
Sto leggendo l'articolo su Altreconomia relativo all'inchiesta sul vaccino pontino (perdonate, non mi sono ancora abituata a chiamarlo TatImmuneTM-azzurrosperanza). E che ti leggo?

Andiamo avanti e leggiamo qualche particolare su quella che Duccio Facchini, l'autore dell'articolo, chiama "L’operazione Vaxxit" (nell'articolo è verdolino, ma sto prendendo gusto all'azzurrosperanza).
- Il cammino del vaccino preventivo, dunque, si è inceppato, mentre la componente “terapeutica” ha imboccato una nuova strada, che parte dalla sede centrale dell’Istituto superiore di sanità -viale Regina Elena, Roma- e conduce direttamente alla sede legale di via Dei Valeri (sempre Roma) di una piccola società dal capitale sociale di 10mila euro costituita nel luglio del 2012: la Vaxxit Srl. Ed è la società cui, a seguito della richiesta della dottoressa Ensoli, è stato attribuito il brevetto del TatImmuneTM [formattazione di Dora] -la componente vaccinale in uso nella sperimentazione per il vaccino terapeutico-. Il 70% delle quote di questa società fa capo alla dottoressa Barbara Ensoli, cui si affianca, con il restante 30%, la 3 I Consulting Srl, che vede come amministratore unico Giovan Battista Cozzone. La prima non è un’omonima, mentre il secondo è un esperto di brevetti che dal maggio del 2009 ha ricoperto l’incarico quadriennale di consulente per conto (e perciò nell’interesse) dell’Istituto superiore di sanità in materia di “trasferimento tecnologico” (per un importo complessivo di 393mila euro). Sul sito internet della società (vaxxit.com) è sintetizzato il perché della sua nascita: “il nostro obiettivo è raccogliere fondi per l’ulteriore sviluppo clinico e le attività di pre-marketing di TatImmuneTM [formattazione di Dora], un vaccino terapeutico Hiv che ha completato con successo uno studio clinico di fase II su 168 pazienti in Italia ed è attualmente in fase di sperimentazione in fase II in Sudafrica”.
Un desiderio che ha preso forma. Il 4 marzo 2014, infatti, il consiglio di amministrazione dell’Istituto superiore di sanità presieduto da Fabrizio Oleari (che ha sostituito Enrico Garaci) si riunisce per discutere dello “stato dell’arte del vaccino”. “La fase che il programma vaccino ha raggiunto -si legge nella delibera n. 7- impone il suo trasferimento dal settore pubblico, dove ha raggiunto i limiti massimi sostenibili in termini di investimenti finanziari, al settore privato [...] per le connesse successive fasi di registrazione e industrializzazione”.
Ed è per questo che “al fine di reperire le risorse necessarie [...] si rende necessario concedere a Vaxxit Srl una opzione di licenza esclusiva (della durata di 18 mesi) per l’utilizzo dei suddetti brevetti”: è cioè i brevetti Tat di proprietà dell’Iss, precedenti al TatImmuneTM [formattazione di Dora]. La decisione è assunta “all’unanimità”, e il ministero della Salute, ora guidato da Beatrice Lorenzin, non interviene. La scelta va però analizzata attentamente. Non solo perché del “vaccino preventivo” si son perse le tracce, ma soprattutto perché il settore pubblico -l’Iss, il contribuente- ha posticipato ogni “negoziazione dei relativi accordi economici”.
“Concedere la licenza esclusiva di un brevetto senza trasparenza su quanto finora si è dichiarato di aver raggiunto sembra più simile ad un’abdicazione degli interessi collettivi e a una svendita del patrimonio di ricerca pubblica -spiega Gianni Tognoni, direttore scientifico del centro di ricerche farmacologiche e biomediche della Fondazione Mario Ne.gri Sud-. Da parte ‘privata’ (strana definizione a sua volta in questo caso) non appare nessun rischio, né impegno a reinvestire nella ricerca pubblica. Si potrebbe anzi supporre che un eventuale annuncio di un vaccino terapeutico in tempi brevi potrebbe attrarre capitali importanti”.
Quei capitali che sta provando a raccogliere anche l’Associazione italiana vaccino Aids (Aiva Onlus, aivaonlus.it), che “si propone di contribuire a sostenere le attività necessarie alla messa a punto di un vaccino contro questa grave infezione” e che vede come vice-presidente Gherardo Cafaro, figlio di Barbara Ensoli [pure il figlio, adesso?!].
Né lei -interpellata nella sua duplice veste di ricercatrice Iss e socia di Vaxxit Srl- né Giovan Battista Cozzone, però, hanno accettato di rispondere alle domande di Altreconomia. “Già con il nostro libro -afferma Vittorio Agnoletto - cercammo di fare chiarezza su questo progetto, che non solo non ha raggiunto i risultati attesi, ma che porta con sé molti interrogativi sul suo percorso scientifico. Il tutto mentre troppe persone, illuse dal prossimo arrivo del vaccino, potrebbero aver abbandonato i necessari comportamenti preventivi”.