COVID-19: la ricerca di una cura

Ricerca scientifica finalizzata all'eradicazione o al controllo dell'infezione.
Dora
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Re: [II] A. SAVARINO: dai macachi ai trial clinici sugli uomini

Messaggio da Dora » domenica 1 marzo 2020, 12:54

skydrake ha scritto:
domenica 1 marzo 2020, 12:43
Tutto sommato è una sperimentazione in fase II.

Ricordiamoci però che sono appena partite due sperimentazioni in fase III con Remdesivir
https://www.clinicaltrialsarena.com/new ... -covid-19/
Io confido nella sperimentazione finanziata dal governo degli Stati Uniti, mi piace molto come è impostata, perché permetterà di avere dei dati facili da interpretare, mentre - come ho scritto l'altro giorno - le due in Cina stanno andando a rilento per la difficoltà di trovare persone che corrispondano agli standard fissati dal protocollo.
Ma scriverò un post sul remdesivir appena possibile, se riesco già domani.



skydrake
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Re: [II] A. SAVARINO: dai macachi ai trial clinici sugli uomini

Messaggio da skydrake » domenica 1 marzo 2020, 13:21

Francamente io trovo più interessanti le sperimentazioni in fase III.
Dopo le fasi II si interpretano i risultati. Dopo le fasi III vengono commercializzati...
;)



Dora
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Re: [II] A. SAVARINO: dai macachi ai trial clinici sugli uomini

Messaggio da Dora » domenica 1 marzo 2020, 13:44

skydrake ha scritto:
domenica 1 marzo 2020, 13:21
Francamente io trovo più interessanti le sperimentazioni in fase III.
Dopo le fasi II si interpretano i risultati. Dopo le fasi III vengono commercializzati...
;)
Sky, hai letto il protocollo del trial americano? È una situazione di emergenza, non cambia niente che sia una fase 2 o 3. Se il remdesivir funziona, lo si dà ai malati di COVID-19 in giro per il mondo. Se non funziona, si cerca qualcosa d'altro.
Ricordi come andò con l'AZT? Non si va troppo per il sottile, in questi casi.



Dora
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Re: [II] A. SAVARINO: dai macachi ai trial clinici sugli uomini

Messaggio da Dora » lunedì 2 marzo 2020, 9:18

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IT'S THE ECONOMY, STUPID!

Il titolo si riferisce alla prima parte di questo post.
Ma, a pensarci bene (o a pensar male), forse anche alla seconda.


PRIMA PARTE: #FreeTonyFauci

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Dora ha scritto:
giovedì 27 febbraio 2020, 15:54
Cito dal comunicato stampa del NIAID: NIH Clinical Trial of Remdesivir to Treat COVID-19 Begins
“We urgently need a safe and effective treatment for COVID-19. Although remdesivir has been administered to some patients with COVID-19, we do not have solid data to indicate it can improve clinical outcomes,” said NIAID Director and U.S. Coronavirus Task Force member Anthony S. Fauci, M.D. “A randomized, placebo-controlled trial is the gold standard for determining if an experimental treatment can benefit patients.”

Thanks, Tony, dalla tua bocca alle orecchie dell'OMS & del Remdesivir Fan Club. Immagine

Tony Fauci, che da quasi 40 anni dirige il National Institute of Allergy and Infections Diseases, è un immunologo dall'esperienza sterminata: è uno dei più grandi esperti americani di malattie infettive, ha avuto ruoli di leadership nella gestione di epidemie come HIV, tubercolosi, Ebola. È stato consigliere di presidenti democratici e repubblicani. È stato capace di farsi mediatore fra le esigenze dei malati e degli attivisti in lotta contro l'HIV/AIDS e le amministrazioni bigotte, le istituzioni reticenti, le grandi pharma che non vedevano molte possibilità di guadagno da una infezione che riguardava omosessuali e drogati, conquistandosi così l'affetto di generazioni di persone con HIV.
Pochi più di lui hanno l'esperienza e la capacità di leadership necessarie per far fronte all'epidemia da SARS-CoV-2.

