Fino ad allora, continuo a scrivere qui - e la ragione credo sia chiara: tra i farmaci usati per curare il nuovo coronavirus abbiamo non solo lopinavir e ritonavir - come studiato da Savarino contro il SARS-CoV, il parente più vicino del nuovo coronavirus - ma la loro combinazione con clorochina - come proposto sempre da Savarino.
E alla fine di tutto questo bisognerà che qualcuno gliene renda merito.

Fonte: Cartabellotta
DEGLI ANEDDOTI E DEL LORO VALORE
Quando una somma di aneddoti diventa un dato?
Quanto peso siamo disposti a dare a un cumulo di aneddoti confrontato con un altro cumulo di aneddoti?
Quanto si può aspettare che dagli aneddoti nascano scientificamente dei dati quando infuria un'epidemia che fa migliaia di morti in pochi giorni in una delle macroregioni più ricche, più avanzate e meglio attrezzate d'Europa?
In quali circostanze siamo disposti a infrangere le regole auree del metodo scientifico e a non aspettare la conclusione dei trial clinici randomizzati in doppio cieco e controllati con placebo e la relativa pubblicazione dei risultati in riviste scientifiche di assodato prestigio?
Ci apprestiamo oggi a superare la soglia - psicologica quanto numerica - dei 2500 morti. Le terapie intensive della Lombardia e delle altre regioni del nord sono vicine al collasso, in certe città sono già abbondantemente collassate. I test per confermare la diagnosi di infezione da SARS-CoV-2 sono fatti solo a persone chiaramente sintomatiche, mentre migliaia, forse decine di migliaia di altre che l'infezione ce l'hanno se ne vanno in giro a trasmetterla o sono chiuse in casa senza una diagnosi chiara ma con il rischio molto alto non solo di arrivare tardi in ospedale, ma di passare il virus a chi vive insieme a loro.
Abbiamo migliaia di medici, infermieri, OSS che non soltanto rischiano di infettarsi, ma poi - come i reduci da una guerra - saranno da curare per PTSD.
Viviamo tappati in casa e chi esce senza altra ragione che quella di prendere una boccata d'aria si sente un trasgressore del patto di convivenza e solidarietà stipulato alla nascita per poter vivere insieme con i suoi simili.
In tutto questo, gli aneddoti abbondano, per qualche farmaco addirittura sembrano un fiume in piena. Vediamone qualcuno dei più seri.
1. Un nuovo farmaco è salito alla ribalta in questi giorni: non è un antivirale diretto specificamente contro il virus, ma un farmaco che agisce, impedendo la formazione di un legame stabile con il suo recettore, contro l'interleuchina-6, una citochina la cui massiccia produzione durante l'infezione da SARS-CoV-2 da parte delle cellule dendritiche, delle Natural Killer e dei linfociti T rende tanto insidiosa la polmonite causata dal virus. È il Tocilizumab, un anticorpo monoclonale, un immunosoppressore che è stato approvato specificamente contro l'artrite reumatoide, ma che sta trovando anche usi diversi, perché un eccesso di IL-6 crea problemi in tante occasioni, HIV compreso, e perché ha un buon profilo di sicurezza, che ne consente l'uso anche per periodi prolungati. Il Tocilizumab è prodotto e reso gratuitamente disponibile anche in Italia da Roche. I cinesi l'hanno incluso nelle Linee Guida per trattare il COVID-19 già all'inizio del mese e l'“Unità di crisi Coronavirus” costituita dall'AIFA ne suggerisce l'uso sperimentale anche da noi.
Ne hanno parlato tutti i giornali, perché pare davvero avere alleviato i sintomi terribili da tempesta di citochine in qualche paziente cui è stato somministrato a Napoli.
Sta partendo una sperimentazione clinica a Modena e Napoli, quindi non sto a farla lunga: qualche aneddoto molto pubblicizzato, attesa dei dati.
2. Del remdesivir - the most promising candidate - ho già scritto: una triste storia alle spalle, fortissima sponsorizzazione (“There’s only one drug right now that we think may have real efficacy,” Bruce Aylward of the World Health Organization said last month. “And that’s remdesivir.”), qualche aneddoto sparso che fa gridare al miracolo, un articolo sui primi 12 pazienti con COVID-19 trattati negli Stati Uniti pubblicato come pre-print su medRxiv. E qui cominciano le perplessità sulla reale efficacia del farmaco, specie nel trattamento dei casi gravi, che troviamo espresse sia da alcuni analisti finanziari
“Based on our review of the clinical and virological courses, we believe remdesivir’s contribution to efficacy remains unclear, and with a side-effect profile that may not be completely benign,” the RBC analysts wrote in a note to investors. “We continue to see a less than 50/50 possibility that the drug is ultimately proven effective.”
