Margolis:
Paula Cannon (USC, abstr, 44) ha raccontato del suo lavoro con i topi umanizzati e del tentativo di ottimizzare la modificazione genetica delle staminali/progenitrici ematopoietiche (HSPC) per distruggere il gene CCR5, minimizzando qualsiasi effetto avverso sulla vitalità delle cellule o sul loro potenziale ematopoietico. Le staminali autologhe vengono modificate geneticamente per diventare CCR5-negative mediante delle nucleasi. Questi enzimi sono progettati con un dominio nucleasi e con un dominio che lega il DNA, usando la ricombinazione non-omologa per riparare il danno con delle mutazioni focali che distruggono la funzione del gene-target (in questo caso il CCR5).
Due tipi di enzimi che colpiscono sia le sequenze di coppie con 3 basi, sia le sequenze di coppie con 4 basi, riescono a tagliare il 30% dei geni CCR5 nelle linee cellulari, ma solo il 4-17% nelle HSPC.
L’obiettivo è di arrivare a lavorare sulle staminali adulte su scala industriale, alterare un numero di cellule sufficienti per trapiantare un essere umano, raggiungere > 5% di distruzione del CCR5, > 80% di vitalità e di mantenimento delle proprietà delle staminali, prima di provare a trapiantarle nei pazienti.
Finalmente, i primi studi pilota saranno fatti su pazienti con linfoma HIV-correlato, presumibilmente utilizzando nucleasi trasdotte con vettori adenovirali entro linfociti T (non staminali [ma questo non cambia tutto?! che differenza ci sarebbe fra questi linfociti T modificati e quelli di June-Lalezari-Mitsuyasu?]).
Resta ancora molto lavoro da fare.
Lafeuillade:
Paula Cannon ha ricordato che gli approcci di terapia genica sono volti a creare un sistema immunitario resistente all’HIV mediante la distruzione del CCR5, al fine di sopprimere la replicazione del virus senza dover assumere antiretrovirali a vita, con i connessi problemi di costi, di accesso ai farmaci e di effetti collaterali.
Questo potrebbe funzionare:
• riducendo il serbatoio di cellule-target e dunque riducendo la replicazione dell’HIV e le sue conseguenze, quali l’infiammazione, anche nei santuari che non vengono raggiunti dai farmaci;
• ristabilendo la funzionalità del sistema immunitario, compresa la protezione di linfociti T HIV-specifici.
Inoltre, l’HIV potrebbe essere usato come agente selettivo.
In teoria, potrebbe essere necessario proteggere più dei linfociti T: anche i macrofagi, le microglia, le cellule dendritiche …
Le staminali ematopoietiche sono pertanto dei buoni obiettivi per una terapia genica anti-HIV.
Due tipi di nucleasi ingegnerizzate (le ZFN e le TALEN) consentono una distruzione permanente del CCR5. Esse funzionano sul 30% delle linee cellulari, ma solo sul 4-17% delle HSPC

Ci sono però ancora delle sfide da affrontare prima di passare alla clinica:
- • usare cellule staminali adulte tratte dal midollo osseo;
• arrivare a produrne la dose necessaria per i pazienti;
• raggiungere più del 5% di distruzione del CCR5 e dell’80% di vitalità delle cellule;
• mantenere le proprietà delle staminali;
• selezionare la prima popolazione di pazienti (pazienti con linfoma?);
• accertare la sicurezza, compresi gli effetti off-target [tipo distruggere il CCR2], per il primo utilizzo in esseri umani delle ZFN usate su staminali ematopoietiche.