Tuttavia, oltre a ricordare la sgradevole verità che la scienza non si fa sugli aneddoti ma sui dati e che per avere dati solidi in campo biomedico servono sperimentazioni cliniche fatte come si deve, ha anche avuto la sfrontatezza di contrastare - con l'assoluta sobrietà che lo contraddistingue - la linea del presidente Trump, che sostiene (o sosteneva) che i rischi di un'epidemia da COVID-19 negli Stati Uniti sono "molto bassi", facendo così infuriare l'amministrazione americana.
E si capisce perché. Abbiamo visto lo stesso tipo di preoccupazione anche qui in Italia, che ha portato a un dietrofront nella comunicazione dei media: prima un allarme che ha gettato nel panico milioni di persone, poi la svolta verso toni assai più moderati non appena ci si è accorti degli enormi danni economici che possono derivare da una pandemia.

Ma non è che un virus smetta di essere pandemico solo perché ci fa perdere punti di PIL. Ancora una volta, la realtà ci pone davanti a un dilemma e sta a noi - a chi ci governa - capire come risolverlo senza avere troppi morti e feriti. Sia in senso letterale, sia in senso economico.

La sottovalutazione del rischio da parte dell'amministrazione americana - che sia voluta per sostenere l'economia o sia davvero nella mente del POTUS - è confermata dalla scelta di attribuire al vice presidente Mike Pence la responsabilità di gestire la crisi. Pence non è solo un negazionista del cambiamento climatico e dei danni del fumo da sigaretta, ma è anche colui che, quando era governatore dell'Indiana, favorì un gravissimo outbreak di HIV con scelte sconsiderate dettate dalle sue preferenze religiose.
Non esattamente la persona che si vorrebbe a fronteggiare un'epidemia come quella presente.
Fauci ha detto quel che pensa e si è trovato con la museruola addosso: la Casa Bianca gli ha imposto di non parlare pubblicamente di COVID-19 senza prima aver ricevuto il permesso. Come primo provvedimento, gli ha fatto annullare la partecipazione a 5 talk show che era prevista per ieri.
Una cosa inaudita, a mio parere. E pure assai stupida.



SECONDA PARTE: della medicina miracolosa - ovvero The Most Promising Candidate

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Il remdesivir (inizialmente noto come GS-5734) è un antivirale sperimentale (cioè non ancora approvato per la commercializzazione) della classe degli analoghi nucleotidici, ed è stato sviluppato da Gilead per trattare le infezioni da Ebola e da Marburg.
Che cosa significa che è un analogo nucleotidico? Significa che interviene nel processo di replicazione di un virus bloccandone la RNA polimerasi. In questo modo il processo di trascrizione dell'RNA virale non va a buon fine e il virus non riesce a produrre nuove copie di sé. Così il carico di viremia presente in un organismo tende a decrescere, fino a scomparire.
Questa caratteristica del farmaco non è specifica contro un unico tipo di virus, quindi il remdesivir è stato testato in vitro contro altri virus a RNA, dal Virus respiratorio sinciziale a Lassa, Nipa, Hendra, fino ai coronavirus della SARS e della MERS.
Ma l'idea iniziale era di usarlo per trattare l'Ebola e in vitro aveva dato risultati ottimi. Così, nel pieno dell'epidemia che dal 2013-14 infuriava in Africa Occidentale, Gilead decise di provare a sperimentarlo sul campo e lo portò in Guinea.
I primi risultati - quelli che siamo soliti considerare aneddotici - furono straordinari.
La mortalità di Ebola è altissima e lo è specialmente nei bambini: quelli infettati in utero muoiono praticamente tutti già durante la gravidanza. Se nascono vivi, la durata massima della loro vita è stata stimata in meno di 20 giorni.
Una neonata trattata con il cocktail di anticorpi monoclonali noto come ZMapp e remdesivir dopo 20 giorni si era negativizzata e a 33 giorni ha potuto essere dimessa. Guarita. È stata seguita per tutto l'anno successivo: stava bene, era sana, il suo sviluppo era regolare. Era il primo neonato a sopravvivere all'infezione congenita da Ebola.

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Gilead raccontò sul Journal of Infectious Diseases che il trattamento con ZMapp non aveva permesso di sopprimere la viremia, ma che era possibile che gli anticorpi monoclonali avessero svolto un ruolo neutralizzando una parte dei virus circolanti. Il lavoro grosso, però, lo attribuì al remdesivir.