sia ancora ieri su STAT, dove Andrew Joseph prima ha riepilogato la storia non particolarmente edificante del farmaco contro l'Ebola, che abbiamo già visto un paio di settimane fa, e ha spiegato perché si può transitare con tanta nonchalance da un virus all'altro; poi ha passato in rassegna il pugno di aneddoti che fanno sperare oggi nell'efficacia del remdesivir contro il SARS-CoV-2, ricordando come questo successo apparente debba essere confermato attraverso sperimentazioni cliniche in cui il farmaco è messo a confronto con un placebo. Poi è arrivato a toccare un punto critico fondamentale:
If the drug is successful in trials, most antiviral experts think the drug should primarily be used for patients with more severe symptoms and those who are hospitalized — some 15% to 20% of cases. But observers have also raised a number of points that could potentially trip up the trials. For one, the process moved so quickly that analysts have wondered if the best doses were chosen. They have also pointed to the fact that one of the Chinese trials includes patients whose symptoms started up to 12 days prior. There are concerns that might be too late.
“The overall trial might not be as spectacular as people think,” Umer Raffat, an analyst at Evercore ISI, said in a presentation last week. But, Raffat added, results from patients who start treatment early might show the drug has efficacy if given soon after symptoms arise.
Another detail that will be scrutinized: Can the drug, which is given intravenously into the bloodstream, reach the cells it needs to clear the respiratory infection?
“We don’t know if the amount of remdesivir that’s going to get into the lungs is enough to get the virus down,” said Andre Kalil, an infectious disease specialist at University of Nebraska Medical Center and an investigator in the NIAID-sponsored trial. “This is part of the reason we’re doing the study.”
Conclude elencando i problemi che Gilead dovrà affrontare se il remdesivir passerà la prova dei trial clinici. Ma, ad essere del tutto onesta, di quella fase mi importa come della neve dell'anno scorso.
Anche in Italia, dalla sua trincea al Sacco, il prof Galli esprime qualche perplessità sull'efficacia del remdesivir nel trattare i casi gravi di COVID-19. Se queste perplessità si riveleranno ben fondate, il remdesivir potrà al più essere somministrato presto, all'insorgenza dei sintomi, mentre per i casi gravi sarà meglio affidarsi ad altro.
3. Della combinazione di lopinavir/ritonavir e clorochina ho già scritto tanto nelle settimane scorse. Mentre si stanno tenendo e preparando decine di trial clinici in Cina e nel resto del mondo (qui solo l'esempio di un protocollo di sperimentazione) e mentre viene prescritta in Italia nei casi di persone ospedalizzate con COVID-19 di gravità moderata ma età avanzata o altri fattori di rischio, è in pre-print presso l'International Journal of Antimicrobial Agents un articolo di Didier Raoult sul meccanismo attraverso cui la clorochina può funzionare in questa infezione: New insights on the antiviral effects of chloroquine against coronavirus: what to expect for COVID-19?
Today, preliminary data indicate that chloroquine interferes with SARS-CoV-2 attempts to acidify the lysosomes and presumably inhibits cathepsins, which require a low pH for optimal cleavage of SARS-CoV-2 spike protein, a prerequisite to the formation of the autophagosome. Obviously, it can be hypothesised that SARS-CoV-2 molecular crosstalk with its target cell can be altered by chloroquine through inhibition of kinases such as MAPK. Chloroquine could also interfere with proteolytic processing of the M protein and alter virion assembly and budding (Fig. 1). Finally, in COVID-19 disease this drug could act indirectly through reducing the production of pro-inflammatory cytokines and/or by activating anti-SARS-CoV-2 CD8+ T-cells.
Mentre si continua a studiare l'attività antivirale della clorochina/idrossiclorochina contro SARS-CoV-2 per ottimizzarne il dosaggio, abbiamo gli aneddoti sulla sua efficacia clinica, che in questo caso sono una valanga, che si espande dalla Cina alla Corea, per arrivare fino in Australia e in Polonia. Per non parlare della Francia, di cui abbiamo già detto e in cui è partito l'ennesimo trial, e del Belgio. E pure Israele, che da domenica ha adottato misure di contenimento molto simili alle nostre, mette la clorochina al primo posto fra i farmaci per trattare l'infezione.
Alla luce dell'espansione dell'epidemia che sta mettendo in ginocchio l'Italia del nord, che cosa aspettiamo a testare mezza Italia [non è letterale, eh? - significa solo: testare di più] e ad estendere la somministrazione di Kaletra e idrossiclorochina ai paucisintomatici, che se ne stanno in casa con il rischio di un aggravamento dei sintomi che li spedisca in terapia intensiva? Non è meglio rischiare di avere persone che corrono in bagno a casa loro per gli effetti del Kaletra senza aspettare di averle intubate e sedate per settimane? Che cosa diavolo stiamo aspettando? (*)
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