Xantia ha scritto:Il reservoir come si stima? Qual è l'esame che si deve effettuare per sapere quante e magari dove sono le cellule nelle quali è latente il virus?
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Per risponderti, rimaneggio un po' un paio di miei vecchi post]
Quello di una stima corretta delle dimensioni del reservoir è uno dei grandi problemi che la ricerca sta affrontando in questi anni. Si deve riuscire a misurare il DNA virale associato alle cellule (in particolare parliamo di CD4, perché sono i CD4 memoria a costituire il reservoir sicuramente più esteso) e per far questo si può usare o una semplice PCR (polymerase chain reaction) quantitativa, oppure un metodo molto più sofisticato che si chiama Viral Outgrowth Assay (VOA). Entrambi questi test hanno dei limiti, in particolare la PCR sovrastima il reservoir, mentre il VOA lo sottostima; inoltre, nessuno di questi test è standardizzato per la pratica clinica e fra paziente e paziente si è visto che c'è un'enorme variabilità.
Il Viral Outgrowth Assay è considerato il
gold standard e misura la frequenza di CD4 quiescenti che producono virus infettivo dopo un singolo ciclo di massima attivazione possibile
in vitro. Ma si è scoperto che la frequenza delle cellule latentemente infette calcolate mediante il VOA è di ben 300 volte più bassa rispetto alla frequenza di CD4 quiescenti contenenti del provirus, che può essere rilevato se si usa la PCR. Infatti, il VOA calcola soltanto i provirus riattivati, mentre la PCR calcola le copie totali di provirus presenti, che siano latenti o riattivati. Si riteneva che quelli che con il VOA vengono trascurati fossero difettivi, in qualche modo incapaci di risvegliarsi e proliferare. Ma, in realtà, non erano mai stati ben caratterizzati da un punto di vista molecolare. In particolare, non era chiaro se i provirus non indotti possano essere indotti
in vivo.
Di recente si è capito che non soltanto il numero di provirus che devono essere eliminati è molto più grande di quanto si pensasse (circa 60 volte di più di quelli stimati dal VOA), ma l’induzione dei provirus latenti a iniziare a trascriversi è stocastica, cioè sostanzialmente casuale. Quindi, con le sostanze antilatenza che oggi abbiamo a disposizione, alcuni provirus saranno indotti dopo un primo ciclo di attivazione, mentre altri resteranno silenti, pur mantenendo intatto il potenziale di essere riattivati in un altro momento.
Questa mancanza di uno strumento che misuri il reservoir con precisione è un problema negli studi che si stanno facendo adesso per la cura, perché il fatto che il VOA sottostimi i provirus intatti può comportare un rebound virale ritardato dopo una “cura” apparente e una conseguente sospensione della ART; mentre il fatto che la PCR sopravvaluti le dimensioni del reservoir perché rileva anche i provirus difettivi può comportare un’esposizione eccessiva dei pazienti all’azione tossica dei farmaci anti-latenza.
Un qualcosa come una risonanza o una scintigrafia?
Anzitutto, devo dirti che una cellula quiescente latentemente infetta è indistinguibile da una cellula sana. Questa è la ragione per cui il sistema immunitario non riesce a individuarla e distruggerla. Si stanno cercando dei marker, ma temo sia una strada ancora abbastanza lunga.
Detto questo, proprio pochi mesi fa è stato pubblicato un lavoro favoloso (ne ho parlato
qui), in cui è stato attaccato un isotopo radioattivo a un anticorpo che si lega a una proteina di superficie del virus (lo studio è stato fatto sulle scimmie con SIV, ma la stessa proteina gp120 si trova sull'HIV). Le scimmie sono state sottoposte a PET e questa ha individuato esattamente i punti in cui il virus era localizzato.
L'idea di quegli scienziati è che la immunoPET si potrebbe usare non solo per trovare quei santuari farmacologici, per esempio nei linfonodi, in cui il virus continua a replicarsi a un livello troppo basso per essere individuato, ma comunque attivo, ma anche per vedere dove il virus si riattiva dopo un intervento di shock and kill.
Bisognerà vedere se questo permetterà di valutare correttamente i reservoir.
Xantia, ho l'impressione che le tue domande siano molto poco accademiche e - giustamente - molto interessate ad aiutarti a definire meglio la tua situazione personale e temo che il mio mantenere il discorso su un piano oggettivo ti stia causando delusione e frustrazione. Se ritieni meglio che io cambi tono, per favore dimmelo senza farti alcuno scrupolo.