Forte di risultati così eccezionali, il remdesivir era pronto ad essere testato in grande: un trial randomizzato e controllato in Congo, dove l'epidemia aveva avuto una recrudescenza nell'estate del 2018.
Anche nel caso dell'Ebola, come in quello del nuovo coronavirus, l'OMS aveva pubblicato un R&D Blueprint per la ricerca su EVD che stabiliva quali farmaci dovessero essere sperimentati in caso di outbreak dell'infezione: aveva scelto quelli che riteneva più promettenti e deciso che dovevano essere messi a confronto l'uno con l'altro.
I partecipanti - circa 680 - furono dunque assegnati in modo casuale a gruppi che ricevettero gli anticorpi monoclonali ZMapp (e costituirono il gruppo di controllo) oppure un singolo anticorpo monoclonale chiamato MAb114, oppure un altro cockail di anticorpi chiamato REGN-EB3. E infine ci fu il gruppo del remdesivir.
E qui cascò l'asino il remdesivir.
Non starò a farla lunga, perché l'articolo sul New England è accessibile a tutti. Basti qui dire che - con il trial iniziato a novembre 2018 - già nell'agosto dell'anno successivo il protocollo fu stravolto: il Safety Monitoing Board, infatti, vide i risultati ad interim e richiese che i pazienti fossero assegnati solo al gruppo del MAb114 e a quello del REGN-EB3, con ZMapp che rimase per il gruppo di controllo, ma alla fine risultò meno efficace degli altri due.

Il remdesivir aveva fallito. Non era efficace. Era fuori.

Veniamo a oggi.
Per certi aspetti, adesso, con il SARS-CoV-2 siamo in una situazione simile: non che la sua pericolosità per il singolo sia anche solo lontanamente paragonabile all'Ebola, sia chiaro. Intendo che la situazione dell'efficacia del remdesivir contro questo nuovo coronavirus è non troppo diversa dal caso che ho appena raccontato.
Abbiamo questo antivirale che in vitro ha funzionato meglio di tanti altri nel bloccare la replicazione del nuovo coronavirus.
Abbiamo dei risultati - sempre in vitro - sui coronavirus che causano la SARS e la MERS che confermano la sua efficacia.
Abbiamo degli studi su animali infettati da MERS-CoV che sembrano dire che è efficace.
Abbiamo le testimonianze aneddotiche che sembrano dire che - in combinazione con altri farmaci, gli inibitori della proteasi di HIV - funziona.
Abbiamo l'OMS che lo sponsorizza come il farmaco più promettente.
Abbiamo le azioni di Gilead che salgono, salgono.

Capite adesso perché Tony Fauci ha avuto l'ardire di richiamare tutti alla prudenza? Capite perché, umilmente, yours truly sta dicendo da settimane aspettiamo i risultati delle sperimentazioni cliniche? Quante ne abbiamo viste di molecole che in vitro e nei modelli animali facevano miracoli e poi si sono schiantate nelle sperimentazioni cliniche?



Dora
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Re: [II] A. SAVARINO: dai macachi ai trial clinici sugli uomini

Messaggio da Dora » martedì 3 marzo 2020, 11:49

In questo assordante silenzio italiano che circonda le ricerche sui farmaci contro SARS-CoV-2, a fianco della mia umilissima voce c'è quella di Enrico Bucci, che oggi firma, insieme a Ernesto Carafoli, un articolo su Scienza in Rete di cui riporto soltanto una citazione, ma che consiglio caldamente di leggere per intero: Alcuni punti fermi sul coronavirus.
1. Non è vero, come si continua ossessivamente a dichiarare, che al momento non esistono composti in grado di ostacolare SARS-CoV-2. Almeno due composti - uno è il remdesivir, farmaco antivirale ad ampio spettro, l’altro è la clorochina, che è il più usato farmaco antimalarico- inibiscono con differenti meccanismi d’azione l’abilità del virus di portare a morte colture cellulari umane: è un effetto, come si dice , in vitro, che normalmente deve essere validato con molteplici trial clinici, ma che, sulla scorta delle informazioni di tossicità già disponibili per il fatto che questi due composti sono già stati usati su uomo, in questa situazione di emergenza ha portato ugualmente alla sperimentazione su alcuni pazienti. Il primo paziente statunitense, un 35enne di Seattle in grave stato di insufficienza polmonare, è stato trattato, e guarito, con il remdesivir. Il farmaco è stato messo a disposizione dei medici cinesi, e dalle risposte che se ne hanno, sta avendo un eguale effetto positivo. Da quanto si è potuto capire, il farmaco è stato inoltre usato anche per i due pazienti cinesi che sono guariti dopo il lungo ricovero allo Spallanzani, per quanto in associazione con altri presidi terapeutici.

