachi trattati con ART per periodi più lunghi, di almeno 1 anno. Ma in ogni caso, se anche le prossime ricerche dovessero mostrare che i CD8 non servono a mantenere la soppressione della viremia in soggetti da lungo tempo in terapia, potrebbero essere molto utili degli interventi terapeutici (vaccini, inibitori del blocco del checkpoint come gli anti-PD-1 attualmente in fase clinica, o anche molto altro) da attuarsi nei primi 6-8 mesi di ART.

Nonostante i limiti di questa ricerca pilota, però, resta il fatto che l’aver dimostrato che i CD8 continuano a svolgere un ruolo nella soppressione della viremia anche in presenza della ART significa aver dato una importantissima conferma al razionale che vede il rafforzamento delle reazioni CTL come componente fondamentale dello "shock and kill".
Speriamo che questo serva da stimolo a chi sta lavorando sui vaccini terapeutici o sulle varie altre strategie di boosting dei CD8 perché intensifichino i loro sforzi.



P.S. Mentre scrivevo questo post, ogni tanto il duetto dinamico evocato da Bruce Walker mi faceva venire in mente Batman e Robin - decidete voi chi dei due è la ART e chi i CD8.


We're like long lost brothers
Who've found each other


And love each other like family.

Though we're not related

And it's totally belated

I'm elated just to say you are my bro…





Hope!
Messaggi: 449
Iscritto il: domenica 19 giugno 2016, 0:44

Re: GUIDO SILVESTRI: patogenesi e molte altre cose

Messaggio da Hope! » martedì 20 settembre 2016, 19:20

Quindi sostanzialmente si è capito a pieno il ruolo dei cd8 nella lotta con il virus... e praticamente nonostante con la art e soppressione dei cd8 (i soldati) il rebound virale avviene e quindi il reservoir vuol dire che "si sveglia"? Corretto?



Rispondi