Quando penso a Mosca, mi vengono sempre in mente quelle scene del Maestro e Margherita in cui Margherita vola nel cielo notturno sopra la città e poi mi ricordo di tutta la concitazione e la follia di quel libro. Sì, non sono mai riuscita a vedere Mosca come una sonnacchiosa città svizzera.Puzzle ha scritto:S. Pietroburgo è evidentemente più europea di Ashgabat, ma anche di Mosca (andavo a Mosca per lavoro una volta la settimana). (...) Ho conosciuto un'alta percentuale di persone gentili, moderate, tranquille, per cui mi sono fatto l'idea che i pietroburghesi siano così, a differenza dei moscoviti che li ho trovati più bisbetici e caotici. (Si tratta sempre di opinioni basate sulle esperienze personali, ma abbastanza condivise.)
Sai, è curioso: tutto quello che scrivi (quanto bene!) mi sta facendo riaffiorare tanti ricordi di libri e di chiacchierate fatte con i russi in Israele. Anche loro parlavano delle rose e dei libri che avevano a casa e avevano una specie di culto per la musica classica, anche se a volte pareva che al di là di Shostakovich non volessero andare. Avevano tutti una nostalgia tremenda del freddo e della vodka. Ne parlavano con la stessa intensità di cui dici tu, avevano un'emotività così scoperta che a volte mi metteva a disagio, anche se il più delle volte un po' la invidiavo. Soffrivano moltissimo il caldo, ma l'unica cosa che proprio non gli mancava era l'assenza di luce degli inverni. E quella ingenuità di cui dici se la sono portati nel cuore come un modo più semplice per vivere. Poi però ricordavano anche la violenza e sembravano molto meglio addestrati di me per far fronte alle bombe che ci scoppiavano davanti.Alcolizzati e romantici: buttano giù quantità industriali di vodka (le donne non sono da meno degli uomini) e nonostante la crisi ricordo un gran numero di chioschi che vendevano fiori, in particolare rose rosse, dappertutto in città, anche nel pieno dell'inverno. In tutte le loro case (ma questo anche ad Ashgabat) ho sempre visto almeno una scaffalatura di libri e di dischi, indipendentemente dal livello sociale. Però la cultura sembra non essergli servita molto, perché in generale mi davano l'idea di essere caratterialmente ingenui (ma penso che negli anni abbiano recuperato) di fronte alle avversità. (...) le notti d'estate insonni (non esistono né scuretti né tende) a volte erano pesanti; se non vai a lavorare il giorno dopo, come il sabato, uno degli spettacoli a cui puoi assistere nelle notti bianche è il passaggio dei battelli sulla Neva: dalle due alle quattro della notte si alzano tutti i ponti levatoi per il passaggio navale (se fai tardi e sei dalla parte sbagliata, aspetti mattina prima di tornare a casa). L'inverno è il tipico inverno russo, con temperature polari e spesso peggiorate dal vento, perché è pur sempre una città di mare. Ma ciò che non amavo particolarmente era il buio invernale, quando il sole si alzava nella tarda mattinata e tramontava il primo pomeriggio, in pratica 5/6 ore di luce al giorno.