Ora, queste notizie sono sicuramente note agli esperti che si alternano sulla stampa e nei canali televisivi: rimane quindi incomprensibile come mai, pur se la prudenza è di rigore, non si dia maggior spazio alle notizie sulle terapie sperimentali per SARS-CoV-2. Non si contribuirebbe, dichiarando che qualcosa di più che promettente c’è, a diminuire l’atmosfera avvelenata di questi giorni?

C’è anche spazio per un commento sulla clorochina, l’altro farmaco in sperimentazione contro il coronavirus. Per il momento, come uno di noi ha ricordato, i dati ottenuti su circa 100 pazienti in Cina sembrano confermare un’efficacia della clorochina contro il virus, effetto atteso sulla base di precedenti dati in vitro e in vivo e basato su un meccanismo ben noto.

Oltretutto, tutti sappiamo che la penetrazione della Cina in Africa ha assunto livelli imponenti: milioni di cinesi vanno e vengono continuamente dall’Africa. Stranamente, però, l’Africa sembra sinora scarsamente toccata da Covid-19. E questo nonostante le sue strutture igienico-sanitarie-diagnostiche non siano di certo all’altezza di quelle Europee. Ma sappiamo anche che in Africa la malaria è ancora un terribile flagello ed è noto che in Africa la clorochina è usata dovunque e largamente. E se fosse questa la ragione della attuale scarsa penetrazione del Covid-19 in Africa?
Ora, che la clorochina non piaccia all'OMS lo si può anche capire, vista la preferenza per il remdesivir espressa con tanta fretta già più di un mese fa (marchette per Gilead e sputi su un farmaco che costa niente? CIALTR0NI! Ha ben ragione Alex Berezov a dire che Ghebreyesus dovrebbe dare le dimissioni).
Ma che in Italia, soprattutto fra gli infettivologi dell'Istituto Superiore di Sanità e i superespertoni della task force del Ministero, si continui a far finta di niente ... io penso male.
Mi vergogno un po', mi dispiace un mondo, ma penso proprio male.
Finirò all'inferno.
Pazienza.


P.S. I cinesi, che hanno BISOGNO di trovare una cura, di trial sulla clorochina ne stanno facendo 30 (TRENTA).



Dora
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Re: [II] A. SAVARINO: dai macachi ai trial clinici sugli uomini

Messaggio da Dora » venerdì 6 marzo 2020, 15:58

 

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SARS-CoV-2: BREVETTI E CONTROVERSIE

Mentre il professor Zhong Nanshan, che non è esattamente l'ultimo epidemiologo e pneumologo sbucato da qualche università della strada, ma lo scopritore del SARS-CoV (1) nel 2003 e il responsabile della task force che coordina il contrasto all'epidemia da COVID-19 per la China's National Health Commission, ha dichiarato a France24 che nei trial clinici in Cina la clorochina was having a positive impact, with patients generally testing negative after around four days (sarà un altro pazzo?), stanno uscendo in questi giorni molte notizie aneddotiche sull'efficacia del Kaletra (lopinavir/ritonavir) nella cura delle persone con infezione da SARS-CoV-2.
Si tratta di articoli di giornale che raccontano mirabilia in un paziente spagnolo.
Io preferirei aspettare qualche dato più solido prima di scriverne, quindi oggi mi occupo d'altro.

Poiché si è parlato molto, nelle scorse settimane, di un brevetto che la Cina, infischiandosene dei diritti di Gilead, starebbe cercando di ottenere per una versione generica del remdesivir, con la risibile giustificazione che al momento il problema di violare i diritti commerciali di Gilead non esiste, perché il farmaco non è ancora in commercio, il post di oggi è dedicato alla controversia sui brevetti.


La fonte principale da cui traggo quel che racconterò qui è l'articolo COVID-19 Patent Controversy, pubblicato il 28 febbraio scorso da HONG KONG LAWYER, che è la "rivista ufficiale della Law Society of Hong Kong".
Una fonte secondaria è il post The great coronavirus drug hunt, uscito il 4 marzo su DownToEarth, una rivista indiana che tratta temi ambientali e scientifici e sta dedicando un'intera sezione al nuovo coronavirus. Questa fonte secondaria si mostra molto più sicura di quel che sostiene e io non so se questo dipenda dal fatto che il post è stato scritto qualche giorno dopo l'articolo della Law Society di Hong Kong e sono emerse nuove certezze, o dal fatto che la sintesi ha imposto una visione più tranchant di quella che invece è una questione ancora aperta (propendo per la seconda, perché il dettaglio analitico con cui gli studiosi di Hong Kong trattano l'argomento mi pare più affidabile).

Vediamo dunque di capire che cosa sta succedendo con i brevetti del remdesivir. Non è una questione da azzeccagarbugli (per restare in tema di epidemie), perché ci sono in gioco da un lato il controllo dell'epidemia di COVID-19, dall'altro i rapporti commerciali della Cina con il resto del mondo.

Secondo quanto scrivono Choy e Lo, la storia dei brevetti del remdesivir è divenuta di interesse internazionale quando, nel 2016, Gilead, che aveva già brevettato il farmaco negli Stati Uniti, ha presentato una domanda di brevetto per il remdesivir come trattamento sperimentale degli arenaviridae (Ebola, per intenderci) e dei coronaviridae sotto il Patent Co-operation Treaty (PTC), che è un trattato internazionale cui aderiscono più di 150 Paesi, Cina compresa: una singola richiesta, se accettata, è facilmente estesa a tutti i firmatari del trattato.
Il brevetto fornisce un metodo per trattare infezioni da virus tipo Ebola, mentre per i coronavirus resta nel vago.
Gli Stati Uniti questa richiesta l'hanno accettata nell'aprile 2019, la Cina ancora no.

Il Wuhan Institute of Virology (WIV), che è parte della Accademia delle Scienze Cinese, è l'istituto che ha studiato in vitro il remdesivir insieme a tanti altri farmaci e pubblicato la famosa lettera a Cell Research di cui stiamo parlando da settimane: per questi ricercatori, remdesivir e clorochina contro il SARS-CoV-2 in vitro funzionano.
Bene, questo istituto riconosce i diritti di proprietà intellettuale di Gilead, ma ciò nondimeno ha dichiarato di aver fatto richiesta di un brevetto cinese, in linea con la prassi internazionale dal punto di vista della protezione dell'interesse nazionale cinese. In sostanza dicono che, per controllare l'epidemia, potrebbe anche andar bene sospendere temporaneamente i diritti di proprietà di Gilead.

如果国外相关企业有意向为我国疫情防控做出贡献,我们双方一致同意在国家需要的情况下,暂不要求实施专利所主张的权利,希望和国外制药公司共同协作为疫情防控尽绵薄之力 [if relevant foreign companies intend to contribute to China's epidemic prevention and control, and to the extent both sides agree, in answering any national needs, to temporarily suspend implementing the rights claimed by the patent, [we] wish to work with foreign pharmaceutical companies to control the epidemic using our modest effort]

Secondo i due avvocati di Hong Kong, però, questo metterebbe il Wuhan Institute of Virology in una situazione che definire intricata è un eufemismo, perché o infrangono i complicatissimi diritti internazionali che sovrintendono alle questioni brevettuali e che devono valere per tutti, oppure rischiano di vedersi negato il brevetto richiesto. Si trovano così fra Scilla - mantenere rapporti onesti con il resto del mondo - e Cariddi - dare ai tanti malati cinesi di COVID-19 il remdesivir senza preoccuparsi di eventuali diktat da parte di Gilead, creando però una rottura internazionale che, in tempi di dazi, di economie sull'orlo della recessione e di epidemia sempre più pandemica, sembra non convenire a nessuno.

Qual è la quadratura del cerchio? Sembra una soluzione semplice e non priva di eleganza: nessun furto di proprietà intellettuale, il brevetto richiesto dal Wuhan Institute of Virology- che nessuno ha visto, siamo nel campo delle speculazioni - potrebbe riguardare la combinazione del remdesivir con ... tenetevi forte ... la clorochina!

I complicati ragionamenti legali degli avvocati di Hong Kong e le ragioni per cui brevettare una terapia contro COVID-19 non è come rubare un farmaco a chi l'ha inventato ve li risparmio, tanto potete leggerli direttamente nel loro articolo.
Vi dico solo che, pochi giorni dopo, l'articolo indiano dava per scontato che il brevetto richiesto dai cinesi riguardi proprio la combinazione di remdesivir e clorochina.

Choy e Lo concludevano il loro lavoro dicendo: stiamo a vedere

WIV’s statement raises intriguing questions about its patenting strategies. Is the application, which may incorporate GSI’s remdesivir, customary international practice? Or is WIV merely applying customary Chinese practice to protect Chinese national interest because of the COVID-19 epidemic? If it is the latter, is it an affront to the Trade Deal? It is premature to make conclusions at this stage. The patent community and interested parties worldwide will closely follow this situation given the wide-ranging implications.

Anche noi.



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Re: [II] A. SAVARINO: dai macachi ai trial clinici sugli uomini

Messaggio da skydrake » venerdì 6 marzo 2020, 18:19

A proposito della pervasività della pubblicità-ad-hoc moderna, guarda cosa mi è comparsa come pubblicità stamani sul mio telefonino, senza che scrivessi alcun termine chiave:
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Mi ha ricordato quello rappresentato in questa vignetta:
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Re: [II] A. SAVARINO: dai macachi ai trial clinici sugli uomini

Messaggio da Dora » sabato 7 marzo 2020, 6:33

skydrake ha scritto:
venerdì 6 marzo 2020, 18:19
A proposito della pervasività della pubblicità-ad-hoc moderna, guarda cosa mi è comparsa come pubblicità stamani sul mio telefonino, senza che scrivessi alcun termine chiave [...]
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Seeking Alpha ... Ti ricordi quante cantonate hanno preso su Sangamo? Erano quelli che consigliavano a tutti di correre a comprare SGMO due giorni prima che crollassero. Non il miglior viatico possibile per il remdesivir. :lol:



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Re: [II] A. SAVARINO: dai macachi ai trial clinici sugli uomini

Messaggio da Dora » domenica 8 marzo 2020, 13:56

Che sia benedetta la concretezza dei medici lombardi!

Non c'è come avere un'emergenza sanitaria in atto che le markette ubbie dell'OMS, le reticenze dell'ISS, i brevetti dei cinesi vengono tutti spazzati via e ci si concentra sulle possibilità di cura concrete: nelle linee guida per il trattamento del COVID-19 sono previsti lopinavir/ritonavir (finché non si renda disponibile il remdesivir) + la clorochina (o l'idrossiclorochina).

Ma il dosaggio dell'idrossiclorochina è basso! Aumentatelo, ché nessuno per pochi giorni rischia l'overdose.

Ecco i dettagli:

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Re: [II] A. SAVARINO: dai macachi ai trial clinici sugli uomini

Messaggio da Dora » lunedì 9 marzo 2020, 13:03

Due cose veloci:

1. Anche le Linee Guida francesi prevedono il trattamento dei pazienti COVID-19 con inibitori della proteasi di HIV + clorochina o, ove disponibile, remdesivir + clorochina;

2. Enrico Bucci scrive un altro post su Scienza in Rete per ribadire quello che ha già detto, e che anch'io qui continuo a ripetere senza stancarmi: non è vero, non è vero, non è vero che non ci sono farmaci per trattare l'infezione da SARS-CoV-2.
Ebbasta, però. Vien da pensare male, eh.

E adesso un appello ai medici che curano le persone con COVID-19 e passano da queste parti:

il dosaggio dell'idrossiclorochina è TROPPO BASSO. Se non volete fidarvi di me (e avete ragione), trovate il tempo per controllare in letteratura quel che vi dico e che ho confermato parlando con Andrea Savarino.
200 mg 2 volte al giorno è troppo poco.
Non fate sciocchezze.

E bravi, vi dobbiamo tutti moltissimo.



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